Stefano_Bonaccini

L”avanzata di Salvini si ferma sulla frontiera dell’Emilia Romagna. In Calabria vince la destra ma la Lega arretra sulle Europee. Ora la parola al Pd e al Centrosinistra

Salvini voleva stravincere in Emilia Romagna. Invece ha perduto e la sua candidata Lucia Borgonzoni è stata battuta con otto punti di scarto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini. E’ una vittoria dell’Emilia Romagna e della sua storia. La storia di una regione nella quale, anche i comunisti quando hanno governato lo hanno saputo fare con moderazione e competenza. E’ la sconfitta di chi pensava che per sfondare bastassero gli slogan su Bibbiano, l’esibizione di qualche immagine della Madonna, e qualche intimidazione via citofono. Non è stato così: E la solidità della storia ha ancora una volta battuto improvvisazione, muscolarità e demagogia.

Bonaccini è riuscito ad essere rassicurante, molto più rassicurante, di un leader politico, la cui principale preoccupazione è sembrata quella di offuscare persino la candidata del suo partito, pur di ottenere e mantenere il centro della scena. Le scelte anche tattiche del presidente (confermato) della regione hanno così avuto la meglio sulla retorica dell’insulto. E altrettanto vincente è stato l’appello al voto disgiunto, raccolto non soltanto da quel che restava dell’elettorato dei Cinquestelle (risultato più che modesto anche per il consiglio regionale), ma anche quell’elettorato un po’ di centrodestra, ma giustamente preoccupato per gli slogan, troppo spesso inutilmente minacciosi, di Salvini.

Quanto al campo di chi ha vinto bisogna dire che certamente ha fatto bene Bonaccini a svolgere una campagna tutta incentrata sulle cose fatte e su quello da fare per il futuro. Cose sulla quale Salvini e la Lega, troppo impegnati nella caccia all’immigrato, hanno detto davvero poco o niente. Quanto alla collocazione politica di problemi ce ne erano pochi, visto il vasto schieramento di centrosinistra (buono anche il risultato della lista “Coraggiosa” nella quale si sono ritrovate le forze a sinistra del Pd), che ha sostenuto dall’inizio la sua candidatura.
E’ adesso questo campo che deve mostrarsi all’altezza del buon risultato politico di ieri. Non dimentichiamo che alla vittoria hanno contribuito, e come, le Sardine, le quali hanno mosso piazze e stimolato coscienze, offrendo una speranza ai molti che in questi anni erano sembrati talmente delusi dalla politica (anche della sinistra), da avere spesso disertato le urne. Le quali, questa volta, si sono riempite al pari delle piazze.

Naturalmente si tratterà di fare i conti con un quadro politico tuttora frastagliato e nel quale i sintomi di sfarinamento non mancano. C’è da fare i conti con la crisi sempre più evidente dei Cinquestelle: dimissioni del capo politico, al quale ha fatto seguito, ieri, un risultato elettorale che definire sconfortante è dire poco. Come peserà questo sul governo Conte, nel quale il movimento grillino rappresentava e rappresenta il partito più forte?

Già il governo. Esce più forte o più debole dal voto di ieri? Certo oggi le elezioni anticipate sembrano più lontane da quanto sembrassero prima del risultato elettorale. Ma basta questo a rafforzare un governo, le cui difficoltà sono davanti agli occhi di tutti? Probabilmente no. Ci sarà bisogno, probabilmente, di un cambio di passo. E sarà questa la prima difficilissima prova che attende il centrosinistra e “il partito nuovo” di Zingaretti e non solo. Insomma, con la vittoria, tutta politica di ieri, la sinistra riformista dovrà assumersi responsabilità politiche ancora maggiori. E non sarà facile.

Altro problema sarà poi di dare al Paese una buona legge elettorale, più attenta a garantire rappresentanza ed equilibrio a tutti, che a offrire vantaggi a colpi di premi di maggioranza a ipotetici vincitori. Anche perchè alla fine, come dimostra il Rosatellum e non solo, dietro le furbate elettorali talvolta si nasconde l’eterogenesi dei fini.

Infine la sinistra, il Pd, dovranno tornare a parlare di Mezzogiorno e questione meridionale. Il risultato della Calabria lo impone. Callipo ha avuto un risultato più che dignitoso. Ma il Pd, le forze di sinistra si sono dimostrate fragilissime, al limite dell’inconsistenza. Partiti che non sono partiti, ma agglomerati di consorterie e clientele. Le quali alla fine scelgono la destra, anche se Forza Italia è in crisi in tutto il Paese e la Lega perde colpi. Ed è questo a spiegare la vittoria della forzista Jole Santelli, nonostante le gaffe sessiste del comizio di Berlusconi. Ecco, credo che il partito nuovo di Zingaretti e altri debba ripartire da qulla centralità del Mezzogiorno, alla quale sta lavoprando e bene il ministro Provenzano. Magari si potrebbe partire lanciando una sorta di “operazione buongoverno“. Che, come abbiamo visto, in Emilia Romagna ha pagato.

Come si vede, davanti alla sinistra c’ è quello che il generale De Gaulle chiamerebbe “compito vasto“. Per svolgere il quale ci vuole soprattutto una cosa: la politica. Forse quella ritrovata ieri notte nel voto dell’Emilia Romagna.

Foto in evidenza: Stefano Bonaccini (dalla sua pagina Facebook )

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