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Un governo senza infamia e senza lode con qualche segnale positivo a sinistra

Con tanta pazienza e qualche sacrificio Giuseppe Conte è riuscito a mettere insieme il governo Cinquestelle-Pd-Leu e a sciogliere la riserva con la quale aveva accettato l’incarico conferitogli dal capo dello Stato, sottoponendo alla sua approvazione la lista dei ministri. Domattina ci sarà il giuramento e al più tardi lunedì prossimo, ottenuta la Fiducia dalle Camere l’Esecutivo sarà nella pienezza delle sue prerogative costituzionali.

Dalla composizione del nuovo Gabinetto si ricavano alcune indicazioni politicamente significative. La prima è che non ci saranno i vice. E, quindi, il capo politico dei cinquestelle Di Maio ha dovuto accettare un ministero di alto prestigio: gli Affari esteri. Lui avrebbe preferito l’Interno, ma ammaestrato da recenti esperienze, Conte ha fatto proprio il suggerimento del Presidente della Repubblica tendente alla spoliticizzazione del Viminale. Che così è stato affidato all’esperienza del prefetto Luciana Lamorgese, già capo di gabinetto di Minniti. Conte ha però dovuto rinunciare ad affidare ad un non politico il ruolo di sottosegretario a palazzo Chigi (aveva pensato all’attuale segretario generale Chieppa), cedendo alle pressioni dei Cinquestelle per l’ex ministro dei rapporti con il Parlamento Fraccaro.

Nella foto: Roberto Gualtieri (Pd), nuovo ministro dell’Economia

Significativa e importante la nomina a ministro per l’Economia di Roberto Gualtieri del Pd, molto apprezzato nel suo ruolo di presidente di commissione a Strasburgo. In questo modo si conferma che la cifra europeista di questo Governo l’ha data e la darà soprattutto il Pd e più in generale il centrosinistra. Peppe Provenzano, trentasettenne siciliano sarà il nuovo ministro per il Mezzogiorno. Ruolo particolarmente significativo per contenere le spinte all’autonomia differenziata sulla quale finora hanno insistito con vigore e petulanza alcune regioni del Nord e la Lega. Ma non solo loro. Inoltre il ministro della salute sarà l’attuale coordinatore di Articolo 1 Roberto Speranza. Insomma, Leu e Articolo 1 entrano a pieno titolo nella attuale maggioranza. Dando alla stessa un buon ancoraggio di sinistra.

Nella foto: Giuseppe Provenzano (Pd), nuovo ministro per il Mezzogiorno

Abbiamo visto che non ci saranno i vice presidenti del Consiglio. Ma Luigi Di Maio e Dario Franceschini saranno i capidelegazione rispettivamente dei Cinquestelle e del Pd. E qui, però, va notato che Franceschini, inizialmente quotato per la Difesa, è invece approdato ai Beni culturali e Turismo. Mentre alla Difesa è stato nominato Guerini, che i più definiscono renziano di rito lottiano. L’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd aveva detto che si sarebbe tenuto lontano dal Governo. Probabilmente sarà così. Ma l’impressione, leggendo la lista dei ministri, è che invece non si sia affatto tenuto lontano dalla formazione del Governo. Non mancano, infatti, nella formazione dell’esecutivo protagonisti vecchi e nuovi della stagione renziana. Nessuno scandalo. E’ fisiologico che in un partito complesso come il Pd le correnti interne in questi momenti facciano sentire il loro peso.

Due ministeri importanti come il Lavoro (Nunzia Catalfo) e la Pubblica istruzione (Lorenzo Fieramonti) sono andati ai Cinquestelle. E questo potrebbe rendere più difficile al partito di Zingaretti incidere sulla due cosiddette riforme, il jobs act e la buona scuola, che hanno determinato quel distacco del popolo di sinistra che è alla base del 18 per cento ottenuto dal principale partito di sinistra alle utime politiche.

Nella foto: Roberto Sperenza (Art. 1), nuovo ministro della Salute

Insomma il governo c’è e la crisi formale si avvia a soluzione con il prossimo voto di fiducia. Resta la domanda se l’alleanza tra i riformisti europeisti del partito di Zingaretti diventerà un’alleanza politica. Una prima verifica si potrebbe avere alle prossime elezioni in alcune regioni particolarmente significative, a cominciare dall’Emilia Romagna. Saranno possibili alleanze e magari liste comuni? Per ora credo che il centrosinistra debba impegnarsi al massimo nell’azione di governo con l’ottimismo della volontà, ma tenendo anche conto dei segnali che vengono dal pessimismo della ragione. E soprattutto dei fatti in corso d’opera.

Foto in evidenza: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

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