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L’ISIS sposta il fronte in Asia: 20 morti a Dacca, nove sono italiani

Raqqa, capitale in Siria dello Stato Islamico, è circondata; in Iraq ha già perso Tikrit, Ramadi e Falluja. L’obiettivo del terrorismo è quello di coinvolgere il mondo in una guerra globale. Non più solo l’Europa, ma colpisce dove sembrava meno atteso: l’Asia. Un fronte inaspettato solo per chi non è informato della capacità di convincimento che i gruppi terroristici possono avere su una popolazione sfruttata per decenni dalle multinazionali. Ma l’ISIS sembra avere forti aspirazioni in Asia anche perché è ormai il territorio più popoloso a maggioranza musulmana nel mondo. In Asia vivono circa 1,1 miliardi di seguaci di Maometto, in particolare l’Indonesia, il Pakistan, l’India e il Bangladesh hanno ognuno più di 100 milioni di musulmani.

Qui numerosi gruppi combattenti si sono formati e si stanno addestrando alla guerra globale con attacchi kamikaze su obiettivi civili. Katibah Nusantara, un gruppo di sud-est asiatici, proveniente dall’Afghanistan, che lottano per Stato islamico in Siria sta minacciando il governo di Kuala Lampur. Un video di 20 minuti, presente in rete da circa un mese ed intitolato ‘Toghut‘ (peccatori contro gli insegnamenti di Allah), mostra i miliziani dello Stato islamico “malese” combattere in Siria; insieme ad altri due combattenti siriani si mostrano nella decapitazione di tre prigionieri. Mohd Rafi Udin, il capo dei terroristi malaysiani in Siria, specifica che chi non può combattere in Medio Oriente deve combattere per Allah nelle Filippine, in Malaysia, in Bangladesh. Sempre Mohd Rafi Udin invita gli jihadisti ad unirsi sotto la guida di Abu Abdullah, un leader estremista filippino del gruppo Abu Sayyaf, che ha giurato fedeltà a IS nel mese di gennaio. Secondo il Soufa Group, un’agenzia statunitense che fornisce servizi di intelligence e sicurezza,”i gruppi estremisti asiatici come Katibah Nusantara e Mujahideen, hanno già giurato fedeltà allo Stato islamico e il suo leader Abu Bakr al-Baghdadi“. Sidney Jones, esperta di terrorismo e direttore dell’Istituto per l’analisi politica del conflitto a Jakarta, avvisava un mese fa al sul Times: “Per estremisti islamici indonesiani è possibile andare in Siria e ottenere l’addestramento militare, esperienza di combattimento, l’indottrinamento ideologico e i contatti internazionali“.

Si, l’attuale escalation terroristica in Bangladesh non stupisce gli analisti di politica internazionale: l’attentato di ieri a Dacca si inserisce in una scia di sangue iniziata già nei primi mesi del 2015 – grazie al reclutamento da parte dello sceicco Abu Ibrahim al Hanifi, forse pseudonimo di Jamin Chowdhury – di un numero di adepti sempre maggiore dislocati nelle zone di Mirpur e Gazipur. Abu Ibrahim al Hanifi, aveva delineato in una intervista la strategia di crescita per le formazioni terroristiche regionali: “Una forte base jihadista in Bengal permetterà di condurre attacchi di guerriglia in India simultaneamente da est e da ovest, creando paura e caos nel Paese con l’aiuto dei mujaheddin già sul posto”. In Bangladesh ad oggi sono stati quasi cinquanta gli omicidi rivendicati da formazioni integraliste islamiche ma il governo bengalese ha sempre negato la presenza nel Paese di gruppi legati al Califfato. Il risultato è stato che ieri un commando di 9 uomini ha massacrato nove italiani (5 sono donne), quasi tutti imprenditori dell’industria tessile, insieme a sette giapponesi, tre bengalesi e un indiano.

Gli esperti di geopolitica internazionale stanno da tempo evidenziando che in India, Indonesia, Malaysia, Pakistan, Filippine e Singapore, si sta sviluppando una versione sempre più virulenta di estremismo islamico che ha il potenziale di cambiare il panorama strategico internazionale. Il mondo occidentale e i meccanismi finanziari su cui è retto dovranno tenerne conto.


 

Nella foto di copertina – L’attacco dell’Isis a Dacca

Le foto delle vittime italiane: Maria Riboli, Nadia Benedetti, Adele Puglisi, Claudio Cappelli, Simona Monti, Vincenzo D’Allestro, Claudia Maria D’Antona, Marco Tondat, Cristian Rossi

 

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