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Rossi chiede una svolta o “il ciclo di Renzi rischia di essere già finito”

Non è stato un intervento, a sua firma, sul blog che gestisce su Huffington Post. E’ un’intervista sul dopo elezioni che gli ha fatto Andrea Carugati, sempre sull’Huffington Post. A domanda risponde Enrico Rossi, presidente della Toscana e candidato alla segreteria del Pd. Il titolo dell’intervista contiene due notizie, la prima “Renzi cambi o rischia di essere già finito”, la seconda “A Napoli ripartiamo da Bassolino“.

Sull’esito del voto l’ex sindaco di Napoli aveva parlato poco prima. Bassolino si era dichiarato d’accordo con Renzi sul fatto che si è votato per i sindaci e non per il governo. Ma aveva subito aggiunto: “Però se si vota per grandi città come Napoli, Milano, Roma, Torino e Bologna, si vota per il paese. Perché le grandi città sono un’ossatura importante del Paese”. “Il problema – secondo Bassolino – è che il Pd non ha fatto il Pd. Il risultato del Pd e della coalizione a Napoli è pesantemente negativo, peggio non si poteva fare. Si è trattato di disastro annunciato, si è perso ma non solo: si è perso senza neppure combattere”.

Enrico Rossi, nell’intervista concessa ad Hp, dice: “C’e’ un partito abbandonato nelle mani di chi detiene pacchetti di voti e da ricostruire dalle fondamenta. Ricostruire un partito organizzato sui territori, con degli organi dirigenti dove le persone si confrontano e decidono in modo collettivo”. “Capisco la necessita’ del leader – aggiunge – ma qui ormai siamo al personalismo”. Per Rossi “serve un partito che ritrovi i suoi valori di sinistra. A partire dal Sud, da Napoli, dove Renzi, dice Rossi, dovrebbe indicare come commissario Antonio Bassolino.

Secondo lei, chiede Carugati, ha influito un ragionamento nazionale dietro all’arretramento del Pd alle elezioni comunali?

“Ma è evidente che, al di la di alcuni temi locali, c’e anche questo. Come si fa a pensare che la gente scinda al momento di andare alle urne? O di non andarci, come hanno fatto molti dei nostri? In fondo anche Renzi l’ha capito e ha detto di voler reagire”.
“Ma spero – commenta Rossi – che non lo faccia col lanciafiamme, come ho letto sul Corriere“. Maria Teresa Meli del Corriere della Sera ha attribuisce a Renzi, l’intenzione di occuparsi del partito: “Me ne occupo – avrebbe detto – dopo i ballottaggi: entro col lanciafiamme nel Pd del Sud”.

Alla domanda se sia o meno una provocazione, quella di Bassolino, Rossi risponde: “Assolutamente no. È una persona perbene e può svolgere un ruolo di garanzia, promuovere una nuova generazione”.

Ma cosa accadrà, chiede Carugati, se il segretario del Pd, Matteo Renzi non accoglierà le sue proposte di riorganizzare il partito sui territori e di affidare i dem a Napoli ad Antonio Bassolino?

Nella foto: Antonio Bassolino

“Allora succedera che lo scollamento tra il Pd e il suo popolo si approfondirà. Io al contrario – risponde Rossi – credo che si sia ancora in tempo per ricucire. È evidente che il premier non cavalca più l’onda del 2014, non c’é più quella spinta popolare e populista”.
“Se si vuole raddrizzare la barca – aggiunge Rossi – da qui ai ballottaggi bisogna rivolgersi con umiltà agli elettori di sinistra, convincendoli a non tuffarsi in avventure pericolose con la destra e il M5s, da Roma a Milano“.

Rossi indica anche alcune strade che il Governo dovrebbe percorrere: “Il governo poi deve cambiare verso: investimenti pubblici e sostegno selettivo ai privati sui temi della ricerca e della tecnologia; cuneo fiscale; una legge sulla povertà per dare un reddito di inserimento sociale a 4,5 milioni di persone in grave difficolta. Se ci sono 15-16 miliardi da spendere , un punto di Pil, basta coi bonus o le detassazioni generiche come quelle sulla casa”.
“Queste elezioni comunali segnalano una forte difficolta per il Pd: perdiamo i voti del popolo della sinistra che non si riconosce più in questo partito e nelle scelte del governo. Se non ci sarà una svolta e una netta correzione di tiro il ciclo di Renzi rischia di essere gia finito”. E cita un esempio: “Qui in Toscana  abbiamo visto primarie dopo il primo mandato dei sindaci solo per imporre un candidato renziano doc”.

Lei da tempo, domanda Carugati,  si è candidato al congresso Pd. Con chi vorrebbe condurre questa battaglia? La minoranza la accusa di essere troppo light col segretario

Forse perché non credo sia utile attaccarlo sul piano personale e fare un continuo gioco di interposizione: Matteo non è un corpo estraneo, ha vinto il congresso. E tuttavia dopo due anni è il momento di tirare qualche somma e qualche sottrazione sulla sua azione, e di costruire un asse politico e culturale alternativo. Io collaborerò con chi vorrà spostare a sinistra l’asse politico e sociale del Pd e del governo e ricostruire il partito. Non mi sono posto il problema dei compagni di strada: vado in giro, parlo con le persone…”.

Tra i ballottaggi e il congresso, osserva Carugati, ci sarà il referendum costituzionale che Renzi vive come il vero giudizio sulla sua azione politica

Io ho già detto che voterò sì, ma la riforma costituzionale non è un evento: è un lungo processo. Sarebbe un grave errore se Renzi non cogliesse il segnale degli elettori e tirasse dritto sul referendum come un giudizio divino. La nostra gente sente la questione sociale, non ha senso giocarsi tutto sul referendum gridando che mandiamo a casa 300 politici. Per carità, apprezzabile, ma dalle urne arrivano richieste diverse. Finora c’è stata in Renzi l’illusione di poter conquistare i voti di destra, ma si è rivelata appunto un’illusione perché su temi chiave come immigrazione ed Europa Renzi è un uomo del progressismo europeo. Ed è il motivo per cui stiamo nello stesso partito. Del resto, i risultati del voto dimostrano che extra ecclesiam nulla salus. Fuori dal Pd c’è solo uno sbocco minoritario e senza prospettive. Dunque la battaglia va fatta dentro il partito. E il momento è arrivato…”.

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