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Marcello Gostinelli: “Non ho paura dei migranti, ma delle multinazionali”

Bekaert Group ha preso la decisione di chiudere lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno, ora i lavoratori dell’impianto (318) rischiano di restare disoccupati. Marcello Gostinelli, operaio Bekaert, iscritto Fiom, è interventuto alla maifestazione “Insieme contro il razzismo” indetta dal presidente della Toscana Enrico Rossi e dal sindaco di Firenze Dario Nardella.

Questo il suo intervento (il filmato è stato girato dalla Fiom-Cgil):

Io vi ringrazio, ringrazio chi ha organizzato questa serata per averci dato questo spazio che per noi è vitale. Questa serata deve essere una serata di ascolto, bisogna ascoltarsi, bisogna imparare ad ascoltarsi e non a polemizzare, perché le polemiche siamo sempre in tempo a farle. Ma quando ci sono le serate di questa importanza bisogna ascoltarsi. Io ho bisogno di tutti in questo momento. Quindi mi piacerebbe in questi cinque minuti raccontarvi quello che ci sta succedendo a Figline Valdarno.

Io mi chiamo Marcello, vengo dalla ex Pirelli, oggi Bekaert, questa multinazionale belga che nel 2015 ha acquistato Pirelli. Io facevo parte della Pirelli, facevo parte di una società di 5 stabilimenti che si chiamava BUS steelcord. Lo steelcord è quella cordicella metallica che voi avete dentro i pneumatici delle vostre macchine. Noi si fa quello.

Allora, cosa è successo? Noi eravamo la fabbrica centrale di questi cinque stabilimenti: c’era Figline Valdarno, c’era uno stabilimento in Romania, uno in Turchia, uno in Germania e uno in Brasile. Noi facevamo Ricerca e Sviluppo. Quando la Pirelli a marzo del 2013 ci ha chiamato… anzi, non ci ha chiamato – lo dico con molta rabbia, questo, perché la Pirelli secondo me è la prima responsabile di questo disastro che ci è avvenuto a noi – perché non ci ha avvisato in maniera formale, ce l’ha fatto sapere attraverso i giornali, che noi all’interno della casa madre non eravamo più strategici e quindi ci metteva in vendita. E quindi se trovavamo qualcuno se ci poteva comprare eravamo salvi, altrimenti noi avevamo già chiuso nel 2013.

Cosa è successo? È successo che la Pirelli ha consegnato le chiavi del monopolio dello steelcord in mano alla Bekaert, perché in Europa oggi c’è solo la Bekaert che produce lo steelcord, in cambio di sconti sul prodotto. Perché gli ha detto Pirelli: io do le chiavi a te dello steelcord e poi compro il prodotto da te e me lo metti meno.

Questa manovra a noi operai e dipendenti di Figline Valdarno ci è costata circa 2.000.000 di euro all’anno e ci ha portato piano piano ad avere sempre un debito più grosso, voluto per poter dire che quella fabbrica era in perdita, per poi arrivare a venerdì 22 giugno fra, come dire, lo stupore generale di tutti. Perché io non pensavo assolutamente che la nostra fabbrica fosse una fabbrica da chiudere, sapevo che avevamo dei problemi, ma non mi sarei mai immaginato che si potesse arrivare a una chiusura totale.

Alle 8:30 è arrivato il mio capo reparto in fabbrica, piangendo, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Marcello, ci stanno chiudendo”. Questo è il modo che hanno questi signori di fare lavoro nel mondo. Allora, in parte lo ha detto prima molto bene il nostro presidente della Regione, che io ringrazio perché c’è stato molto vicino sia prima nella vendita che anche oggi, nell’affrontare una trattativa che per noi è molto difficile. Lo dico subito: noi chiediamo il ritiro della procedura di 318 licenziamenti, lo chiediamo anche perché con questo tipo di procedura noi non abbiamo diritto ad avere una cassa integrazione straordinaria.

Qui potrei polemizzare, però non lo faccio perché come ripeto io ho bisogno di tutti. Però questa questa qui non è una cosa che viene dal Belgio, ma è una cosa che viene dal governo italiano. Perché con la riforma Fornero prima e col Jobs Act dopo ci siamo ritrovati a questa procedura di chiusura che non ci permette di avere gli ammortizzatori sociali. Quindi questo per noi è un problema. Quindi bisogna entrare questa procedura, perché abbiamo 75 giorni di tempo per trovare un’altra soluzione. Se in questi 75 giorni di tempo non troviamo una soluzione, noi al 75° giorno entriamo in NASPI. Quindi vorremmo evitare questo, perché lo stabilimento di Figline è uno stabilimento che negli anni è stato il simbolo della crescita di un intero territorio. Qui ci sono 400 famiglie – anzi 450 perché c’è anche l’indotto che pesca da quello stabilimento – che sono veramente alla disperazione.

Voglio fare due appelli. Ascoltatemi, perché sono molto importanti per quanto mi riguarda. Allora, noi siamo l’apice di una lunga serie di aziende che hanno chiuso in questa maniera. In questi giorni di fronte ai cancelli della Bekaert c’è stato un pellegrinaggio enorme, ci sono state tantissime persone, tantissime forze politiche che sono venute lì e che ci hanno fatto piacere e ci hanno espresso la loro solidarietà.

Io vorrei fare un appello alla politica. Siccome sono vent’anni che succedono queste cose qui, bisogna intervenire, perché sennò noi si rischia di diventare il terzo mondo. Perché non è più possibile che una multinazionale venga, s’impadronisca delle mie professionalità, delle mie capacità e poi vada a fare profitto all’estero e io vengo lasciato in mezzo a una strada. Questo non deve succedere più, io mi sono rotto le scatole. Sono vent’anni che succedono queste cose, voi dovete intervenire, dovete mettere delle regole perché queste cose devono finire, devono smettere, perché è impossibile digerire queste cose.

Noi siamo stati con i nostri tecnici in Slovacchia, in Romania a far partire gli impianti a loro, perché a loro non gli riusciva. A questi signori qui che c’è scritto “Better together”, insieme è meglio – è lo slogan della Bekaert – ecco, non siamo più insieme, hanno preso le nostre conoscenze e si sono levati dalle scatole. Questo è il punto. Allora, cosa si aspetta a intervenire? Grazie della solidarietà, grazie di venire al capezzale delle persone, però vorremmo vedere delle politiche che vanno in questo senso veramente. Perché siamo stanchi di queste cose.

E l’ultimo appello lo lancio a voi, cittadini, a tutti i cittadini. Oggi ci siete voi, se potessi lo lancerei a tutto il mondo. La politica di oggi ci sta insegnando – quella attuale, quella che oggi ci governa – ad avere paura del diverso, ad avere paura del migrante, ad avere paura del nero, ad avere paura del povero. Io invece non ho paura di queste persone qui. Io per queste persone qui nutro grande rispetto, perché hanno una forza enorme, perché hanno una dignità incredibile, perché attraversano il deserto, perché attraversano il mare per avere un mondo migliore. Io non ho paura di queste persone. Io ho paura di questi ricchissimi che in trenta minuti mi hanno chiuso lo stabilimento. Di questo ho paura io.

Foto in evidenza: Marcello Gostinelli, operaio della Bekaert, interviene alla manifestazione “Insieme contro il razzismo”

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