Leader Art Uno con Pisapia

Articolo Uno, a sinistra senza paura. Con i nostri leader: giustizia, uguaglianza, libertà

Siamo seduti sulla bocca di un vulcano spento”. Quando pronunciò queste parole al parlamento francese, fu accolto con scherno e scetticismo. Poco dopo l’Europa fu travolta dai moti del ’48. Tocqueville aveva ragione, avevano torto tutti gli altri. Succede così, inizia sempre così: le classi dirigenti non prendono coscienza di cosa sta accadendo, non leggono la realtà, salvo poi essere travolte dai fatti.

Pierluigi Bersani, più volte, si è chiesto come mai non sia ancora “scoppiato” un nuovo ’68. Ha ragione. Evocare il ’68 significa mettere sul tavolo l’ipotesi di una società molto più inquieta, arrabbiata di quella che appare all’attuale sinistra di governo. Conseguentemente, ha aggiunto: c’è la necessità di un nuovo ’68. Ha doppiamente ragione.

E allora? Che aspettiamo? Io credo che, per il centrosinistra e per noi di Articolo 1, oggi c’è il dovere di andare a colmare il bisogno di giustizia, equità, uguaglianza e libertà che il mondo a gran voce richiede. Facciamolo fino in fondo. Abbandoniamo gli ultimi residui del vecchio riformismo, figli di un retaggio antico, in cui la parola socialismo e sinistra dovevano cedere il passo a mimetizzazioni di ogni sorta. Come Bernie Sanders negli Usa, come Jeremy Corbyn in Inghilterra, dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi. Senza settarismi, ovvio. Senza duri e puri, certo. Un campo largo, ma chiaro: come spiega Peppino Caldarola,un Campo socialista ultra-riformista. Che non esorcizzi la sinistra”.

Lasciamoci alle spalle anni di tentennamenti, di contaminazioni e riprendiamoci lo spazio che ci spetta. Adesso. Poi sarà troppo tardi: populismi e destre bussano alle nostre porte. La globalizzazione ha mostrato i suoi artigli, fatto di nuove diseguaglianze, nuove povertà, nuovi soprusi. Giovani ai quali viene precluso il futuro, costretti in periferie esistenziali. Lavoratori sfruttati, nuovi schiavi, e lavoratori “fantasma”, senza occupazione. La rappresentanza ridotta al lumicino in favore di una non meglio specificata governabilità. Il governo delle cose, tradotto in giochi di potere. Che aspettiamo?

Non servono solo leader, personaggi più o meno televisivi. Noi li abbiamo già. I nostri si chiamano giustizia, uguaglianza e libertà. E, crediamoci, sono forti. Altro che sguardo al passato: di “nuovi linguaggi”, che evocano il disfattismo, il remare contro di Berlusconi, la condanna ad essere considerato gufo, o il giovanilismo di origine fascista riprodotto sotto forma di rottamazione, ne abbiamo abbastanza. Non c’è niente di più nuovo dei valori della sinistra. Basta chiedere a un millennials, che le parole che tanti definiscono vecchie, non le hanno mai ascoltate. Jeremy Corbyn riempie stadi, sembra una rock star fra i giovani. Un motivo ci sarà.

Mettiamo in piedi il grande fronte democratico che serve, quel partito del lavoro e dei diritti di cui la nostra cultura politica ha di nuovo bisogno. In questa prospettiva, mi permetto di rivolgere un appello. A Pierluigi Bersani dico: va fino in fondo. Quello che dici è giusto, non ti fermare. A Massimo D’Alema: candidati. Saranno gli elettori a decidere saggiamente di riportare in Parlamento un punto di riferimento della sinistra europea. A Enrico Rossi: hai ragione a proporre una rivoluzione socialista senza aver paura dell’aggettivo. A Giuliano Pisapia chiedo: non fa niente chi abbracci, ma scegli, guardando al futuro. Siam mica qui a pettinar le bambole? Ai compagni e agli amici che ancora lottano nel PD auguro di potere presto unirsi a noi per costruire la nuova sinistra di cui il paese ha bisogno. Ai giovani della mia generazione dico: impegno, impegno, impegno. Autorappresentiamoci attraverso il nostro movimento, ridiamo vita ai corpi intermedi. E candidiamoci, ovunque. Mettiamoci in gioco, ne vale la pena.

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