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Sardegna, vince il centrodestra ma Salvini non molla i 5Stelle dopo il loro tracollo. In recupero il centrosinistra allargato e orientato a sinistra

Questa volta gli exit poll non ci hanno preso e così il testa a testa tra Solinas e Zedda non c’è stato. Ha vinto nettamente il primo a capo di una coalizione di centro-destra con quasi il 48 per cento, mentre il candidato del centrosinistra, pur con un lusinghiero risultato si è fermato al 33 per cento. Mentre il tracollo del Movimento Cinquestelle ha assunto proporzioni bibliche passando dal 42 per cento delle politiche al 10 per cento circa. Tuttavia i riflessi politici del voto sardo si faranno sentire anche e soprattutto a livello nazionale.

Andiamo con ordine partendo da chi ha vinto. Christian Solinas, del Partito Sardo d’Azione (Emilo Lussu si rivolterà nella tomba), scelto da Matteso Salvini e messo a capo di un’alleanza di centrodestra, è il nuovo governatore. La Lega non ha sfondato, ma il suo risultato singolo (11,5%) si somma a quello del partito del neoeletto presidente (attorno al 9), mentre Forza Italia si ferma all’8. A questi voti vanno poi aggiunti quelli di numerose liste locali e civiche. Fenomeno questo che si ripete anche all’interno dello schieramento di centrosinistra. Insomma i partiti nazionali più grandi sono preminenti solo fino a un certo punto nelle rispettive alleanze.

Quello che proprio è senza se e senza ma è la netta “debacle” dei grillini. Certo i 5 Stelle sono sempre in difficoltà nelle elezioni territoriali, ma passare in meno di un anno dal 42 per cento a poco più del 10 è davvero da record mondiale. Insomma: la piattaforma di Casaleggio non basta a vincere nei territori. Tutto questo mette in difficoltà soprattutto il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, il quale reagisce annunciando importanti modifiche interne che dovrebbero portare il movimento ad essere un quasi partito, con qualche click in meno e qualche presenza sul territorio in più, e abolendo qualche regola vessatoria tipo il divieto del doppio mandato. Vedremo.

Naturalmente la domanda è se la vittoria del centrodestra e la sconfitta dei grillini peseranno sulla tenuta del Governo. Proprio Salvini tiene a smentirlo con un’intervista a Repubblica, nella quale afferma che l’orizzonte dell’attuale governo va ben oltre le elezioni europee e che soprattutto a livello nazionale la Lega non tornerà mai con Berlusconi. Insomma, quell’alleanza che ha vinto in Abruzzo e in Sardegna resterà un forno in funzione soltanto a livello locale. Del resto cosa può chiedere di meglio Salvini? Ha un alleato debolissimo a livello locale, ma che, forte del successo di un anno fa, gli garantisce una maggioranza parlamentare quasi solida.

Questo vuol dire che il governo può dormire sonni tranquilli? Fino a un certo punto. Sulla Tav le distanze restano più che rilevanti. I contenuti della politica economica (quota cento e reddito di cittadinanza) sono tutt’altro che solidi. E il rischio è che il Governo possa andare avanti, ma solo per tirare a campare. Che, come diceva Andreotti, “è sempre meglio che tirare le cuoia”.

Infine il centrosinistra. I segnali non mancano e sono in larga parte positivi anche se non esaltanti. Un’alleanza vasta e soprattutto aperta e forte di alcune radicalità di sinistra funziona. Lo stesso vale per un candidato che come Massimo Zedda è portato ad unire e non a selezionare le forze di sinistra. Un segnale importante del quale dovrà tenere conto soprattutto il Pd, che superata la retorica del renzismo, riscopra con quello che sarà il nuovo gruppo dirigente che uscirà dalle primarie del 4 marzo, la capacità di unire e magari anche serrare a sinistra. Vero Zingaretti e altri?

Foto in evidenza: il voto in Sardegna

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