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Quando la partita comincia dopo il voto. Gli effetti del Rosatellum sugli elettori e sui partiti

Ogni sistema elettorale produce determinati effetti, condizionando sia i comportamenti degli elettori che dei partiti. I politologi utilizzano l’espressione “ingegneria elettorale” per sottolineare la complessità di tali meccanismi e le loro ripercussioni sugli attori politici. Sebbene le procedure di approvazione non differiscano da quelle di una legge ordinaria, la legge elettorale ha nella sostanza una valenza costituzionale, poiché incide nel lungo periodo su un sistema democratico.
Dal 1948 ad oggi, in Italia sono state utilizzate ben 4 leggi elettorali. Il proporzionale puro ha lasciato il posto al Mattarellum, sistema misto prevalentemente maggioritario, nel 1993. Nelle elezioni del 2006, 2008 e 2013 è stato poi utilizzato il Porcellum, proporzionale con premio di maggioranza, dichiarato incostituzionale nel 2014. Le elezioni del 4 marzo “battezzeranno” il Rosatellum, un sistema misto, per un terzo maggioritario e per due terzi proporzionale. Quali saranno le sue influenze sulla scelta degli elettori e sulla successiva formazione del governo?

Anzitutto, bisogna sottolineare come la separazione tra le due quote non sia così netta: non è presente, infatti, un doppio voto, l’uno per la lista e l’altro per l’uninominale, come accadeva con il Mattarellum. Secondo quanto è previsto dalla nuova legge, se si barra il nome del candidato dell’uninominale automaticamente il voto si assegna alla lista che lo sostiene, oppure, in caso di coalizioni, è ripartito tra ciascuna forza in proporzione ai consensi ottenuti su base nazionale; nel caso in cui l’elettore ponga la “X” solamente sul simbolo del partito, il suo voto è attribuito in maniera implicita anche al candidato sostenuto dallo stesso partito.
L’elettore allora tenderà a riconoscersi nel candidato nel proprio collegio oppure in un determinato partito? Darà maggiore peso alla competizione locale o a quella nazionale?
Il collegio rappresenta un fattore di debolezza per le formazioni che hanno forti leadership nazionali ma sono scarsamente radicate sul territorio. È sicuramente il caso di Forza Italia, che soffre maggiormente nelle elezioni locali e nei collegi uninominali, ovvero quando Berlusconi non è in gioco in prima persona ed è costretto ad effettuare trattative con altre forze politiche. Tuttavia, in assenza del voto disgiunto, l’elettore di Forza Italia potrà comunque esprimere la propria preferenza al simbolo “Berlusconi Presidente”, la quale si trasferirà in maniera indiretta al candidato del collegio. In sostanza, per Berlusconi la minaccia rappresentata dal collegio uninominale era maggiore con il Mattarellum piuttosto che con l’attuale Rosatellum.
Una forte leadership è anche quella dell’alleato Salvini. Il tentativo di costruire una Lega nazionale deve però fare i conti con i limiti organizzativi a Sud, i quali sono comunque parzialmente aggirati attraverso il sostegno ai candidati delle altre forze di centro-destra nei collegi uninominali ed il conseguente “effetto trascinamento” sulla quota proporzionale. Pertanto, quella tra Berlusconi e Salvini è senza dubbio un’alleanza di convenienza, in grado di sovrarappresentare i rispettivi partiti, senza però creare nessun vincolo post-elettorale. La strategia del centro-destra è sintetizzabile con il seguente slogan: “uniti per eventualmente dividersi”.
Per il Movimento 5 Stelle può essere fatto un discorso non molto diverso da Forza Italia. La distribuzione del suo elettorato è piuttosto omogenea a livello nazionale e, pertanto, le probabilità di successo aumentano laddove si allarga la dimensione territoriale della competizione, come avviene quindi con la quota proporzionale. A differenza di Forza Italia, però, il partito di Grillo si rifiuta di fare alleanze pre-elettorali, incontrando inevitabilmente maggiori difficoltà nell’uninominale.
Quanto al Partito Democratico, è interessante osservare fino a che punto la leadership di Renzi possa considerarsi uno strumento catalizzatore di consensi più efficace dell’organizzazione partitica e dei capibastone locali. La presenza di un competitor a sinistra come Liberi e Uguali, espone sicuramente il Pd alle insidie dell’uninominale, le quali difficilmente saranno superate attraverso il sostegno proveniente da liste “civetta”. D’altra parte, l’affermazione del partito di Grasso dipende principalmente dalla scelta delle candidature nei collegi e dalla loro capacità di porsi come sfidanti sia del Pd sia del M5S.

Cosa succederà allora dopo il voto? In primo luogo, è doveroso ribadire che la legittimazione di ogni governo provenga dall’assemblea legislativa. Se i sistemi proporzionali fanno dipendere la nascita degli esecutivi da trattative che avvengono nel periodo successivo alle elezioni, i sistemi maggioritari mirano a favorire l’individuazione di una maggioranza chiara e talvolta una investitura “quasi diretta” del primo ministro. Tuttavia, come dimostrano le ultime elezioni britanniche, anche nei sistemi fortemente maggioritari può verificarsi la necessità di formare coalizioni all’indomani del voto.
Il ruolo che svolgeranno tutti gli attori politici, prima e dopo il 4 marzo, è stato opportunamente ricordato dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno: “Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca. A scriverla saranno gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento”. Una pagina importante la scriverà lo stesso Mattarella, il quale, dopo le consultazioni, affiderà l’incarico di governo ad un esponente della coalizione o del partito che ha preso il numero maggiore di voti. Si tratta indubbiamente di un passaggio politico arduo, il cui esito non è affatto scontato.

Gli scenari futuri, quindi, dipendono da molteplici variabili, riguardanti sia i meccanismi istituzionali che le dinamiche interne alle forze politiche. La coalizione che appare maggiormente accreditata ad ottenere una maggioranza, seppur relativa, è quella di centro-destra. Una posizione di assoluto vantaggio è sicuramente quella di Berlusconi e del suo partito, che rappresenterebbe l’ago della bilancia sia in caso di vittoria che di pareggio. Non è infatti da escludere l’ipotesi di una grande coalizione tra Forza Italia, Pd e centristi, soluzione sicuramente gradita alla tecnocrazia europea, che potrebbe permettere di superare l’impasse istituzionale allo stesso modo di Germania e Spagna, così come successe nel 2013. D’altra parte, sia Berlusconi sia Renzi hanno presentato le elezioni come uno scontro tra i rispettivi schieramenti ed il Movimento 5 Stelle, lasciando presuppore la presenza di uno schema politico ben definito.

Una simile prospettiva, però, significherebbe per il segretario dem una sua fuoriuscita dalla partita per la Presidenza del Consiglio, in cui giocherebbero invece un ruolo primario i capicorrente del Pd. Lo ha espresso lo stesso Renzi in una intervista rilasciata la scorsa settimana al quotidiano “Il Giorno”: “Come Pd avremo vinto se a Palazzo Chigi tornerà uno dei nostri. Il nome lo deciderà il Presidente della Repubblica come prevede la Costituzione”. Le possibilità di alleanze post-elettorali con la sinistra sono comunque piuttosto basse. In questo caso, l’ostacolo è rappresentato dalla carica di segretario ricoperta da Renzi, dalla quale deriva la linea politica del suo partito. Indubbiamente, per Liberi e Uguali, il potere di ricatto o di coalizione da far valere nei confronti di Pd e M5S è direttamente proporzionale alla consistenza numerica dei suoi gruppi parlamentari.

Esistono, infine, due variabili strettamente connesse al Movimento 5 Stelle. Da una parte, occorre notare come la strategia di Di Maio sia probabilmente quella di un governo di minoranza a geometria variabile, che cerchi l’appoggio di altre forze politiche, come la Lega o Liberi e Uguali. Dall’altra, è lecito supporre come difficilmente i parlamentari pentastellati possano essere favorevoli ad elezioni anticipate. Per molti di loro si tratta della seconda legislatura e pertanto, salvo modifiche del proprio regolamento, una nuova tornata elettorale determinerebbe l’impossibilità di ricandidarsi.
La vera partita, dunque, comincia il 5 marzo.

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