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“Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?”. Standig ovation per Carola Rackete al Parlamento Europeo

«Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?». Cosa ha detto Carola Rackete al Parlamento europeo

A sei anni esatti dal naufragio di Lampedusa, in cui morirono 368 migranti, Carola Rackete è arrivata oggi a Bruxelles per parlare della sua esperienza a bordo della Sea Watch. E lo ha fatto davanti alla Commissione libertà civili del Parlamento europeo che, al termine del suo intervento, le ha tributato una standing ovation.

L’Argine vi propone qui l’intervento completo dell’attivista tedesca all’Eurocamera.

 

Il ricordo del naufragio del 3 ottobre 2013

«Provo tristezza in questo anniversario in cui si ricorda la perdita di oltre 300 vite umane nel Mediterraneo centrale, perché l’Unione europea ricorre sempre più all’esternalizzazione dei salvataggi con deleghe a Paesi in guerra come la Libia, violando le leggi internazionali»

Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?

«Ho ottenuto attenzione dalle istituzioni, ma dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto? L’unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. E’ stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste. La mia decisione di entrare in porto con la Sea Watch-3 dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta non fu una provocazione come molti hanno detto. Ma un’esigenza. Ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere»

Servono canali legali per arrivare in Europa

«Il nostro caso come quello di altre ong sottolinea la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo. Un meccanismo di ricollocamenti temporaneo, focalizzato sui rimpatri piuttosto che sull’accoglienza non è una soluzione realistica. La riforma del regolamento di Dublino è attesa da tempo, ma la soluzione è la creazione di canali legali verso l’Europa. L’Italia e gli altri Paesi del fronte Sud sono stati lasciati soli a gestire il flusso di migranti negli ultimi anni. Il nuovo governo italiano è sotto pressione e penso che la pressione possa essere alleggerita solo se, una volta per tutte, gli Stati membri dell’Ue mostreranno solidarietà trovando soluzioni europee».

Le inchieste in Italia

«Mentre parlo sono sottoposta a due inchieste penali in Italia per aver salvato vite in mare. Non sono preoccupata perché le mie azioni sono giustificate dalla legge e dalla moralità, e come difensore dei diritti umani. Quello che mi preoccupa è che da allora la Sea Watch – 3 è sotto sequestro in porto e non può salvare vite umane. La ricerca ed il salvataggio in mare sono operazioni che rientrano nel diritto internazionale, non so come abbia fatto l’Italia ad approvare una legge che non rispetta il diritto internazionale. Basta con i discorsi d’odio perché hanno un impatto diretto sui cittadini».

Foto in evidenza: Carola Rackete

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