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Condurre al tracollo, condurre il tracollo

Se un uomo è sano può permettersi qualche strappo alla regola, può uscire con gli amici e fare bisboccia in qualche bar fino a tarda sera. Se invece un uomo è cagionevole di salute deve guardarsi bene dal peggiorare la sua situazione. È questa la metafora della fase che si trova ad affrontare il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi. Le prossime elezioni politiche saranno un disastro per il Segretario del PD ed anche “candidato premier”, figura chimerica non contemplata dalla nostra Costituzione. Negli ambienti del Nazareno sono consapevoli che dopo aver condotto il PD al tracollo ora è necessario condurre il tracollo, dirigerlo, altrimenti già il 5 di Marzo le varie anime del partito potrebbero organizzargli la festa. Invece no, non ci sarà spazio per nessuna resa dei conti, poiché il Segretario potrà contare su un’intera delegazione parlamentare accondiscendente da far transitare dove lui riterrà opportuno. Il 90% dei candidati, infatti, a fronte del 69% ottenuto alle ultime primarie, è composto da persone di sua strettissima osservanza. Quando si è moribondi non si può rischiare di affidare la propria sopravvivenza ai microbi latenti sempre pronti a scatenare quella che potrebbe essere l’ultima influenza, e la tutela delle minoranze può tradursi soltanto in una soverchia illusione. L’aggettivo “democratico” del nome solo in un vetusto orpello.

Ma l’altro ieri nel Partito Democratico è avvenuto formalmente ciò che in sostanza era oramai assodato già da tempo: la trasformazione completa di un partito originariamente plurale in corpo del Capo; in un partito personale. Privo oramai di qualsivoglia ideologia politica come riferimento, mancanza testimoniata dalla presenza di esponenti della destra nelle proprie liste, ha scelto la strada dell’inglobamento di notabilato locale della peggiore risma, proponendo un’alleanza tra industriali del nord e notabili del sud che è non molto dissimile da quella tra industriali e proprietari che denunciava Gramsci e tutto il PCI. Un intreccio scientificamente molto interessante tra Partito personale e Partito d’èlite che non è nuovo in Italia. La mutazione genetica può considerarsi definitivamente compiuta ora che anche le già fioche voci di dissenso sono state zittite. Gli appelli all’unità della “Sinistra” che nei giorni scorsi hanno intasato il dibattito si sono dissolti, volati via con un vento che ha anche disappannato la vista a molti che ora vedono, nitidamente, ciò che personalmente, assieme a molti altri, avevo già constatato diverso tempo fa: Sinistra più non c’è in quel partito. Ed ora anche la democrazia ha lasciato vedova la militanza. È il partito d’un sol uomo, delle sue manie di grandezza e delle sue smanie di potere, ed è anche la ragione per cui subirà lo stesso destino di tutti i partiti personali: scomparirà non appena si spegnerà il sole attorno a cui orbita. E potrebbe succedere molto presto.

Nella foto: Matteo Renzi

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