Enrico Berlinguer

Veltroni e i valori della sinistra

“Basta tatticismi, chi ha gli stessi valori deve stare insieme”. Cosi Walter Veltroni su Repubblica.
Caro Walter, questi appelli ad unirsi (a prescindere) stanno diventando davvero stomachevoli. Possibile che proprio tu non ti accorga come i valori che erano presenti alla fondazione del PD oggi non ci sono più, sono stati, sistematicamente e coscientemente, distrutti da Renzi e dal suo cerchio magico? Quali valori? Quasi tutti. Per ultimo il valore dell’accoglienza e dell’amicizia nei confronti del diverso da noi e oggi sepolti dalla vergogna di aver firmato un accordo con la Libia sulla pelle dei migranti, con il ritorno ai lager e alla schiavitù.
Siamo stati entrambi vicini a Berlinguer e, quindi, non è difficile capirsi, naturalmente se siamo in buona fede. Quando penso a Berlinguer non riesco a confinarmi nella fredda analisi politica che tu ci proponi. In realtà quando penso a lui torno a essere il giovane di un tempo. Quel giovane che mi manca.
Torna la passione, la voglia di cogliere la potenza della politica, la sua nobiltà, il suo integro nucleo di speranza, il suo essere motore del mondo e non un peso morto come oggi appare nelle vostre stanche lamentele sui pericoli della destra. Ricordi i nostri ideali ? Molti anni fa, quando eri ancora un comunista felice e sconosciuto, sei venuto a concludere il nostro Congresso ad Arezzo.
Era il 1984, al mio primo Congresso da segretario della Federazione del PCI di Arezzo. Quanta acqua è passata sotto i ponti, quanti errori abbiamo commesso, ma il sistema dei nostri valori, quello no, non è cambiato. Non è rimasto sotto le macerie del Muro di Berlino. Ho letto tempo fa su Repubblica una bella lettera di Beatrice, una giovane donna che scrive al giornale dopo aver visto in televisione il tuo bellissimo film su Berlinguer. Eccola qui: «Sono una figlia venticinquenne di un padre quasi sessantenne, che da oltre trent’anni fa il muratore. Vedo lo sguardo di un uomo profondamente di sinistra, vissuto negli anni in cui Enrico Berlinguer era una speranza e al tempo stesso la materializzazione di un’idea (bella, immensa) che oggi con Renzi non esiste più. Quello sguardo, che si perde nel vuoto tutte le volte che in tv passano i frammenti del funerale di Enrico (rivolto a chissà quali ricordi), si posa inevitabilmente su di me: mi dice, quasi scusandosi, che ormai tutto è finito. Ovviamente lui lo sa già da tempo, ma io no. Io, che mi considero con fermezza e fierezza una persona, una donna di sinistra, non so di che morte morirò».

Caro Walter, scusami per questa cosa un pò nostalgica, ma Bobbio diceva che attraverso i ricordi ti rifugi in te stesso, ricostruisci la tua identità, che si è venuta formando e rivelando nella ininterrotta serie dei tuoi atti di vita, concatenati gli uni con gli altri, ti giudichi, ti assolvi, ti condanni, puoi anche tentare, quando il corso della vita (come nel mio caso) sta per essere consumato, di fare il bilancio finale. Cosa significa, arrivare a un certo punto e fermarsi? Forse, in primo luogo, provare a riprendere i propri sogni tra le mani. Provare a riflettere su quello che sta accadendo, sulla realtà di questi nostri tempi. Raccogliere una sfida: perché, comunque vada, certi valori bisogna tenerseli ben stretti, prima che cadano come foglie morte. Ecco riflettiamo insieme su questi pensieri prima che cadano anch’essi come foglie morte.

Nella foto: Enrico Berlinguer con Massimo D’Alema e Walter Vetroni (anni ’70)

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