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Voto utile, una schifezza o una sciocchezza? Tutte e due

Ma davvero se uno vota Liberi e Uguali e Piero Grasso è come se votasse per la Destra e per Berlusconi? Certamente non è mai stato così e, soprattutto non è così con un sistema elettorale largamente proporzionale. Eppure è questa la tesi che da alcuni giorni viene ripetuta come un mantra da Matteo Renzi e dai suoi più zelanti sostenitori del Pd. Insomma è la tesi del voto utile. La quale, una volta veniva tirata fuori dai partiti più grandi a pochi giorni dal voto, ma questa volta è stata messa in campo in largo anticipo, visto che tutto lascia intendere che si voterà, al più presto, nel mese di marzo.
E allora diciamolo subito che questa pratica è al tempo stesso una schifezza e una sciocchezza. E’ una schifezza perchè sul voto dei cittadini l’articolo 48 della Costituzione recita con grande chiarezza al secondo comma: “Il voto è personale libero ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico“. Aggiungerei che in un Paese nel quale l’affluenza alle urne è prevalentemente in calo (segnalando una limitatata e scadente offerta politica) ricorrere alla tesi del voto utile è da politicamente e istituzionalmente irresponsabili.

Ma il ricorso alla propaganda in nome del voto utile può anche rivelarsi una grande sciocchezza che alla fine rischia di ritorcersi proprio su chi la propone. Insomma, si rischia di darsi la zappa sui piedi. Stamattina, in un editoriale non benevolo verso Piero Grasso e Liberi e Uguali, Stefano Folli non può fare a meno di notare che “impostare le campagne elettorali sul voto utile quando mancano tre mesi alle elezioni comporta un rischio molto alto, quello di disorientare gli elettori senza centrare l’obiettivo“. Aggiunge l’editorialista che “cominciare la rincorsa oggi, prima ancora che le camere siano state sciolte è sintomo di debolezza ed inquietudine“.
Credo che Folli abbia ragione e che non sia un caso che a lanciarsi subito nella rincorsa al voto utile sia il Pd. Il quale, pur accompagnato da liste civetta e da frammenti delle divisioni centriste, è considerato soltanto al terzo posto nelle intenzioni di voto sinora raccolte dai sondaggisti. Di qui l’idea di screditare eventuali concorrenti a sinistra. Magari sulla base dell’assunto che meno elettori vanno alle urne meglio ci piazziamo e più seggi si prendono.

Del resto la teoria del voto utile è vecchia. Persino Montanelli invitava a votare la Dc turandosi il naso. Ma non ha mai centrato l’obiettivo. E a mantenere equilibrio e governabilità sono servite le coalizioni, nelle quali i partiti intermedi hanno sempre avuto un ruolo anche superiore alla propria rappresentanza elettorale Proprio nella prima Repubblica il ruolo dei partiti più piccoli è stato importante, in taluni casi decisivo. Senza liberali, repubblicani e socialdemocratici non ci sarebbero stati i governi centristi. Lo stesso vale per il centrosinistra Moro-Nenni e , perchè no, per la solidarietà nazionale e per il pentapartito. Senza contare che, senza la scissione di Saragat a Palazzo Barberini nel 1947, probabilmente l’Italia non avrebbe scelto la proprio collocazione internazionale nel Patto Atlantico. Come dire: quando c’erano i partiti intermedi, questi per piccoli che fossero, contavano e davano equilibrio e stabilità alle maggioranze.

Con un po’ di vanità vorrei aggiungere un ricordo personale. Era la vigilia delle elezioni politiche del 1976. Io ero alla Voce repubblicana, giornale di un piccolo partito, e dovevo fare la domanda a Tribuna Politica al presidente del Consiglio Aldo Moro. Un paio di giorni prima il capogruppo della Dc Flaminio Piccoli aveva invitato gli elettori a non disperdere il proprio voto e a non scegliere, quindi, i partiti intermedi. I quali tuttavia garantivano come altri la governabilità. E proprio su questo feci la domanda a Moro, il quale mi diede atto dell’importanza che questi partiti avevano avuto e continuavano ad avere per la tenuta della Repubblica. Poi in privato mi aggiunse che considerava uno sbaglio politico l’appello di Piccoli perchè votare era sempre utile.
Ma oggi la propaganda in favore del voto utile è del tutto campata in aria per un altro e decisivo motivo: il Rosatellum, la legge elettorale fortemente voluta da Renzi imponendo una serie di voti di fiducia. Salvo scoprire, che, proprio in virtù di quella legge, ogni partito, coalizione, o lista per concorrere ai seggi da attribuire con il proporzionale, dovrà necessariamente, vista la scheda unica e l’ impossibilità del voto disgiunto, presentare i propri candidati in ogni collegio uninominale. E a quel punto proprio quel voto, oltre che utile, si rivelerà anche prezioso.

Foto di copertina: Giuseppe Saragat e Aldo Moro

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