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Enrico Rossi: “Nel Pd serve un congresso vero”

Sento parlare molto di rinnovamento del linguaggio politico. Mi è capito, da presidente, di lanciare un’invettiva pesante contro un leader dell’opposizione. Mi è capitato, ho avuto uno scivolone. Il giorno dopo ho chiesto scusa su un importante giornale nazionale. Vorrei che dentro questo partito la differenza di posizioni e di comportamenti, anche criticabili, non superasse mai la soglia di un linguaggio appropriato. Perché noi così possiamo ripulire la politica dalla violenza che scaccia dalla politica le energie migliori, che ci distanzia dalla società. Questo è un primo elemento.

NON CONDIVIDO LA RELAZIONE DI MATTEO RENZI – Per lealtà e per convincimento io ho votato e ho fatto campagna per il SI, dovunque mi è capitato di andare, non solo in Toscana, dove il risultato è stato positivo. Devo però dire che non mi ha soddisfatto, che non condivido la relazione di Matteo Renzi. Ho apprezzato molto il tuo comportamento, come hai affrontato, con il tuo stile, le cose; e con amicizia ti esprimo vicinanza. Ma mi pare che la tua relazione di oggi contenga un elemento di chiusura sul SI, pericoloso per la nostra prospettiva. È un po’ come quello che cade dalla bicicletta e, sul momento, torna a casa e si dice che non si è fatto nulla, perché non si sentono i dolori, e poi magari, come temo, spero di sbagliarmi, i giorni che seguono cominci ad accusare una serie di problemi. Io temo che ci capiterà così. Il colpo che abbiamo preso da questo referendum, se non riusciamo a mettere in campo idee nuove, credo che ci graverà, non ci spiana la strada per una campagna elettorale per la prossima primavera, se ho ben capito, vincente per il nostro partito.

CONVOCARE IL CONGRESSO – Ecco, allora, ritengo che al primo posto noi dovremmo convocare un congresso. Io sono convinto che c’è bisogno nel nostro partito di discutere, che bisogna convocare un congresso, al di là di personalismi, di regimentazioni, che penso siano deleterie. Ho fatto anch’io un giro del paese. Siamo un grande partito: ancora c’è una militanza, ci sono ancora decine di migliaia di persone che ci guardano con interesse. Credo che ci siano e possano esserci i tempi per organizzare un congresso, anche se rispettiamo le indicazioni che ha dato il presidente della Repubblica: eventuale correzione (mi auguro di no) della legge di bilancio; approvazione della legge elettorale su cui è stata avanzata una proposta importante, che dovrò approfondire ma che condivido; gli appuntamenti istituzionali e internazionali.

APRIRE UN TAVOLO SOCIALE – E credo che dovremmo aprire anche un tavolo con le forze sociali. Penso che lì vada sminata la questione del jobs act. Noi non possiamo coltivare lo scontro. Abbiamo bisogno di presentare nella prossima campagna elettorale un patto con le forze sociali per lo sviluppo del paese. E i protagonisti di un patto sociale sono le forze sociali, con cui bisogna riprendere un dialogo.

LA COMPLESSITA’ DEGLI EVENTI – Attenzione a non rimuovere la complessità della sequenza di eventi che sono accaduti, quel segno sociale di distacco che questi eventi hanno. Parlo delle elezioni amministrative del 2015, delle ultime elezioni amministrative, parlo del risultato negativo del referendum anche nelle aree sociali più deboli, definite aree sociali perdenti. Quindi, oltre a proporre un patto sociale sono convinto che dovremmo discutere, anche, di quale tipo di democrazia proponiamo al paese. Io ho votato SI con convinzione, ma se il 60% del paese ti arriva addosso non credo, Matteo, che sia un problema del fatto che noi stiamo antipatici. C’è qualcosa forse di più profondo in questo dato. C’è, poi, una reazione di difesa della Costituzione così com’è, a fronte dell’incertezza della politica. Ragioniamo su questo dato: non basta dire che ci ritiriamo e adesso tocca agli altri fare la proposta. Se siamo una forza responsabile che vuole governare il Paese dobbiamo essere in grado di avanzare una proposta anche noi. Penso che dobbiamo interrogarci su cosa deve stare in mezzo tra il governo e il popolo, su cosa mettiamo in termini di partiti, di sindacati, di associazioni, di partecipazione. Qual è il modello di democrazia che proponiamo al Paese? Non ci si candida alla guida del Paese se non abbiamo un modello di democrazia e se non lo rinnoviamo prendendo spunto anche dal risultato referendario.

QUALE CETO MEDIO? – Non esiste un ceto medio su cui abbiamo scommesso, quella maggioranza silenziosa che avrebbe dovuto funzionare da elemento stabilizzatore e moderato. La crisi ha scompaginato questo gruppo sociale. Dobbiamo davvero interrogarci su quali programmi, quali politiche… posso farne un elenco rapido: gli operai che hanno assistito alle delocalizzazioni a causa dei gruppi finanziari che le hanno ordinate, i call center che abbiamo avuto in tutto il paese, anche in Toscana, e solo recentemente, troppo tardi, siamo riusciti a mettere un elemento nella legge di bilancio. E poi, ancora, non riguardano solo questo Governo: ricordo le leggi sulla concorrenza, i ceti medi commerciali hanno avuto un colpo con questa legge e si è aperta la strada alla grande distribuzione ovunque, che non porta ricchezza e alla fine nemmeno mantiene quel tessuto sociale di comunità. E poi, ancora, la libertà di apertura degli orari. Abbiamo disatteso le richieste che venivano da questo mondo. Credo che su questo bisogna ragionare.

L’agricoltura. Abbiamo fatto molte cose, anche col ministro Martina. Ma se quando semino il grano non ho la certezza che l’anno dopo ricavo i costi di produzione perché da qualche finanziaria, nel mondo, arriva, comunque, l’ordine di portare altro grano nei nostri depositi, quale sarà lo stato d’animo degli agricoltori?

O il Monte dei Paschi. Avete visto, sui 23 miliardi di crediti inesigibili, 15 derivano da grandi società? 50 grandi società hanno preso i soldi e non li hanno restituiti! Mentre i piccoli artigiani, le piccole imprese subivano il credit crunch.

Ecco, credo che questi siano i problemi da affrontare senza invettive e serenamente in un congresso. Con un profilo politico-culturale diverso, più netto, che si richiama a quegli ideali dell’umanesimo socialista e cristiano che anche altri hanno rammentato.

Nella foto di copertina: Enrico Rossi nell’intervento all’Assemblea nazionale del Pd

Nel file, il filmato di unita.tv dell’intervento di Enrico Rossi:

http://www.unita.tv/focus/rossi-prima-delle-elezioni-serve-un-congresso-vero-nel-pd/

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