“Ma secondo te, qui da noi (in Puglia e nel Mezzogiorno in generale, ndr) è davvero utile una “Rivoluzione Socialista”? Non è più tempo di utopie”. Questo mi chiedeva e affermava una caro amico e compagno mentre gli consegnavo una copia del libro di Enrico Rossi e Peppino Caldarola. Una Rivoluzione Socialista non è solo utile, è necessaria; e lo è proprio nel senso delineato nel libro che rifugge da qualsiasi massimalismo ed utopia, assegnando alle forze progressiste e socialiste un nuovo e, appunto, necessario protagonismo. Il sud, e la Puglia non fa eccezione, soffre di una storica, direi, schizofrenia politica ed economica. Capace di grandi movimenti di popolo mobilitati per l’affermazione dei diritti e la dignità dei lavoratori (le battaglie, ad esempio, per la terra, la riforma della mezzadria e il riscatto, in generale, dei lavoratori agricoli) ma la contemporanea affermazione, se non addirittura rafforzamento, delle componenti più retrive e reazionarie della Democrazia Cristiana.
Sono i luoghi dell’industrializzazione forzata e la nascita di mostruose , da un punto di vista economico e sociale, cattedrali nel deserto come l’ex Enichem di Manfredonia e l’ILVA di Taranto. Opportunità di lavoro fine a se stesse, senza strategie, senza politiche industriali di lungo respiro che guardassero oltre la risposta immediata e parziale al dramma della disoccupazione. Assenza di politiche di welfare che garantissero quei servizi essenziali che sono presupposto e contorno necessario per lo sviluppo, a tutti i livelli, di una comunità. L’assoluta assenza di un orizzonte che promuovesse la cultura quale volano di sviluppo. Nelle terre fucina di menti, di intellettuali che hanno dato lustro non solo al Mezzogiorno ma al Paese intero, sembrava che il famigerato adagio “con la cultura non si mangia”, fosse nato prima del suo presunto ideatore, l’ineffabile (ex) ministro Tremonti. E in tutto questo disagio, in questa marginalità sociale, in questa assenza di iniziative culturali forti, non può che crescere e prosperare la criminalità organizzata.
Negli ultimi dieci anni, c’è da dire, la Puglia, unica regione del sud Italia, ha conosciuto un periodo straordinario da un punto di vista politico, economico e culturale. “L’era Vendola” è riuscita, in un momento di forte depressione economica generale, a generare crescita. Vi era alla base una visione strategica chiara delle politiche da implementare (incentivi all’innovazione e relativo sostegno alle start-up; valorizzazione dell’imprenditoria giovanile, importanti investimenti in campo culturale, welfare rivoluzionato, ecc.). Sono esperienze che non solo devono essere consolidate ma rafforzate. E’ qui, credo, la sfida più importante ed affascinante per Enrico Rossi e la sua “Rivoluzione”. Fare del PD non solo una nuova (finalmente, aggiungerei) comunità politica, ma il Partito che individui con esattezza quali interessi proteggere e rappresentare e offrire una proposta politica che nel mezzogiorno d’Italia è probabilmente assente da sempre: uno sviluppo che abbia come punto di riferimento i territori, le sue risorse, le sue donne e i suoi uomini. La sua Storia. Che faccia della legalità il perno su cui costruire l’unico sviluppo possibile: libero da tutte le mafie. E sì, occorre una “Rivoluzione Socialista”. Se ne convincerà ancora di più Rossi nel suo tour in queste Regioni.
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Nella foto di copertina: Una scena del dipinto, commissionato a Carlo Levi dal Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, nel quale l’artista rappresenta la Basilicata alla mostra “Italia ’61” inaugurata a Torino il 6 maggio 1961.
Carlo Levi dedica l’opera, divisa in tre scene, a Rocco Scotellaro, per sancire il suo legame di “fratellanza” con l’intellettuale lucano, e lo dipinge al centro della tela, fanciullo, oracolo della sua stessa vita, con lo sguardo fiero e sorridente, consapevole delle speranze che la comunità riporrà in lui.