Si ricomincia? Si ricomincia. Per tanti aspetti si ricomincia come prima. Ci sono scontri politici fossilizzati. Renzi punta tutto sul referendum ma un giorno dice che si dimette se lo perde , e un giorno lo nega. La sua opposizione di sinistra si è’ spaccata in due, ma tutte e due le parti lo descrivono come un dittatore potenziale, adesso un pezzo di sinistra va alla ricerca di una papessa straniera. Massimo D’Alema crea e distrugge: da’ la linea al No, ispira la candidatura di Bianca Berlinguer ma soprattutto ispira una linea che ha come obiettivo la caduta del governo Renzi. Qui c’è’ il vero nodo politico del PD. Qui c’è’ la differenza fra chi critica anche assai severamente Renzi, soprattutto sui temi sociali, ma vuole che il redde rationem sia al Congresso. E chi invece pone come obiettivo unico la sua sconfitta immediata, la fine del suo governo. Renzi risponde con una strategia che sta scoprendo la tattica: attacca e si ritira, lancia il gioco del possibile compromesso ma sulla partita investe poche fiches.

I NODI, EUROPA E FINANZIARIA – Due sono i veri nodi che ha di fronte. Vi deluderò, nessuno dei due è il referendum. Il primo è l’Europa. Buona idea l’incontro di Ventotene ma la nuova Europa deve essere politica, solidale, deve prevedere investimenti per lo sviluppo. So che è’ un argomento debole, ma l’Europa ha doppiato la somma delle medaglie USA-Cina. Non dice niente? Il secondo tema per Renzi è una finanziaria di sviluppo, di investimenti e di solidarietà. Il referendum viene dopo. Non è un dramma se vince il Sì perche la democrazia non è in pericolo. Non è’ un dramma se vince il No, anche se bisognava sapere che il No blocca definitivamente il processo riformatore delle istituzioni.

LA CORSA TRUCCATA DEI MEDIA – Comunque, stiamo discutendo di una corsa truccata dai media. Tutto sembra, per pigrizia o per malafede, rinchiuso nello scontro Renzi e l’esponente tradizionale di sinistra, Speranza e/o Bianca Berlinguer. Non andrà così. Possibile che nessuno voglia parlare di un fenomeno dal sottile sapore del “passaparola” che vede come unico antagonista in crescita contro Renzi il governatore della Toscana Enrico Rossi? Molti, per togliere peso a questo crescente successo, dicono che Rossi non è’ abbastanza anti-renziano. Rossi, infatti, non criminalizza Renzi, ma è’ stato il primo a porre il tema di una svolta a sinistra e popolare, a cominciare dalla finanziaria, e il primo a difendere antichi valori ancora attuali. Rossi propone una sinistra che trae forza dal socialismo come forza del fare assieme, che non teme di andare contro i poteri forti dell’economia, che pone temi al sindacato ma ne riconosce il ruolo, che vuole un partito non evanescente. La società dello spettacolo e il facilismo di direttori e cronisti politici non sanno come incasellare questo fenomeno in crescita. Rossi ha le truppe, chiedono? Ha le truppe, rispondo. C’é attorno e accanto a Rossi un lavorio discreto di persone serie che stanno creando la necessità, e poi la realtà, di un’area aperta che parte da una idea innovativa del socialismo. Le rivincite di D’Alema sono fuori da questo schema, il liberismo di Renzi è cultura da “rottamare”. Cambiamo gioco. Il termine giusto è’ “rivoluzione“, cioè il mutamento profondo e pacifico. È’ il tempo di una sinistra nuova, larga, larghissima che tolga le rughe dal cuore e dia voce a chi non sa come farsi sentire.