20060206 - PECHINO - CRO - CINA: TRE GOLE, LA DIGA PRONTA TRA POCHI MESI - Una veduta aerea d'archivio, del 24 maggio 2003, della diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze, in Cina. Il piu' imponente manufatto del gigantesco sistema di dighe verra' completato in maggio, con tre anni di anticipo sul previsto. Lo afferma oggi il quotidiano China Daily.    ANDREW K/ANSA-ARCHIVIO/TO

Sviluppo e ambiente, da Berlinguer a Cop21

Solo pochi mesi fa la stampa ha inneggiato (ma con qualche prudenza, in verità) ai risultati del vertice internazionale Cop21 sul clima che si è svolto a Parigi. Uno dei quegli appuntamenti ripetuti negli anni in cui un pugno di paesi (poco meno di 200) prendono sui temi ambientali impegni solenni e vincolanti, salvo ripetere il rito dopo aver constatato la pochezza dei risultati raggiunti. Ma bando al pessimismo e accogliamo con fiducia quanto ci dicono oggi gli esperti, e cioè che da tre anni a questa parte sembra che le emissioni Co2 si siano stabilizzate, pare anche grazie al maggiore utilizzo delle energie rinnovabili, anche da parte dei giganti dell’industria come Usa e Cina.

Sta di fatto che il tema dell’equilibrio sviluppo-ambiente è sempre bollente e non solo a causa del galoppante aumento del riscaldamento globale. Una riflessione sul problema fin dal suo primo affacciarsi non è stata estranea al pensiero di Enrico Berlinguer che, sicuramente precedendo la consapevolezza comune nel partito, guardò con attenzione e interesse vero, culturale e politico, a quei movimenti che fin dagli anni ’70 avevano individuato la centralità di questo tema per il futuro dell’umanità.

Davanti a un pubblico di giovani, nel 1982, Berlinguer metteva in guardia da un rischio ormai già patente: “L’uso irragionevole delle nuove tecniche e uno sviluppo quantitativo imponente, ma incontrollato ha già determinato – diceva – non solo la possibilità, ma la minaccia concreta di rovine ecologiche gravissime e irreparabili. L’allarme lanciato da alcuni tra i maggiori studiosi contemporanei avverte sull’esistenza di danni crescenti per le acque – i fiumi, i laghi, i mari – e per l’aria che respiriamo, per l’atmosfera e per la troposfera che circonda la Terra. E’ già vi sono, purtroppo, i segni concreti e pratici di potenzialità distruttive inaudite in processi apparentemente innocui o protetti: qui, a pochi chilometri da Milano vi fu il caso di Seveso, dove la diossina fece deserto; altrove sono stati i difetti di centrali elettro-atomiche e in ogni parte si avvertono le conseguenze sulla natura e sugli uomini dell’inquinamento crescente. Grava poi sulla umanità l’incubo della insufficienza delle risorse alimentari dinnanzi ad una espansione demografica senza precedenti, mentre immense risorse vengono dissennatamente dilapidate e mentre lo spreco dilaga nei Paesi ricchi. Cresce così il divario tra il Sud e il Nord del mondo: un divario intollerabile per ragioni di giustizia e foriero, se non avviato a essere superato, di esplosioni di imprevedibile portata”.

Già molti anni prima l’intellighenzia comunista aveva puntato dritto al cuore del problema: “Il fatto nuovo è che l’azione degli uomini, cioè delle società umane, sulla natura, che è sempre esistita da quando esse esistono (con effetti insieme creativi e distruttivi), sotto l’impulso dei moderni processi industriali ha raggiunto un soglia per cui quell’azione sta diventando un effetto anch’esso globale, cioè che si svolge (e deve essere affrontato) in dimensioni globali. Ciò costituisce il genere umano in un sistema unico, in un sistema fisico (somma di popoli sviluppati e di popoli ritardati nello sviluppo, ma non certo in quello demografico) che sta entrando in contraddizione (per esso potenzialmente distruttiva, a partire da un punto di non ritorno) col sistema di equilibri fisico-biologici che gli assicura le possibilità vitali…Non mai come oggi è apparso chiaro che l’uomo, anche inteso come genere, è innanzi tutto il proprio processo sociale produttivo. Non vi è dubbio che solo la scienza e la produzione, che hanno inferto la ferita, possono guarirla ritrovando e stabilendo superiori equilibri e cicli vitali…Ogni strada a ritroso sarebbe impossibile e, probabilmente, non meno mortale. Ma è altrettanto chiaro, sembra, che per procedere così in avanti al “posto di comando” sta la politica”. (Cesare Luporini, “Dialettica e materialismo”)

Ecco, dunque, il punto di estrema attualità. Perché tenendo queste citazioni come un “testo a fronte”, non può non infastidire l’attuale andazzo, altalenante e inconcludente, di un dibattito sui temi ambientali alimentato da ideologismi e populismi uguali e contrari, che fatica a misurarsi con le scelte concrete, anche piccole, anche locali, imposte da una parte dalle ragioni dell’economia e dall’altra (e insieme) da quelle dell’ambiente. In conclusione, un tradimento generale di quella “opzione etica” di giustizia e di collaborazione globale che Berlinguer invocava come stella polare da seguire anche in questa tematica: «Democrazia» – invocava nello stesso discorso – deve congiungersi con efficienza e «libertà», deve divenire responsabilità e liberazione…”. L’esatto contrario di quel Nimby che trionfa ovunque, irresponsabile e senza speranza.

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