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Savona: parole irresponsabili o lucido disegno?

“Dobbiamo essere pronti a ogni evento. In Banca d’Italia ho imparato che non ci si deve preparare a gestire la normalità, ma l’arrivo del cigno nero, lo choc”. Con queste parole in Parlamento, il ministro Paolo Savona chiede “una stretta connessione tra architettura istituzionale dell’Ue e politiche di crescita se si vuole che l’euro sopravviva“. Prosegue il ministro: “Potremmo trovarci in una situazione nella quale non saremo noi a decidere, ma saranno altri. Per questo dobbiamo essere pronti a ogni evento“, annunciando “mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro” (non si comprende a quale titolo).
Sulle polemiche precedenti il suo ingresso al Governo, Savona ha aggiunto: “Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. Io ero stato delegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisi motivi”.

Le parole del ministro hanno fatto schizzare lo spread BTP/Bund a 10 anni ai massimi di seduta, a 239 punti.
 Ancora una volta si palesa la pericolosità di questo Governo. Un mix di inesperti e tecnici, di persone rassicuranti come Giovanni Tria ed Enzo Moavero Milanesi e di altri che, sembrano voler creare, anche con dichiarazioni improvvide, le condizioni per una uscita dall’Euro e dall’Europa.

Ma, prima tra tutti, si palesa l’inconsistenza e l’assenza del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. In buona sostanza scelto a caso, sulla base dell’amicizia con l’ex allievo, Alfonso Bonafede, ora Ministro della Giustizia, Conte non è solo privo di esperienza politica, ma appare caratterialmente molto debole. Non si era mai visto in Italia un Capo del Governo così inadeguato. Ciampi, Berlusconi, Prodi, D’Alema, Monti, Renzi erano fortissimi, anche se alcuni di loro non avevano un partito alle spalle. Nessun dubbio che fossero loro a guidare il Governo.
E invece, oggi nella politica migranti comanda Salvini, nell’economia Savona, sul lavoro e sui vaccini non si sa chi. Un governo sostanzialmente anarchico, pieno di protagonismi, dove ciascuno dice e fa ciò che gli pare. Col partito di maggioranza, i 5Stelle, nel ruolo di follower della Lega.

Siamo membri del G7, seconda potenza industriale europea: non si può assistere a queste uscite. La vera domanda che oggi domina l’Europa è: “chi comanda in Italia?” 
E’ corretto farsi sentire. Ci sono aspetti – quali l’assicurazione europea sui depositi bancari e la messa in comune parziale della spesa per investimenti – che vanno proposti con determinazione. Ma per farlo credibilmente, un Governo deve essere autorevole e credibile nella gestione dei conti, altrimenti il rischio è di cadere nella situazione greca dopo il referendumdel 2015, se non dell’Argentina, non a caso evocata da Tria nel discorso all’Assemblea dell’ABI, condividendo le parole del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e quelle del rappresentante delle Banche, Antonio Patuelli.

Tornando a Savona, sembra forte in lui l’idea di uno scontro con l’Unione Europea: o ci viene consentito di realizzare le promesse del Contratto di Governo o è pronto il piano di uscita dall’Euro e dall’Europa. Con questo credendo di rafforzare la posizione negoziale italiana, magari con lo spread a 600 come dichiarò lo stesso, prima di diventare ministro.
Savona sa bene che l’Italia, col suo enorme debito, può negoziare ben poco e sembra quasi auspicare l’irreparabile. Prima o poi il “cigno nero”, come lo chiama lui, arriverà.

Con la montagna di titoli di Stato da rinnovare (circa 400 miliardi nel 2019) i 100 punti in più di spread odierni, significano 4 miliardi di spesa per interessi il primo anno e 8 miliardi il secondo. La fine del quantitative easing avrà effetto su tutta la scala dei tassi di interesse, con l’aumento dei costi del debito per cittadini e imprese. Insomma un forte effetto recessivo, che si intende contrastare col deficit previsto dal “contratto”, da coprire magari dalla BCE. Scatenando il conflitto e mettendo in atto l’idea scellerata dei mini bot, di taglio e colore identico a quelli delle banconote in euro, da usare come circolazione monetaria in caso di uscita dall’euro.
Naturalmente queste pulsioni anarchiche troveranno l’opposizione di chi attende che l’Italia si disintegri per “salvarla” con prestiti straordinari e comprarla a prezzo di saldo, ed anche da chi in nord Europa ci guarda con razzismo e vede una prossima crisi italiana come una opportunità.

Anche se il “cigno nero” non dovesse materializzarsi, se cioè prevarrà il buon senso, siamo di fronte a un esecutivo che sta riproducendo in grande l’esperienza della giunta Raggi: incompetenza, proclami ed immobilismo.
L’aumento del costo del nostro debito sta già producendo effetti nefasti, che in autunno potranno portare l’Italia vicina a tornare in recessione. Con una legge di bilancio da approvare, sulla quale nessuno ci farà sconti.

Foto in evidenza: Il ministro per i Rapporti con le Istituzioni Europee Paolo Savona

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