Avast! non è solo un notissimo software antivirus, è un’espressione tipica pugliese, in particolare della provincia di Foggia che vuole dire “basta”. Non un semplice “basta”, ma “basta davvero!”.
Ecco, svegliandomi lunedì mattina e letti i risultati elettorali la prima cosa che mi è venuta da dire, o meglio, da urlare è: “mò avast!”. Lo dicevo innanzitutto a me stesso, ma era un grido di dolore rivolto a tutti quelli che a sinistra hanno conservato un minimo di passione, di voglia di fare Politica, che se la usi con la maiuscola escludi tutti quelli che hanno come unico orizzonte l’affermazione personale, e che usano la politica – con la minuscola – e i partiti come strumento di legittimazione delle proprie ambizioni.
Non voglio soffermarmi sull’analisi del voto, avendo poco o nulla da aggiungere all’articolo pubblicato su questa stessa testata dell’ottimo, come sempre, Guido Compagna.
Vorrei riflettere e confrontarmi sul “che fare?”, sperando di non essere tacciato come tardo leninista.

E la prima riflessione è chiedersi se è da considerarsi irrimediabilmente superato Antonio Gramsci e la sua idea che la ragion d’essere di un partito era la rappresentanza di un blocco sociale. Quindi, rappresentare i bisogni, le tensioni, le ambizioni e, perché no, le ansie, le paure di categorie sociali ben individuate e alla ricerca di un referente politico. Compito di un Partito, ascoltarle e organizzarle. In alcuni casi, educarle. Anche la preziosissima funzione pedagogica dei grandi partiti di massa si è (consapevolmente e volutamente) persa.
E da ciò discendeva anche l’esigenza di formare e selezionare una classe dirigente che fosse all’altezza di quel compito tutt’altro che semplice. Erano i famosi “politici di professione”, disprezzati dal vero padre del populismo nazionale, Silvio Berlusconi, ma che qualcuno oggi anche nel centrosinistra ricorda con altrettanto disprezzo. Ora, non sono nostalgico di quei funzionari di partito che con uno stipendio agganciato a quello dei metalmeccanici si facevano un mazzo come una capanna sacrificando, spesso, affetti anche familiari. Ma ritrovarsi dirigenti uomini e/o donne ai vertici dei partiti e delle istituzioni per il solo merito di aver sfanculato il segretario nazionale di turno, di autorappresentarsi come l’inarrestabile nuovo che avanza e buttare via il bambino con l’acqua sporca (rottamare, fu il verbo usato), mi sembra un po’ troppo. Consigliare qualche libro in più e qualche tweet e post in meno è da nostalgico del secolo breve?

Oggi il maggiore partito della sinistra, il PD, non è dato sapere chi rappresenti e, ancor di più, chi voglia rappresentare. Stai con Bonomi o con Cipputi? Perché oggi come oggi, una sintesi tra i due non la puoi trovare. Oggi come oggi, i diritti sociali – chè chiamarli “diritti dei lavoratori” sembrerebbe una roba da vecchi arnesi comunisti – non sono solo a serio rischio, sono in larga parte regrediti, spesso calpestati. Così come sui diritti civili le posizioni da assumere devono essere altrettanto nette. Due donne o due uomini hanno il diritto di sposarsi e di crescere figli. Punto. Chi nasce in Italia è italiano dalla nascita. Punto. Dio mio, sono diritti riconosciuti in gran parte degli stati USA, che non è un paese progressista per definizione e manco a Trump è venuto in mente di metterli in discussione!
Insomma, un partito deve essere riconoscibile per l’idea di società che propone, deve avere ben chiaro cosa fare per quei milioni di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà, per tutti quelli a cui è negata un’esistenza serena. Un moderno partito di sinistra dovrebbe riaffermare il diritto di tutti alla felicità. Un moderno partito di sinistra dovrebbe avere un’anima.

Per San Tommaso, l’anima non è qualcosa di impalpabile e separato dal corpo, che vive solo in esso. L’anima “informa” e “configura” il corpo stesso. L’anima è ciò che dà identità ad un corpo.
Bisogna, quindi, che ritroviamo prima una identità e poi un segretario. Perché il segretario dovrà essere colui che meglio rappresenta quell’identità, non il contrario. Sino ad oggi il PD è stato ciò che era il suo segretario. Così non funziona e, spero, non funzioni più.
In questa fase stanno predominando ancora rabbia e rancore. C’è la spasmodica ricerca di un capro espiatorio. E’ comprensibile, financo naturale che avvenga.
Passata questa fase, quando gli animi saranno più sereni, avviamo una costituente progressista. Ma non aspettiamo che parta dai vertici nazionali dei partiti o movimenti riformisti e progressisti.
Facciamola partire dal basso, facciamola partire dai comuni, dalle nostre città. Ricominciamo a parlarci, superiamo barriere, pregiudizi e divisioni.
Cerchiamo la nostra anima.

Foto in evidenza rielaborata da Adnkronos

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