Corbyn e Sanders: il neoliberismo non è riuscito a privatizzare la speranza
Jeremy Corbyn e Bernie Sanders hanno molte cose in comune: sono due vecchi socialisti che attraggono un ampio consenso da parte delle giovani generazioni e lottano contro l’austerità e le disuguaglianze, per il 99% della popolazione (“per molti, non per pochi”), per il salario minimo, per il diritto all’istruzione superiore gratuita e per un sistema sanitario universalistico. Ma non è solo questo – scrive Ronald Aronson su The Nation: Corbyn e Sanders hanno dimostrato che il neoliberismo non è riuscito a privatizzare la speranza. L’egemonia è spezzata: una generazione addestrata per essere egoista e individualista insiste che la soluzione ai problemi sociali sono risposte sociali. E pensa e agisce collettivamente.
«Niente Ronald Reagan e il suo “governo limitato” e le “responsabilità personali”, basta con Margaret Thatcher e il suo tentativo di rimpiazzare la società “collettivista” con una “società personale”», continua Aronson. In Inghilterra, alle ultime elezioni generali, «i nuovi socialdemocratici/socialisti democratici hanno dimostrato che tre decenni di sforzi concertati non sono riusciti a cambiare “il cuore e l’anima del paese” nel modo desiderato dalla Thatcher».
I giovani d’oggi «erano stati cresciuti per essere imprenditori egoisti, non per sentirsi responsabili l’uno per l’altro. Erano stati preparati al fatto che ogni singolo angolo del mondo – e quindi le loro stesse vite – è organizzato secondo le logiche del mercato. Era stato insegnato loro a vedere le contraddizioni sociali come personali, non come problemi politici – come diceva la Thatcher: “Non esiste una cosa come la società. Ci sono singoli uomini e donne, e ci sono famiglie”».
Con questa formazione, i cosiddetti “millennial” sarebbero dovuti diventare cinici e individualisti alfieri del capitalismo. Sembrava quasi scontato. E invece ad attrarli è un qualcosa chiamato “socialismo”, portato avanti con sincerità da leader come Corbyn e Sanders, che lottano per l’uguaglianza.
Ma come è stato possibile tutto ciò? «Certo – scrive ancora Aronson – le basi per una ribellione contro l’individualismo neoliberista sono sempre state lì, perché nulla può cancellare il fatto che siamo fondamentalmente animali sociali. Rimaniamo tali nonostante la guerra virtuale contro il nostro lato collettivo». Ma mentre molti della vecchia generazione hanno subito questa egemonia e si sono adattati, le generazioni più giovani non possono farlo: le disuguaglianze e l’insicurezza economica sono sempre più opprimenti e a pagarne il prezzo sono, appunto, i ragazzi, che si vedono privati del futuro. Inoltre, i pericoli per l’ambiente e le interconnessioni a livello globale – ironicamente potenziate da social network e smartphone – hanno aumentato questo senso di appartenenza a una collettività, a un qualcosa di più grande di se stessi.
«Su più fronti – conclude l’articolo di The Nation – il neoliberismo ha promosso la privatizzazione della speranza, erodendo l’aspirazione collettiva al bene comune». Ma ha fallito. Nell’abbraccio dei giovani con il socialismo, c’è il chiaro segnale che «la speranza è diventata ancora una volta sociale».