Berlinguer

Il cuore politico della “questione morale”

Nelle aziende dello Stato può accadere che nelle nomine, più che i risultati ottenuti, conti la fedeltà, la disponibilità a rispondere agli ordini della politica.
Le recenti nomine, al di là del valore di chi è stato scelto, non sono chiare. Più che il merito sembra che siano prevalse le trattative, e che abbiano avuto un peso i rapporti di forza interni al PD, le cordate politiche e il ruolo dei capi.

È un modo di fare vecchio, che scredita la politica e che rappresenta il cuore politico di quella “questione morale“, di cui parlava Enrico Berlinguer, che è ancora attuale:

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali…Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti“.

Oggi i partiti di massa non ci sono più e sono stati sostituiti dai partiti personali. Ma i metodi non sono cambiati e semmai sono ancor più pervasivi e deprecabili, essendosi strutturati nella società con consorterie e gruppi di potere che rispondono ai notabili politici o a meri intrecci di interessi privati a cui i politici sono subordinati.

Questo sistema è stato inoltre rafforzato dallo spoils sistem che ad ogni livello della macchina dello Stato consente al vincitore politico scelte discrezionali ai vertici della pubblica amministrazione.

Io sono convinto che sono maturi i tempi per una discussione seria su questi temi e per avanzare proposte credibili nei diversi ambiti della cosa pubblica affinché la sua gestione sia affidata agli uomini e alle donne più capaci e competenti, i quali dovranno poi essere misurati sui risultati.
È questa la strada per impedire che la politica sia inevitabilmente destinata a costruire “sistemi di potere” e torni invece alla sua missione fondamentale prevista dalla Costituzione.
Diceva ancora Enrico Berlinguer:
Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità“.

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