Carlo_Notarpietro

Cambia-menti: testa e cuore per l’annozero della Sinistra

È da un po di tempo che, da diverse parti e punti di vista, molti tentavano di spiegare alla classe dirigente del Partito Democratico che con questa linea politica ed economica saremmo andati a sbattere, così è stato. Su una cosa però, chi ha intuito questa analisi, ha sbagliato: lo si è fatto tardi e male.
Se nelle elezioni del 2013 si era concretizzata ufficialmente la crisi del sistema politico e partitico italiano, oggi è davvero cambiato tutto, si è conclusa la Seconda Repubblica con una serie di tentativi fallimentari di traghettare il Paese da Tangentopoli ad un sistema politico sano e forte. A mio parere, però, la conclusione della Seconda Repubblica non ha portato all’inizio della Terza, bensì ad un ritorno alla Prima Repubblica e a tutto ciò che essa comporta, con una sola grande differenza: oggi i partiti non svolgono più la funzione politica e sociale di un tempo, sono drammaticamente deboli e stentano a rinascere e rinnovarsi.
È chiaro che se a sinistra ci si limita a fare un’analisi del voto rancorosa e impostata sui nomi e su di una conta interna, non si capisce la portata immensa dei cambiamenti degli ultimi anni nel profondo della società italiana e non si riesce a trovare la strada per intraprendere un cammino ancora possibile.

Quello che è accaduto in Italia è abbastanza semplice e paragonabile al panorama internazionale, con una piccola differenza: oltre al risveglio e alla “rivolta” della maggioranza silenziosa che ha deciso di spostarsi su figure e movimenti anti establishment, in Italia si è verificata la particolarità della presenza di ben due forze con spinte cosiddette “populiste”, una di destra (in linea con Trump e Le Pen) e una movimentista e orfana di qualsiasi ideologia come quella del M5S, nata inizialmente, non sul malessere sociale, ma sull’indignazione popolare dettata dalla questione morale in politica.
Inoltre il vero cardine su cui si fonda la diversità del M5S rispetto a tutti gli altri partiti del sistema politico italiano (e che probabilmente sarà anche la sua rovina) è il concetto di rappresentanza politica: il sistema proposto dal M5S, infatti, prevede che dei cittadini si facciano portavoce per il “governo dei cittadini” e che tali portavoce non debbano offrire al paese una visione del mondo, della società e dell’orizzonte dove vogliono traghettare il Paese. Il leader del M5S, si ritiene, non debba prendere parte, non debba scegliere ma solamente provare (in modo impossibile) a gestire la volontà del popolo. Un esempio banale è la questione euro: il M5S propone un referendum pro o contro euro (i cui risultati non avrebbero, inoltre, effetti secondo la nostra Costituzione) e non dice cosa voterebbe a questo referendum, si fa cioè solamente portavoce nelle istituzioni dell’umore popolare senza prendere parte alla contesa politica.
La seconda grande incoerenza del M5S è rappresentata dalla visione, da sempre denunciata, che hanno della democrazia parlamentare e dei metodi utilizzati per governare. Infatti ad oggi il M5S si dovrebbe rifiutare di partecipare a qualsiasi Governo, in coerenza con quanto detto negli ultimi anni: vincolo di mandato dei deputati, no a qualsiasi alleanza ed inciucio possibile. Se dovessero quindi riuscire a formare un governo sarebbe la dimostrazione della totale trasformazione del movimento.

E per quanto riguarda il “vasto” campo del centrosinistra? Partiamo da un punto di base: la colpa del risultato elettorale del PD e di LEU non è certo dettata solo dalle divisioni, il vero problema è stato l’incapacità di leggere la società, parlando ad una nicchia di popolazione che sta già bene e con strumenti errati.
Per ripartire, c’è bisogno di azzerare tutto, rimettersi a studiare e capire che cosa per noi dovrà essere la Sinistra, ampiamente intesa, da qui ai prossimi 20anni.
Non ci si può, inoltre, limitare a dire, riuniamoci, se non si ammette che il PD è nato in un periodo storico totalmente diverso, per guardare a fette di società che oggi forse non esistono neanche più e che quindi c’è bisogno di ripensare ad un’altra forza che riaccenda la speranza di un Paese migliore, visto con gli occhi della Sinistra.
Per me la Sinistra dovrebbe iniziare a ritrovare delle parole chiave, un pensiero politico serio (perchè senza pensiero non esiste partito) e rinnovare completamente organizzazione partitica e metodi di comunicazione. Riuscire a parlare con proposte radicali alla maggioranza silenziosa che sta soffrendo gravemente gli effetti di questa crisi, coniugando il programma con proposte che aiutino chi in questo paese innova e fa progresso. È impossibile? Io penso di no. Riuscire a riformulare una struttura organizzativa innovativa e nuove forme di comunicazione che, oltre ad arrivare meglio e a più persone, diano l’impressione di un partito innovatore che guarda al futuro.
Non entro nei particolari delle analisi sulla società di oggi e sulle possibili soluzioni, sulla necessità cioè di ribaltare tutto e rimettere in discussione la globalizzazione e il capitalismo così come li abbiamo interpretati fino ad oggi, basterebbe iniziare anche solo dalle cose dette all’inizio del discorso.

E per il futuro governo? Per riportare il discorso sulla concretezza del presente, ho da fare una provocazione, dettata più dall’incertezza che dalla convinzione di un’idea:
Un’alleanza di governo della Sinistra con il M5S non sarebbe forse la fine della Sinistra (come molti hanno detto), sarebbe invece probabilmente la fine di Matteo Renzi e di un’intera classe dirigente.
Prima che chiudiate l’articolo insultandomi, continuate a leggere e seguite le poche ragioni che mi portano quantomeno ad essere in dubbio e a pensarci:
1) Il M5S è nato con una funziona politica e in un contesto politico ben precisi e farli governare (addirittura appoggiandoli senza chiedere poltrone) farebbe venire meno totalmente la funzione per cui sono nati. Probabilmente, grazie alla forza di un’ideologia e di una visione del mondo, non sarebbe la sinistra ad uscirne azzerata da un’alleanza del genere, bensì il M5s stesso.
2) Si eviterebbe un ipotetico governo M5S-Lega, col fine ultimo di influenzarlo banalmente con le nostre idee.
3) Noi avremmo comunque la possibilità nel frattempo di riorganizzarci, ripensare a cosa vogliamo essere in questo mondo e in questa società in continuo cambiamento.
4) Chiaramente la Sinistra dovrebbe uscire con una posizione chiara: il M5S deve chiarire cosa vuole fare e se ha in mente di ripensare la propria idea di democrazia partitica e costituzionale. Così come non faremo mai un’alleanza con la destra, allo stesso tempo non possiamo fare un’alleanza con un partito guidato da un’azienda privata: è una questione di principio e ogni tanto i principi valgono più di ogni altra cosa.

La soluzione per risvegliare la Sinistra, aggiustare la nostra democrazia parlamentare e far ripartire la nostra economia per ora non c’è. La ricerca sarà lunga e complicata e si dovrà passare da una stagione di discussione pubblica seria e coraggiosa sul Paese, sull’orizzonte che abbiamo davanti, sulla funzione dei partiti e della Sinistra nel tempo nuovo, non di certo sui nomi che la guideranno.
Per me la Politica è l’equilibrio tra la capacità di guardare al futuro, interpretarlo, e la giusta dose di altruismo e coraggio. Bisognerà avere coraggio e mente aperta per affrontare i molteplici cambiamenti che abbiamo davanti a noi. Cambia-menti appunto, proprio come recita uno degli ultimi capolavori di Vasco Rossi:

Cambia-menti:
“Cambiare logica è molto facile
Cambiare idea già un po’ più difficile
Cambiare fede è quasi impossibile
Cambiare tutte le ragioni
Che ci hanno fatto fare gli errori
Non sarebbe neanche naturale
Cambiare opinione non è difficile
Cambiare partito è molto più facile
Cambiare il mondo è quasi impossibile
Si può cambiare solo se stessi
Sembra poco ma se ci riuscissi
Faresti la rivoluzione”

Foto in evidenza : Carlo Notarpietro

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