Dopo le primarie di Puglia e le elezioni regionali in Emilia Romagna: un partito nuovo, non un nuovo partito
Il segretario del Pd Zingaretti ha proposto al suo partito un congresso per rifondare la sinistra, aprendo a “sardine”, movimenti e associazioni, a sindaci e amministratori, ad ambientalisti e non ha escluso il cambio del nome. Si tratta, se ho capito, dopo errori e difficoltà di questi anni, di mettersi a lavoro per dare vita ad una sinistra che abbia un’anima, una politica e una orga-nizzazione. Penso che di questo non ne debba discutere solo il Pd ma l’intera sinistra, anche quella senza partito.
Dopo le primarie del 12, in Puglia e a Brindisi è possibile aprire un confronto sereno e costruttivo, aperto alle tante energie giovanili, alle competenze diffuse, alle passioni politiche?
Sento, come tanti che hanno una storia politica di militanza a sinistra, la mancanza di un partito, nuovo e moderno, dove potersi confrontare e lavorare “assieme”. E non è una questione di nostalgia. Non si tratta di ricostruire le vecchie sezioni di partiti superati dalla storia, ma di avere strumenti e sedi di partecipazione, di confronto e di organizzazione da frequentare non solo per le scadenze elettorali.
Un partito che non comunichi solo attraverso i social o le chat di whatsapp.
Un partito dove poter costruire progetti condivisi per migliorare le condizioni di vita di chi soffre di più e paga le conseguenze di una ingiustizia diffusa. Lo dico e lo scrivo da tempo.
Il segretario del Pd Zingaretti nel colloquio su Repubblica ha indicato la strada che io ritengo giusta e necessaria, quella dell’unità e di una nuova sinistra che non ha paura di cambiare e alternativa alla cultura della destra sovranista e populista.
La destra esiste e in Italia si è manifestata e si manifesta in una forma aggressiva e regressiva come mai conosciuta nella nostra storia. Lo avrebbe dovuto capire da tempo tutta la sinistra che ha preferito, una parte importante di essa, rincorrere politiche liberiste e di mera gestione di governo (con un brutto termine viene chiamato “governismo”), mentre un’altra parte si è limitata a polemizzare con queste politiche.
Si è persa da tutte e due le parti la dimensione della realtà e ci si è allontanati da un popolo che chiedeva protezione e riferimenti certi.
Spetta soprattutto al Pd dare un segnale forte. Da Roma e dai territori dovrebbero partire iniziative tese ad aprire per unire e riunire.
La proposta del congresso del Pd per un partito nuovo avanzata da Zingaretti va in questa direzione.
Se si realizzasse una fase costituente di idee e di nuova organizzazione politica in grado di unire e di riunire, penso che molti si metterebbero in discussione e sarebbero pronti a dare il loro contributo.
I partiti nascono, si creano perché rappresentano valori e bisogni. Non nascono o non hanno lunga vita se a prevalere sono ragioni di convenienze elettorali e di sopravvivenza di un ceto politico che si organizza attorno ad un capo o al potere da gestire. La crisi del Pd ha queste ragioni di fondo e la scelta di Renzi di lasciare il Pd mi sembra che risponda più a questa idea della politica che ad altro.
Valori e bisogni, domande di cambiamento, rimangono pressanti e necessari per una sinistra nuova, attuale e utile. Lo dicono e lo chiedono le piazze di questi mesi, i movimenti come quello delle “sardine” e quelli a difesa dell’ambiente, del lavoro, per la legalità e contro le mafie.
Quello che c’è non basta e quello di cui c’è bisogno non c’è ancora.
Nuove e vecchie sigle sono una sommatoria di fragilità e gli appelli all’unità lasciano il tempo che trovano così come non sono più sufficienti se non addirittura dannosi i cartelli elettorali di indistinti “senza un’anima e senza una politica”.
La situazione richiede un salto e un impegno a lavorare da più parti alla costruzione di quello che Zingaretti ha chiamato un partito nuovo ma non un nuovo partito. Ci sono le condizioni oltre che la necessità di avviare un lavoro comune e diffuso nei territori, nelle piazze, nei quartieri, per strada, nei luoghi di lavoro e di studio, partendo proprio dalla consapevolezza che queste affermazioni comportano.
Un lavoro di lunga lena per un programma fondamentale e per un progetto di una nuova forma partito.
Un partito e’ un’associazione di persone al servizio di una causa e di una comunità.
La comunicazione e’ importante, la TV e il Web sono indispensabili, ma il valore degli individui e il loro stare assieme, sentirsi comunità è insostituibile, l’apertura alla società è vitale, così come è determinante la formazione di nuovi dirigenti educati all’impegno, al lavoro politico e allo studio.
E di un partito di sinistra che si richiami a quei valori sempre moderni e attuali (le grandi questioni dell’uguaglianza, del lavoro, della libertà, della difesa e del futuro del pianeta terra e dell’umanità che lo abita), c’è tanto bisogno. Valori che richiedono proposte, progetti, politiche pubbliche. I partiti, la politica servono a questo. E … dicevano i latini… “nomina sunt consequentia rerum”.
Questo, lo si deve sapere, richiede la fatica del pensare, dell’organizzare e dell’agire con coraggio e coerenza e che assieme a visione, passione e competenza fanno di un partito, alterna-tivo alla destra e a questa nuova destra italiana, un partito utile e attrattivo.
Un partito dalle idee e dalla forma nuove, serio, organizzato e popolare, privo di rancori e diret-to da dirigenti consapevoli, riconosciuti, competenti, giovani e motivati.
—
Carmine Dipietrangelo è presidente LeftBrindisi
—
Foto in evidenza: Il segretario del Pd Nicola Zingaretti