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Il ritorno de l’Unità in edicola. I primi numeri e le prime impressioni

Il ritorno del giornale “fondato da Antonio Gramsci” e per tanto tempo organo del Pci è cosa buona e, speriamo, anche giusta. Per chi scrive i giornali si giudicano dai contenuti e, quindi, dai direttori e da chi ci scrive. Anche se le proprietà non sempre sono convincenti. Una premessa che vale anche e soprattutto per il giornale diretto da Piero Sansonetti, uno che di giornali di partito e di Pci dovrebbe avere tutta l’esperienza necessaria. E dai primi numeri si vede e soprattutto si sente.

Il giornale recupera l’esperienza del Pci e di altri giornali di area comunista con un bell’articolo di un ex comunista come Paolo Franchi, uno che si è sempre sottratto in tempi non facili agli applausi indiscriminati a chi lanciava le monetine contro Craxi e applaudivano senza se e senza ma a una magistratura alquanto invasiva. C’erano molti comunisti reduci da un comizio con Occhetto, ma altrettanti post fascisti reduci da chissà dove e pronti a un approdo berlusconiano. Comunque un giornalista che il Pci e la sinistra ha conosciuto bene, come testimonia il suo libro, “Il tramonto dell’avvenire“. Insomma il Pci, ma non solo.

Nei primi numeri si coglie anche che i giornali politici, quelli dei vituperati partiti novecenteschi erano non solo utili, ma spesso necessari: alla politica e al giornalismo. Oltre l’Unità, l’Avanti!, il Popolo, la Voce repubblicana e la Tribuna dei liberali sono stati veri centri di riferimento delle culture politiche. Roba che ci manca e soprattutto ci è molto mancata.

In compenso i partiti “nuovi” spesso a destra come al centro e a sinistra (e vale anche per i Cinque Stelle) erano soprattutto punti di riferimento di lobbisti e affaristi. Pur richiamandosi ad altisonanti giustizialismi e proclamate tradizioni liberali e riformiste. Insomma, lo spazio per un nuovo giornale che si rifaccia prima di tutto al Pd di Elly Schlein, ma non soltanto guardando alla società civile (quella che non ama l’antipolitica e potrebbe così diventare un campo più largo) c’è.

Bene, quindi, la presenza di giornalisti garantisti e oltre come Tiziana Maiolo, e benissimo lo spazio lasciato a associazioni pannelliane come “Nessuno tocchi Caino” in prima fila nelle più impopolari battaglie del leader radicale scomparso.

E allora per ora bentornata “Unita’. E se sono rose, magari con qualche garofano, fioriranno per riproporci il “sol dell’avvenire” e battere nella società e altrove quello che in questi anni è stato il partito unico del cemento. Con i risultati che per ora si vedono in Romagna e non solo e potrebbero riproporsi nel Mezzogiorno con il ponte di Messina. Anche grazie all’autonomia regionale rafforzata tanto cara ai Salvini e ai Calderoli di turno.

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