Marco-Pannella

Il nostro debito con Marco Pannella, liberale di strada

Oggi Marco Pannella avrebbe compiuto 90 anni. La gran parte dei quali spesi in grandi battaglie civili e democratiche. Battaglie che hanno lasciato tanto alla crescita democratica e civile della nostra Repubblica.
Con incessante e martellante determinazione riuscì a imporre a un preoccupatissimo Partito comunista e ad un altrettanto dubbioso e recalcitrante (con significative eccezioni) mondo liberaldemocratico la battaglia per il divorzio, e poi per l’aborto. Marco aveva capito che su quei temi civili l’Italia era più avanti di quanto pensassero anche i partiti della sinistra.

Una cosa è certa: se non ci fossero state le battaglie di Marco e dei radicali in Italia le donne sarebbero ancora più indietro, gli omosessuali ancora più discriminati e i problemi del mondo carcerario ancora più sottovalutati. E questa in sintesi è la grande lezione di libertà che Pannella ci ha lasciato.

Naturalmente, e parlo per me, c’erano cose nell’azione politica di Marco che non ero in grado di condividere: le accuse alla Corte costituzionale di essere una sorta di cupola mafiosa, e soprattutto l’abuso nel ricorso ai referendum che ha finito per indebolire la portata di questo strumento eccezionale di democrazia diretta.
Ma lui, Marco era un liberale a tutto campo. Pronto a firmare un giornale di cui non condivideva quasi nulla, come Lotta continua, pur di farlo arrivare in edicola. E pronto anche ad accogliere come evento positivo la discesa in campo di Berlusconi, riconoscendogli con grande generosità doti liberali che i fatti hanno più volte inesorabilmente smentito.

Pannella è stato soprattutto un grande liberale. Atipico nei comportamenti, pronto a sfidare anche nelle strade e nelle piazze la solitudine e l’isolamento. Perchè lui non scriveva soltanto articoli e appelli: andava per strada anche da solo. Gli bastava poter esporre il suo volto emaciato con un tatze-bau al collo. Un liberale di strada.
Che però da giovane aveva sfidato, con successo Palmiro Togliatti, andando a chiedergli, ricevendo soddisfazione, di dare il via libera agli studenti comunisti di poter aderire all’Unione Goliardica Italiana, il glorioso raggruppamento degli studenti di sinistra nelle Università nel quale si sarebbero ritrovati, oltre allo stesso Pannella, Bettino Craxi, Achille Occhetto, Paolo Ungari e tanti altri.

Ho un bellissimo ricordo dell’ultima volta che ho incontrato Pannella. Napoli in una assolata giornata di inizio aprile. Piazza del Gesù. Funerali laici di Lidia Croce Herling, iscritta al partito radicale. Marco, già traballante in salute, aveva sentito di dover esserci. Una presenza discreta la sua, per tutta la cerimonia. Poi quattro passi per Spaccanapoli a parlare di politica e non solo. Con vecchi amici di provenienza Ugi come l’avvocato Mario Del Vecchio e come il giornalista liberale a suo tempo transitato per il partito radicale Pietro Soldi. Mi colpì una cosa: Marco Pannella, al quale tanto tempo prima mio padre aveva rimproverato di usare la parola “libertario“, quando “liberale” sarebbe bastato, quel giorno parlava di liberale e basta.

Foto in evidenza: Marco Pannella (da La Stampa)

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