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La destra dopo l’attentato di Macerata e la politica che combatteva il terrorismo Br

Questa mattina una giovane candidata di Liberi e Uguali, Rosa Fioravante, riferendosi all’attentato terroristico di Macerata, giustamente, si chiedeva in un post sui social: “Ma voi ve lo immaginate i vertici del Pci dire che le Br hanno le loro ragioni”? Certamente no, osserva la nostra amica candidata. Proprio subito dopo aver letto quel post, guardando la televisione, vedevo scorrere i titoli dei giornali di questa mattina che ci annunciavano la linea dura di Salvini e Berlusconi. Non verso gli attentatori, ma verso i migranti tra i quali l’attentatore aveva scelto il proprio bersaglio. E così se Salvini aveva promesso di cacciarne 300mila, Berlusconi, a stretto giro di dichiarazione raddoppiava con un perentorio: mandarne via 600mila: una specie di asta da mercante in fiera. Ma soprattutto un modo abbastanza esplicito di ammiccare alle ragioni che sono dietro quello che i leghisti e Berlusconi cercano di ridurre ad un gesto di un folle, dovuto al buonismo di chi pensa che il problema degli sbarchi non si risolve affidandoli ai campi di detenzione della guardia costiera libica nè ai proclami da campagna elettorale.

Già, perchè tutto questo accade a un mese dalle elezioni politiche, nel mezzo di una brutta campagna elettorale, con il voto dei cittadini affidato alle regole di una pessima legge elettorale. E allora il ricordo per quelli, come me, che hanno una certa età va proprio alle campagne elettorali vissute anche negli anni del terrorismo e delle Brigate rosse e di Prima linea. Erano campagne elettorali, attraversate anche da gravi espisodi di sangue, ma ai quali le forze politiche di maggioranza e di opposizione reagivano, il più delle volte, con unità e compostezza. Anche quando, all’indomani del delitto Moro ci fu la contrapposizione tra il fronte della fermezza (Dc, partiti laici, e il Pci) e trattativisti umanitari tra i quali spiccavano i socialisti di Craxi.

Da un lato i partiti si confrontavano anche in dure contrapposizioni, dall’altro però si trovavano in larga parte convergenti sulla esplicita condanna senza se e senza ma di quel terrorismo. Era quella la tenuta dell’ arco costituzionale, ma che con termine degasperiano si potrebbe chiamare anche il più ampio cerchio della politica. E fu anche e soprattutto per quella tenuta che alla fine Brigate rosse e altri gruppi terroristici furono sconfitti. dalla politica e non da proclami identitari.

L’episodio di Macerata è certo di portata molto minore del terrorismo degli anni 70. E il rischio che il razzismo degeneri in un terrorismo diffuso richiama più l’Oas ai tempi dell’Algeria, che le Br nostrane. Ma attenzione a non sottovalutare il contorno nel quale quel pur grave episodio si colloca: Luca Trani sarà anche persona mentalmente disturbata, ma gli era stato concesso di possedere un’arma. E questo è un fatto da non sottovalutare in un clima politico nel quale talvolta si è, se non inneggiato certamente parteggiato per chi si difendeva da solo.

E’ per questo che preoccupano gli ammiccamenti giustificativi dei Salvini e dei Berlusconi che, definendo il fenomeno migratorio “una bomba sociale”, si cimentano poi nell’asta a chi promette di cacciare più migranti non regolari. Trecentomila! No, almeno seicentomila! Che vergogna! A proposito, con questi numeri ci vorrebbe un ponte aereo senza precedenti. E poi quali sarebbero le destinazioni di queste deportazioni? E quanto costerebbe. Come dire c’è un limite anche alla più scomposta propaganda.

Fin qui le destre. Compreso Berlusconi, che continua ad accreditarsi come colui che garantisce sulla bontà europeista della coalizione con Salvini. Quanto al Pd certamente la sua condanna dei fatti di Macerata è stata forte e chiara. Magari qualcuno dalle parti di Renzi poteva fare a meno di accusare coloro che in Lombardia non sostengono il candidato scelto del Pd di fare il gioco dei razzisti e della Lega. In democrazia non funziona così. Si può votare sia Gori sia Rosati, ed essere egualmente insieme contro il razzismo di Salvini e gli ammiccamenti di Berlusconi. E intanto continuare ciascuno a fare le proprie diverse campagne elettorali con proposte programmatiche spesso contrapposte. E’ il gioco democratico. Nella prima repubblica accadeva così. Anche e soprattutto quando c’erano le Brigate rosse.

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