PALOMBELLA_ROSSA

Oltre palombella rossa

Ho sempre ritenuto che sottovalutare Matteo Renzi, nonostante la sua resistibilissima ascesa, fosse un errore. Sono, infatti, ammirato dalla circostanza che pur dimissionario (quanto poi vere è discorso che mi interessa assai poco) sia stato capace di dettare l’agenda politica di questi giorni se è vero, come è vero, che sembrano tutti impegnati a discutere e dividersi sul tema dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Sembrerebbe che il 4 marzo non abbia consegnato alla sinistra il peggiore risultato elettorale dal dopoguerra e, di conseguenza, la necessità di interrogarsi seriamente su cause e possibili terapie per uscire dal coma profondo in cui è precipitata. No, al contrario è un florilegio di hastag sul web e rincorse di giornalisti televisivi e della carta stampata a questo o a quell’altro uomo politico per chiedergli un parere sull’argomento. Non si è sottratto nemmeno Massimo D’Alema che sul Corriere di oggi spiega il suo punto di vista sollecitando un confronto (anche) del PD con i “grillini“.
Due sono, sostanzialmente, le argomentazioni che D’Alema fornisce a sostegno della sua posizione. La prima è che gran parte di quell’elettorato era di sinistra e in ragione di ciò verso di loro non è accettabile alcun pregiudizio, alcuna pregiudiziale. La seconda è che alcuni punti del loro programma, tipo reddito di cittadinanza e lotta ai privilegi, sono squisitamente di sinistra e non possiamo liquidarli con una sdegnata alzata di spalle. La chiosa finale è di natura storico-politica: “se Togliatti dialogò con Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque, il centrosinistra può dialogare con Luigi Di Maio“.

Sono poco persuaso e cercherò di spiegare il perchè.
Innanzitutto, e purtroppo, i nostri interlocutori, i soggetti attivi del confronto in questa fase, non saranno gli operai dell’Ilva di Taranto, che in massa hanno votato per i 5 Stelle, ma, appunto, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista o, peggio, Davide Casaleggio. Soggetti, cioè, che rivendicano per loro stessi e per il loro movimento il superamento della distinzione destra/sinistra e che passano senza alcuna soluzione di continuità, e senza alcun imbarazzo, da Berlinguer ad Almirante quali esempi di politici e di politica da emulare. Non è che mi intersssi o preoccupi più di tanto la loro superficialità o il basso livello di cultura e di cultura politica. Ciò che mi spaventa davvero è la loro concezione di democrazia e di Stato. Riporta alla mente, visto che è stato evocato Guglielmo Giannini, lo “Stato amministrativo” mutuato dai classici del marxismo ma che in realtà, nella versione qualunquista, era uno Stato amministrato senza politica da meri esecutori che alla fine del mandato dovevano tornare a casa. Bella suggestione, ma pericolosissima. Ma sempre a proposito di elettorato di sinistra che migra verso altri lidi politici, vogliamo parlare delle centinaia di migliaia di tute blu, magari anche iscritte alla CGIL, che votano Lega? A Monfalcone si è votato meno di un anno fa, lo abbiamo dimenticato? Quindi che si fa, si apre anche una piccola linea di credito a Salvini?
Immagino che quest’ultima obiezione si tenterà di superarla adducendo che i punti programmatici sono diversi e che ci sono alcuni punti, quelli che ricordavo sopra, più vicini alla nostra sensibilità, se non anche alle nostre tradizioni. Al netto del fatto che Lega e 5Stelle nel passato anche recente sono stati assai vicini su esplicite o ambigue posizioni sovraniste e che, tanto per dirne una, a Bruxelles erano entrambe affascinate da Farage, un programma di governo, anche se contiene “cose di sinistra“, deve essere anche in minima parte realizzabile. Il reddito di cittadinanza per come formulato mi pare, al contrario, velleitario e demagogico.

Certo, non voglio correre né il rischio né commettere l’errore di mostrarmi supponente, elitario e lontanto dai reali bisogni di quelle classi, di quell’umanità che dico di voler rappresentare e a cui giro le spalle una volta che compiono una scelta che considero sbagliata.
Noi siamo qui per per discutere, per trovare con tutti gli altri italiani le soluzioni che sono nell’interesse di tutti. Il nostro obiettivo supremo è l’unità della nazione italiana democraticamente rinnovata, liberata (…) da tutti coloro che mettono l’interesse loro egoistico al di sopra dell’interesse generale. Se attraverso una discussione onesta e leale avverrà che molti odierni seguaci dell’Uomo Qualunque si convinceranno che noi comunisti, che non ci siamo mai creduti e mai ci crederemo infallibili, lavoriamo e lottiamo sinceramente e con tenacia per l’interesse dei lavoratori e per il bene del Paese, ebbene sarà tanto di guadagnato. Avremo per lo meno impedito che della gente in buona fede venga ancora una volta trascinata a occhi chiusi in una via che potrebbe essere quella della sua rovina e della rovina di tutti“. Questo è uno stralcio di un articolo de l’Unità del 5 gennaio 1947 che Togliatti dedicò a Giannini e, soprattutto, agli elettori del suo movimento. Togliatti non escludeva possibili convergenze, essendo consapevole che la composizione sociale dell’elettorato dell’Uomo Qualunque non poteva essere liquidata come totalmente reazionaria e di destra. Ma le convergenze sarebbero dovute avvenire anche attraverso un riconoscimento della bontà delle posizioni e delle proposte del PCI. Di Maio quali proposte da noi formulate in campagna elettorale è disposto ad accogliere? Ad oggi è questione ancora ignota.

Il problema più urgente, e lo ribadisco ancora una volta, è andare finalmente oltre “Palombella Rossa“. Il film di Nanni Moretti prendeva spunto dal superamento dell’esperienza comunista in Italia, per descrivere una sinistra senza più identità e memoria, perennemente nel guado. La storia degli ultimi vent’anni ci ha insegnato che le scelte fatte senza un’identità ben definita non sono riconoscibili. Quindi, poco credibili. Mi ha dunque molto colpito il richiamo di Enrico Rossi a Machiavelli e a quello che scriveva nei suoi “Discorsi“. “A volere che una setta o una repubblica viva lungamente, è necessario ritirarla spesso verso il suo principio“. Dove “ritirarla” deve essere inteso nel senso di ricondurla. Riportarla al luogo di partenza. Non è un gioco dell’oca, è il futuro della sinistra: o nascerà una forza socialista moderna, con idee, linguaggi, organizzazione e persone credibili e adatte ai tempi, o non sarà certo la scelta tra Zingaretti o Delrio a garantire un futuro alla sinistra.
Ripartire dal socialismo come agenda di lotta politica e sociale (cit. Carmine Dipietrangelo).
A chi continua a sostenere, non so quanto in buona fede, che il socialismo è una categoria superata, del secolo scorso, chiedo: come mai non si dice la stessa cosa del suo “antagonista storico“, il liberismo? A voler essere pignoli, il liberismo ha qualche anno in più del socialismo e questo nasce proprio per contrastare quello e non mi risultano altri valori e idee capaci di contrastarlo, di limitarne gli effetti perversi. Io, come Godot, aspetto ancora qualcuno che mi indichi una strada diversa. Se c’è.

Foto in evidenza: Palombella Rossa (“Come parla! Come parla! Le parole sono importanti. Come parlaaaaaaaaaa!”: lo sfogo di Michele Apicella nei confronti della giornalista)

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