Dopo la cronaca di una crisi annunciatissima, siamo alla cronaca di probabile suicidio annunciato. Quello del PD e di tutta la sinistra se davvero si dovesse dar vita ad un governo “giallorosso” (che, poi, il rosso, a ben vedere, dove sarebbe?). Breve riassunto delle posizioni in campo.

Il Senatore di Scandicci, Matteo Renzi, finiti i pop corn ritiene che per il bene del Paese sia da irresponsabili recarsi alle urne e occorrerebbe dar vita ad un governo istituzionale, o del Presidente, quindi un governo con PD, 5 Stelle e, possibilmente, Forza Italia. Salvini, che ha tutti i difetti di questo mondo ma stupido non è, ha subito offerto ciò che fino a ieri rifiutava a Berlusconi: un’alleanza di ferro in vista delle da lui auspicate elezioni anticipate. Quello a cui pensa Renzi è un “governo di scopo”, cioè un governo e una maggioranza parlamentare che mettano al riparo i conti pubblici nella prossima manovra economica, votino la riduzione dei parlamentari (ultimo e disperato cavallo di battaglia dei grillini) e poi, con maggiore serenità, si può andare al voto. Renzi dimentica, o finge di dimenticare ché il ragazzo è sveglio, due piccoli particolari.

Il primo, mettere a posto i conti pubblici non mettendo mano a reddito di cittadinanza, quota cento e altre bazzecole – in termini di miliardi di euro – è cosa ardua se non impossibile. Visti i guai combinati da sti sciagurati in poco più di un anno, ottenere dall’Europa maggiore flessibilità per varare una legge di bilancio che riesca a coniugare rigore e sviluppo è praticamente impossibile con un governo che nasce a termine. Sarebbe poco affidabile, diciamo.

Il secondo particolare riguarda la riduzione dei parlamentari. Non può sostenere, come fa, che anche il PD e il governo da lui guidati proposero una riduzione drastica dei parlamentari – praticamente l’abolizione dei senatori – nella famigerata e sfortunata riforma costituzionale. Quella riforma, infatti, per quanto pasticciata – pasticciata, non eversiva – prevedeva sì una riduzione ma all’interno di meccanismi istituzionali ben diversi. Potevano piacere o meno, però disegnavano un assetto istituzionale ben diverso dall’attuale. Per Di Maio e compagnia si tratterebbe solo di una diminuzione di “poltrone” in nome di quell’antipolitica che è l’unica cifra che caratterizza quel movimento. Di cultura di governo, manco a parlarne. Ma anche volendo tralasciare questo non secondario particolare, rimane il fatto che l’approvazione di una legge costituzionale, se non riuscisse ad ottenere il voto favorevole dei 2/3 del Parlamento potrebbe essere soggetta a referendum confermativo, referendum che non potrebbe celebrarsi in caso di elezioni. Quindi, avremmo il paradosso una norma costituzionale che prevede l’elezione di poco più di 600 parlamentari ma la cui efficacia è sospesa e, di conseguenza, andremmo al voto per eleggerne gli attuali 900 e passa!

Insomma, per fare le cose per benino (come direbbero proprio a Scandicci e città limitrofe) il governo dovrebbe durare in carica un paio di anni, anche perché ci sarebbe da approvare necessariamente una nuova legge elettorale, e in questi due anni occorrerebbe anche governare. L’approccio ai problemi del Paese è un tantino diverso tra sinistra e 5 Stelle e come fai ad affronta e risolvere le numerose, drammatiche e reali emergenze del Paese con Giggino e i suoi fratelli mentre Salvini e tutta la destra dall’opposizione spareranno ad alzo zero?

Ovviamente le considerazioni appena fatte valgono anche per il cosiddetto “lodo Bettini”, favorevole ad un’intesa ma che sia di legislatura con i 5 Stelle. Su quali basi si potrebbe costruire oggi un accordo programmatico con chi è contrario alla TAV, non ha la minima idea su come salvare e rilanciare Alitalia, nessuna idea e proposta di politica industriale per scongiurare la perdita di lavoro di decine di migliaia di lavoratori, di politiche migratorie dopo che hanno condiviso e approvato le maggiori schifezze proposte da Salvini, posizioni sull’Europa ambigue e, comunque, inconciliabili con la nostra visione?
E’ vero, Salvini ha il vento in poppa e la prospettiva che possa vincere le elezioni superando la soglia del 40% è reale e preoccupante. Ancor più preoccupante la prospettiva di ritrovarsi tra un paio di anni Berlusconi Presidente della Repubblica. Ma ciò che ora è solo un rischio diverrebbe certezza da qui a qualche mese se si commettesse l’imperdonabile errore di fare ora un governo con i 5 Stelle.

Per cortesia, lasciate stare Togliatti e l’esperienza del Governo Dini. Sono talmente diversi i contesti storici e politici che evocarli conferma la pretestuosità di certe posizioni.
Perché in realtà questa crisi di governo ha fatto saltare più di un piano, più di una strategia.
Qui l’interesse del Paese c’entra poco o punto (direbbero sempre dalle parti di Scandicci e città limitrofe).
La sinistra ha qualche idea e proposta seria e seducente per il futuro dell’Italia e dell’Europa?
Non i soliti programmi pallosi ed inutili, ma quattro/cinque proposte su lavoro, povertà, sanità, ambiente, politiche migratorie.
Le metta in campo e sfidi la destra.
Se non le ha, o non è ancora capace di partorirle, non sarà un governicchio con quelli del vaffa day o una santa alleanza anti Lega a fermare i nuovi barbari.
Sarebbero entrambi un suicidio. Annunciato e, per alcuni aspetti, ridicolo.

Foto in evidenza: Matteo Renzi (Pd), Luigi Di Maio (5 Stelle)

Commenti