Probabilmente aveva ragione Massimo Giannini, occorreva avere più coraggio e farlo prima. Uscire, intendo. Quando la Direzione del PD, ad esempio, votò una legge di riforma del mercato del lavoro che non prevedeva i licenziamenti collettivi, o una proposta di legge elettorale senza capilista bloccatoli e premio di coalizione e, invece, ci siamo ritrovati a votare la fiducia di due decreti che prevedevano proprio ciò che pareva dovesse essere escluso. Forse a Piazza Santi Apostoli dovevamo esserci prima.

Questa è la prima sensazione che ho provato seguendo la diretta streaming della manifestazione, comodamente sdraiato, lo ammetto e ne faccio ammenda, su un comodo lettino in una spiaggia con difronte il meraviglioso mare del Salento. Il verde smeraldo del mare era un tocco di allegria aggiuntiva ai tanti colori di quella piazza. Colori che trasmettevano non solo entusiasmo ma, appunto, allegria contagiosa. Non ho scorto, e non era affatto scontato, alcun sentimento di rivalsa o di contrapposizione personale. Sostanzialmente, di Renzi e del suo destino personale pare se ne fregassero altamente. Quando è stato evocato, era solo per riferirsi ad alcune fondamentali scelte del suo governo per chiederne discontinuità.

Nella foto: Alfredo D’Attorre, Enrico Rossi, Roberto Speranza e Francesco Laforgia,Insieme in piazza Santi Apostoli

Discontinuità non vuol dire affatto umiliarsi cospargendosi il capo di cenere, quanto piuttosto prendere atto della realtà e correggere, anche sostanzialmente, alcune scelte. Significa prendere atto che non il Jobs act in sé ha prodotto nuovi posti di lavoro, ma la decontribuzione che lo accompagnava e quel poco di ripresa economica in atto. In compenso, ha determinato, questo sì autonomamente, un incremento dei licenziamenti disciplinari collettivi. Significa ammettere che un insegnante precario da decenni e primo nelle vecchie graduatorie non può essere accusato di essere un fannullone se, in virtù di un algoritmo, dalla Sicilia è destinato al lavoro in Lombardia. Significa rendersi conto che la cosiddetta “alternanza scuola lavoro”, così come concepita, non produce competenze ma lavoro dequalificato a costo zero. Che aver escluso l’IMI per tutti, oltre ad essere incostituzionale, in quanto nega il principio di progressività deli’imposizione fiscale, crea oggettive ingiustizie e mette in sofferenza il bilancio statale e quello dei Comuni.

Nella foto: Insieme, in piazza Santi Apostoli

Questo è sostanzialmente ciò che ha chiesto ieri la piazza di Insieme. Ha chiesto che nasca un nuovo e generoso soggetto politico che sappia coniugare risanamento (con un deficit come il nostro, senza Euro ed Europa altro che rischio greco, avremmo già fatto la fine dell’Argentina di inizio secolo) e welfare. Politiche volte alla creazione e protezione del lavoro, che garantiscano l’universalità e l’accessibilità per tutti alle prestazioni sanitarie. Una nuova ed efficace attenzione al Mezzogiorno e ai suoi giovani, condannati a non aver alcun futuro nei luoghi di origine.
Sarà colta questa che è un’opportunità di confronto e non di sfida?

Sempre ieri è sempre in TV ho seguito l’Assemblea Nazionale dei circoli PD. Ciò che emerso mi ha spaventato, perché ho avuto la conferma di un dubbio prima, un timore poi, una quasi certezza ieri: il riformismo immaginato da Renzi non è di stampo centrista e nemmeno “macronista”. Renzi sta conducendo il PD verso una deriva pericolosamente peronista. Cos’è se non peronismo la pretesa di rifiutare ogni tipo di mediazione, anche interna al suo partito, e di avere come unico e presunto interlocutore il popolo che ha votato per lui alle primarie? Fino a qualche decennio fa gli scienziati della politica non usavano, per descrivere questo fenomeno, il termine “autoreferenzialità”, usavano proprio l’aggettivo “peronista“.

Ma da ieri è chiaro che un nuovo modo di essere e fare politica è possibile. Ce lo hanno detto quelli di Piazza Santi Apostoli e ce lo hanno ricordato alcune note e parole di Vasco Rossi dal Modena Park: “Per rinascere in un’altra situazione/ Un mondo migliore“.

Nella foto di copertina: La piazza di Insieme

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