Mirko Tutino: 13 milioni di buone ragioni perché la sinistra faccia la sinistra
Quasi 13 milioni di persone hanno sostenuto il Partito Laburista nelle elezioni generali del Regno Unito. Sono 3,5 milioni in più del 2015 ed è un consenso che deriva da un programma sociale ed economico chiaro e di sinistra. Per cambiare gli equilibri sociali e difendere la parte debole della società, servono forze politiche “di massa” che è cosa ben diversa dalla “vocazione maggioritaria” in salsa italiana che tante volte abbiamo sentito riproporre. La vocazione maggioritaria si è tradotta in programmi elettorali sbiaditi fatti per intercettare le persone su programmi incoerenti. Essere un movimento (o Partito) di massa significa, invece, radicarsi, avere alcuni grandi valori e tradurli in proposte, con l’ambizione di rappresentare un’ampia fetta di società.
Il Governo deve essere un obiettivo ma non è l’unico obiettivo. Il Governo è uno strumento per mettere in campo i propri programmi ma non è l’unico strumento e, soprattutto, non può essere l’unico fine.
In questo senso dovremmo provare a leggere anche i risultati del primo turno delle elezioni amministrative di domenica scorsa. Non dobbiamo fermarci al numero di comuni in cui il centrosinistra è in vantaggio dopo il primo turno o esultare per la maggiore debolezza del M5S in un voto dove l’affluenza è bassa e conta il radicamento locale. Non bisogna nemmeno fermarsi ad una valutazione sulle percentuali. Mio nonno, Segretario del PCI in un piccolo comune della provincia di Reggio Emilia, mi ha insegnato a contare i voti assoluti. Perché solo così riusciamo ad ascoltare i messaggi che ci arrivano dalle persone che vanno a votare ed è solamente così che possiamo interpretare le loro speranze.
Se prendiamo in esame le 25 principali città al voto, il centrosinistra – includendo anche le liste civiche di sostegno – ha perso il 25% dei voti ottenuti nel 2012. Si tratta di 170 mila elettori sui circa 650 mila che avevano appoggiato il centrosinistra nel 2012. A Genova, città in cui la sinistra ha da sempre un forte radicamento, si sono persi circa 40 mila voti e la destra, rimasta ferma con gli stessi sostenitori di 5 anni fa, è arrivata prima e potrebbe, per la prima volta nella storia, conquistare il Comune al ballottaggio.
Chi si sente emarginato non vota ed il centrosinistra, qualsiasi siano le alleanze, perde.
Nessuna forza che ambisca a trasformare la società può nascere con la sola motivazione di superare una soglia di sbarramento. Allo stesso tempo, come ci ha dimostrato il Partito Laburista di Corbyn, non si può occupare uno spazio politico unicamente “in negativo”.
Questo è il motivo per cui credo nella necessità di avere unire la sinistra ed i progressisti di questo paese su un progetto chiaro, ampio e che guardi a ciò che ci può unire per il futuro, non a ciò che ci ha diviso in passato. Serve la capacità di superare le sigle e affrontare i grandi temi che nell’ultimo decennio hanno scosso la politica italiana. Serve una casa comune per chi in questi anni ha scelto forze politiche diverse e per milioni di elettori delusi. Serve la capacità di far emergere i valori che uniscono gli elettori progressisti di questo paese.
La migliore delle sintesi ce l’ha già fornita il più importante riferimento politico che dovrebbe avere una forza di sinistra: il popolo italiano.
Ripartiamo da beni comuni ed ecosistema. Nel 2011, 27 milioni di italiani hanno votato per fermare la privatizzazione dell’acqua voluta dal governo Berlusconi. Numeri che dimostrano come i servizi – trasporti, sanità, educazione – siano un valore in grado di unire milioni di persone. In troppe parti d’Italia privatizzazioni, fusioni, tagli della spesa fatti sulla pelle degli utenti hanno avuto come unico esito un peggioramento della qualità della vita. Il referendum del 2011 – come quello del 2015 sulle trivellazioni, dove si sono espressi 13 milioni di italiani – parlava di tutela dell’ecosistema e dell’importanza che può avere per le nostre comunità.
Un altro punto di riferimento dev’essere la Costituzione. Lo scorso ottobre 19 milioni di italiani hanno detto No a una riforma mal scritta che in nome del decisionismo avrebbe sacrificato le istituzioni e i processi democratici, paralizzando lo Stato in eterni conflitti di competenza. La carta costituzionale è la risorsa con cui riconoscere i diritti che in questo paese sono ancora negati. Il patto sociale che consente allo Stato e alla democrazia di sopravvivere, qualsiasi sia la maggioranza.
Punto terzo, la dignità del lavoro. Al di là delle soluzioni tecniche, la discussione sui voucher di questi mesi ha generato uno spartiacque tra chi pensa che basti aumentare il numero di occupati per risolvere qualsiasi problema e chi ritiene che il lavoro senza dignità non solo sia disumano ma anche dannoso per l’economia. A chi sbandiera i dati sulla crescita dell’occupazione andrebbe chiesto quanti dei “nuovi contratti” consentono di accendere un mutuo e sviluppare un proprio progetto di vita. Nessuno può costruire il proprio futuro su un bonus di 80 euro o attraverso un lavoro ottenuto con i voucher.
Abbiamo ricordato tre grandi battaglie che hanno toccato i cuori di milioni di persone e che possono rispondere a una domanda: cosa significa essere di sinistra oggi. Più che mai servono grandi temi che uniscano, da trasformare in una proposta chiara per le prossime elezioni politiche. Per raggiungere questo obiettivo e ridare voce ed energia alla sinistra di questo paese, serve generosità. Usiamola.
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Nella foto di copertina: Jeremy Corbyn sul palco per un intervento prima del concerto dei The Libertines al Wirral Live music festival