Nostalgia, nostalgia canaglia? Chiedetelo ad Alan Arrigoni, ragazzino appena maggiorenne dall’accento romagnolo che, alle vacanze estive, ha preferito Primavera Progressista, l’associazione di under 30 che punta all’unità della sinistra alternativa alle politiche neoliberiste e di destra, sulle quali purtroppo si è appiattito anche il PD. Non certo un vecchio bolscevico nostalgico o un’intellettuale incartapecorito au caviar. Dai banchi del liceo di Ravenna ha lanciato la sfida all’utopia possibile: “Non un cartello elettorale, ma responsabilità, unità e un modello di società alternativo che sappia dare risposte alla richiesta di sicurezza e speranza che il mondo chiede di fronte all’avanzare delle destre e dei populismi, alla globalizzazione degenerativa che relega sempre più numerose fette di società a periferie esistenziali, urbane ed economiche”. Facile no?

Viviamo tempi interessanti. Le diseguaglianze aumentano, si allargano geograficamente e in tutti i tessuti della società, gli ultimi crescono di numero, gli emarginati non trovano più rappresentanza. L’organizzazione politica diventa di colpo una componente di un problema democratico più profondo e complesso, il ritorno a battaglie che sembrano vecchie si trasforma nella sfida del futuro. Il sentirsi parte integrante di un mondo che non può essere più una corsa fratricida fra disperati è un obiettivo. Il tema del lavoro e della fine del lavoro il primo tassello. Nichilismo? Tutt’altro. È la presa di coscienza che una grande forza di sinistra è necessaria, urgente. Il coraggio di rimettere in cima al nostro vocabolario le parole giustizia, uguaglianza e libertà un dovere, da concretizzare nei fatti.

Il sogno di Alan, con tutti i tratti di ingenuità e le sfumature di volontarismo della sua età, ci indicano una strada da perseguire, sono un pungolo a continuare tutti insieme. “Primavera Progressista” si pone l’obiettivo di essere rete di giovani che condividono i valori della sinistra. Partire dal basso il leitmotiv, arrivare alle periferie, alle fabbriche e agli ultimi il traguardo. Come?

Con un fronte comune che parta dai territori. Mosse politiciste e scelte calate dall’alto sono perdenti in partenza. Credo ci sia bisogno di prendere decisioni nette e compiere scelte radicali per essere in grado di coinvolgere nuovamente milioni di elettori progressisti sfiduciati e smarriti, che hanno preferito l’astensione e la protesta grillina”.

Niente leaderismo: unità, radici al passato ma sguardo al futuro sono le parole che Alan ripete come un mantra. L’associazione è partita da queste idee e si è sviluppata sui social, tramite Facebook e blog. Le firme raccolte attorno al all’appello “Per la Sinistra Unita” sono quasi 500, tanti ragazzi sparsi per lo stivale. Giovani che si sono riuniti “sotto il simbolo dei valori della sinistra, ognuno con la sua provenienza e la sua breve storia, ma senza sigle e veti. Ragazzi impegnati in Articolo Uno, in Possibile, in Sinistra Italiana, nei Verdi, in Campo Progressista. Molti provenienti da esperienze civiche e universitarie”.

Le loro bandiere sono i valori della sinistra e il sogno di un mondo nuovo. Si guardano bene dallo slogan “spazio ai giovani” che porta con sé un duplice rischio. Il primo, ormai quasi antico, di una strumentalizzazione eterna che rischia di sottrarre il presente con la promessa del futuro. Il secondo, quello di scadere in un mito giovanilista di ritorno, che si innesta sulla scia della “rottamazione” (fallita fra l’altro) esaurendosi nella mera cancellazione del passato tout court. La questione giovanile, strettamente legata al tema del lavoro, è invece fondamentale: ridare rappresentanza ai giovani, restituire loro la possibilità di autorappresentarsi attraverso una forza politica, recuperando la dimensione dell’utilità. Ricreare quella solidarietà intergenerazionale che è fondamentale per il progresso di un paese.

Insomma un progetto ambizioso, che può incarnare un suggerimento anche ai più anziani. Ma il ragazzo di Primavera Progressista non è solo un visionario, conosce bene i meccanismi della politica e nella lunga chiacchierata telefonica dice la sua anche sullo stato dell’arte del palcoscenico politico nazionale.

Noi dobbiamo essere alternativi al PD. Chi dice che il Partito Democratico di oggi è argine ai populismi, sbaglia: la buona scuola, l’approccio plebiscitario, il Jobs Act, la mortificazione del parlamento durante la campagna referendaria, le posizioni sui migranti alimentano i populisti e i nazionalisti e fanno crescere la disaffezione verso la politica, non offrendo risposte concrete e ripercorrendo logiche fallimentari. Le scelte e il modo di fare di Renzi non si limitano a strizzare l’occhio alle destre. Ma la domanda che dobbiamo porci è una e solo una: pur di prendere più voti tutto è legittimo? Non credo. Ammesso che, poi, quei voti si prendano sul serio”.

Si potrebbe scrivere per ore, perché nel progetto ambizioso di Alan e di Primavera Progressista c’è tanto. Dall’europeismo critico alla rinnovata questione meridionale, dal tema dell’università a quello della forma partito. Sarà la prima assemblea dell’associazione il 16 settembre a Bologna, a cui sono invitati tutti, giovani e meno giovani, ad entrare nel merito di tutte le questioni. Per adesso, ci siamo limitati ad una piacevole conversazione sulla sinistra, su Corbyn, su Sanders, sull’uguaglianza, sulla giustizia. Forti di una consapevolezza: andare avanti, sul serio. Se qualcuno ci chiederà il perché e se ne vale la pena, ricordarsi di Alan, che a 18 anni vuole già cambiare il mondo

 

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