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Renzi, il vizio della sconfitta. La sinistra diventi luogo dell’anticapitalismo moderno

II vizio della sconfitta sembra aver preso Matteo Renzi. Ormai non c’è neppure da aspettare i risultati. Il dato sicuro, dopo ogni scrutinio elettorale, non riguarda chi può vincere ma chi sicuramente perde. Ed è Renzi. Per uno che aveva travolto chi stava prima di lui accusandoli di essere perdenti, malgrado le straordinarie vittorie elettorali dell’Ulivo, è una straordinaria performance. Non vorrei insistere troppo su questo tasto se non fossi spinto dal fatto che il gruppo dirigente che guida il Pd si muove come se se tutto fosse capitato per colpe altrui. Almeno Giuseppe Saragat una volta se la prese col destino “cinico e baro”, mentre la jeunesse del Valdarno cerca capri espiatori.

Le cifre però sono inesorabili, e lo sono anche per la sinistra. La somma di Micari e di Fava è di dieci punti inferiore al secondo classificato, cioè Cancellieri. Questo vuol dire due cose. Che Renzi ha perso da solo e che la sinistra è fuori gioco.
Se ci riflettiamo un attimo i due termini del dibattito possono coincidere: Renzi perde da solo perché ha messo la sinistra fuori gioco. Non c’è alcun dubbio che nel voto di Musumeci vi siano contributi diessini, ma soprattutto che l’elettorato di sinistra continua a ritenere casa propria l’unico luogo in cui esporre le proprie bandire.
Non puoi per anni martoriare la sinistra, operare a carne viva sulla società e poi pensare che disoccupati, insegnanti, gente di sinistra accorra a votarti.
Nella mattinata di lunedi Chicco Testa, che ha cambiato più idee di quante ne abbia in testa, è riuscito a dire in tv che la cossuttizzazione di D’Alema e Bersani porta la responsabilità dell’attuale tragica situazione di quello che abbiamo chiamato centro-sinistra. Stop. Nessun dibattito su cose cretine.

La situazione offre due sole soluzioni. O si cerca di porre rimedio allo sfascio attuale con un patto che avvicini tutte le forze in nome della salvezza comune sulla base di contenuti avanzati e di leadership unitarie. Oppure ciascuno vada per la sua strada.
Andare per la propria strada per questo Pd significa imboccare un sentiero senza sbocco. Il riformismo del Pd non è “riformismo dall’alto” è “riformismo contro il basso”.
Dall’altro lato la sinistra deve decidere se diventare il “cenacolo delle “vedove del centro sinistra” oppure il luogo dell’anticapitalismo moderno. Questa formula richiede molte precisazioni che farò in altri articoli ma significa in definitiva che si deve riprendere a fare a cazzotti col capitalismo immaginando un socialismo che ampli le libertà. Questa seconda scelta richiede leader di movimento, richiede popolo. E’ un’altra cosa dalla sinistra di governo e vuole diventare “sinistra al governo”.

Foto di copertina: Matteo Renzi, segretario del Pd

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