Matteo_Renzi12

Martina segretario fino al Congresso di fine febbraio in un Pd nel quale Renzi ha scelto il ruolo di guastatore

Due sono le notizie che vengono dalla breve e convulsa assemblea nazionale del Pd di ieri: la prima è che Martina sarà segretario almeno fino al Congresso, il quale, però, si concluderà nel migliore dei casi a fine febbraio; la seconda è che Matteo Renzi al momento sceglie per sè un ruolo di interdizione teso soprattutto a mantenere per sè e per i suoi ancora una vasta visibilità.

Cominciamo dall’elezione di Martina a segretario pro tempore, ma con i crismi dell’ ufficialità, e, soprattutto, di una votazione assembleare che ha tradotto in numeri (pochissimi voti contrari e astensioni) una laboriosa intesa tra tutte le correnti (renziani compresi). Resta il fatto che questa intesa si è realizzata più che su le linee guida di un percorso politico, tutto da definire (il che fare?) su un ennesimo rinvio. Il percorso congressuale, infatti, se tutto andrà bene si concluderà a fine febbraio: esattamente un anno dopo la più pesante sconfitta della sinistra e del Pd in una elezione politica. Come ha osservato su “La stampaFederico Geremiccaancora 240 giorni per avere, con tutto il rispetto per Martina, un segretario vero“. Un’eternità dopo una sconfitta di quella portata.

Nella foto: Maurizio Martina, segretario del Partito Democratico, durante l’assemblea nazionale del Partito Democratico, Roma, 7 luglio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Insomma, e qui si viene alla seconda notizia: vale a dire al ruolo di Renzi, siamo dinanzi ad un partito che, dopo la batosta, rischia di essere congelato complessivamente per un anno intero. Nel suo intervento, infatti, il segretario dimissionario ha ha fatto capire di aver scelto per sè un ruolo da giocatore di interdizione, in modo di condizionare comunque (ammesso che ci riesca) le scelte future del partito. Per farlo nel suo intervento ha prima spiegato che lui si assume e si è assunto tutte le responsabilità di quella che, tuttavia, considera una sconfitta non solo sua, anzi prevalentemente di altri. Di chi? Di quelli che, a suo giudizio, avrebbero segato il ramo sul quale erano seduti (quelli che hanno lasciato il partito insomma), ma anche coloro che nel Pd ci sono ancora ma che (è sempre la tesi e l’auspicio di Renzi) perderanno ancora il Congresso, per poi alla fine di nuovo cercare di delegittimare chi ha vinto. Tutto qui? No Renzi ce l’ha anche con l'”algidoGentiloni, al quale dà la responsabilità di non aver voluto fare lo ius soli, di aver abolito i voucher scegliendo la linea della Cgil. E poi, comunque, la profonda riflessione per la quale “non è l’algida sobrietà a scaldare i cuori“.

Che, però, qualcosa stia cambiando anche nel Pd questa volta lo si capisce dallo scarso entuasiasmo e in molti casi dal fastidio con il quale sono state accolte le parole del mitico Matteo da una platea sempre più disorientata. “Imbarazzante, è stato veramente imbarazzante“, il commento di Gentiloni secondo quato riferisce Maria Teresa Meli sul “Corriere della sera“.

Nella foto: Roberta Pinotti, Paolo Gentiloni, Marco Minitti e Valeria Fedeli, ex premier e ex ministri all’assemblea nazionale del Pd

A questo punto Martina si trova tra le mani un partito che il suo predecessore ha fatto e farà ancora di tutto per tenere il più congelato possibile nell’azione politica. Però Martina potrà contare sulla benevola attenzione di larga parte del Pd non unicamente renziano, sulla minoranza di sinistra e su Zingaretti, almeno fin quando la battaglia congressuale non entrerà nel vivo, visto che al momento è l’unico candidato ufficialmente in corsa per la leadership. Ma anche su quelli che potremo definire i renziani tiepidi: coloro che pur restando al coperto hanno colto come Renzi finora non sia neppure riuscito a trovare un candidato di facciata per la trattativa. Ma soprattutto Martina dovrà essere in grado di interloquire positivamente con chi dentro e fuori il Pd si sta impegnando per cercare di fare uscire la sinistra (ma va bene anche dire centrosinistra perchè non è questione lessicale) dalle secche nelle quali l’hanno quasi arenata gli anni del renzismo. Il riferimento è ad associazioni come “Sinistra anno zero” di Provenzano ,”I Pettirossi” di Rosa Fioravante e altri giovani. E ad iniziative come quelle di Bersani per una ripresa del confronto a sinistra senza pregiudiziali. Alla quale peraltro Martina ha manifestato attenzione e disponibilità.

Alla fine, in fondo, anche nel Pd, e non soltanto in una parte minoritaria di esso potrebbe e dovrebbe emergere la voglia di tornare a far politica come la situazione generale del Paese con l’imbarazzante governo a trazione Salvini, imporrebbe.

Foto in evidenza. Matteo Renzi interviene all’Assemblea nazionale del Pd

Commenti