Giorgio_Napolitano

Nel giorno delle schede bianche il j’accuse di Napolitano

“Il partito che aveva guidato tre Governi ha subito una drastica sconfitta ed è stato respinto dagli elettori. Il risultato mostra quanto poco avesse convinto l’autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni”. In un Senato, che si prepara a riempire, nelle due votazioni per l’elezione del presidente previste oggi l’apposita urna, e mentre lo stesso si prevede alla Camera, è il presidente emerito Giorgio Napolitano, al quale per regolamento spetta presiedere la prima seduta, a pronunciare un duro discorso politico. Un discorso che assume un peso particolare, visto che a più di due settimane dal risultato elettorale vincitori e vinti sono ancora impegnati in un reciproco gioco a rimpiattino, senza riuscire ad assumersi fino in fondo le proprie responsabilità per dare una soluzione prima all’avvio dell’attività parlamentare e poi al problema del governo.

Quello dell’ex capo dello Stato è un vero e proprio atto di accusa verso i partiti della cosiddetta seconda repubblica e in particolare verso la sinistra, il centro sinistra, insomma verso coloro che avrebbero dovuto rappresentare una sorta di continuità con quella che è stata anche e soprattutto la sua storia. Nè è casuale il forte richiamo al Mezzogiorno. “Il voto, ha spiegato il presidente emerito, ha espresso la dilagante ribellione nelle regioni meridionali dove sono stati condannati in blocco i circoli dirigenti e i gruppi stancamente governanti in quelle regioni”. Il riferimento eloquente è proprio a coloro (si pensi al presidente della Giunta regionale campana, ai quali il Pd e il Centro-sinistra a trazione renziana, al di là di gladiatori riferimenti ai lanciafiamme, avevano delegato la guida politica in quelle sfortunate regioni.

Se questa è la spietata analisi del voto, Napolitano ha poi aggiunto che per ripartire non si può fare a meno che guardare all’Europa, pur non tacendone le difficoltà politiche in tempi di globalizzazione. Mentre per avviare la Legislatura e risolvere il problema del governo servono due punti fermi: il rispetto della volontà popolare e quello, altrettanto fondamentale, delle prerogative del presidente della Repubblica.

Tutto lascia prevedere che oggi non saranno eletti i due presidenti di assemblea. Eppure entro domani almeno al Senato ci sarà una fumata bianca perchè il regolamento prevede che alla quarta votazione ci sia il ballottaggio tra i due più votati nella terza. Al momento Forza Italia e il centrodestra insistono sulla candidatura di Romani a meno che Di Maio non accetti di sedersi a un tavolo di trattativa con Berlusconi. Cosa che i 5Stelle rifiutano per lo stesso motivo (implicazioni giudiziarie) per il quale respingono la candidatura di Romani. Però sulla carta il candidato di Forza Italia, stante l’annunciata astensione del PD, avrebbe la maggioranza necessaria per vincere nella ballottaggio. A meno che da parte grillina o dello stessi PD, non emerga una candidatura in grado di sparigliare. Visto che con il voto segreto molto è possibile. Per quanto riguarda la Camera, non essendo previste votazioni di ballottaggio, i tempi potrebbero allungarsi. Anche se dopo la soluzione del rebus Senato, tutto lascia prevedere che si sblocchi anche lo stallo della Camera.

Foto in evidenza: Giorgio Napolitano presiede la prima seduta del nuovo Senato

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