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Draghi, i soldi dell’Europa, la pandemia e la politica che non c’è ancora

Ma davvero la buona politica è saper affrontare al meglio i problemi posti dalla pandemia e saper ottenere prima e spendere bene poi i fondi che l’Europa ci mette a disposizione per affrontare le conseguenze di questa grave crisi che non coinvolge soltanto il nostro Paese? Certamente è anche questo, Anzi è soprattutto questo. E il governo Draghi ha dato e sta dando ottima prova in questa direzione, offrendo così ai suoi interlocutori aspettative di grande affidabilità.

Ma la politica non è soltanto questo. Già Guicciardini ci avvertiva sulla importanza della cura del “particulare“. E oggi di particulari irrisolti ce ne sono molti. Per esempio, c’è quello della maggioranza che sostiene l’attuale governo: Per alcuni è una maggioranza di unità nazionale (alla opposizione ci sarebbe solo il partito della Meloni). Per altri (tra i quali il sottoscritto) una sorta di armata Brancaleone, per fortuna coordinata dal un presidente del Consiglio che Brancaleone non è, al quale questi partiti hanno affidato più per pigrizia e un po’ per furbizia (al tavolo di chi comanda comunque conviene esserci) il compito di farci superare la pandemia e di farci fare bella figura con l’Europa. A sua volta Draghi si sente così autorizzato ad aggirare gli ostacoli della figura, magari in nome del fatto che legge Zan, accoglienza dei migranti e politica dell’emigrazione e persino le sparate fasciste di un sottosegretario della Lega, riguardano più il Parlamento che il Governo.

E sembra sia lo stesso per quanto riguarda la legge elettorale e i richiami in tal senso della Corte Costituzionale. Per carità, questo è un governo che agisce in stato di necessità e urgenza. Ma non credo sia una cosa buona dare alle forze politiche che dovrebbero sostenerlo l’ impressione di poter dire tutto e il contrario di tutto, perchè alla fine c’è un “premier” che provvede. Anche perchè la nostra Costituzione non prevede alcun premierato, ma un presidente del Consiglio che è un primus inter pares con compiti di indirizzo coordinamento verso i ministri e quindi della maggioranza che li sostiene.

E qui vengono due questioni ineludibili nelle quali potrebbe essere la politica a chiamare in causa prima di tutti. La prima è una scadenza: la prossima elezione del successore di Mattarella al Quirinale (siamo ormai in semestre bianco), la seconda è con quale legge andremo a votare alle prossime elezioni politiche che, non sono lontane, anche se come è probabile si arriverà alla scadenza naturale della Legislatura.

Partiamo dalla elezione del presidente della Repubblica. Prima di tutto vorrei ricordare che questa scadenza istituzionale è stata, salvo rarissime eccezioni (per esempio Cossiga e lo stesso Mattarella), più volte occasione di durissimi scontri politici (tra i partiti e nei partiti): Segni, Saragat, Leone, Scalfaro per esempio. Scontri che tuttavia non hanno avuto (almeno nel breve periodo) conseguenza sulle maggioranze politiche del tempo. Chissà se tra qualche mese sarà ancora una volta così? Le forze politiche di oggi sono molto diverse da quelle del passato.

Ma stiamo ai fatti. Anche in questi giorni si discute soprattutto su una ipotesi: Mattarella potrebbe essere rieletto per consentire a Draghi di fare almeno fino al termine della Legislatura il capo dello Stato. La solita storia dei soldi dell’Europa da spendere. E’ un’ ipotesi che non mi convince e bene ha fatto il presidente Mattarella a dirsi sinora indisponibile. Non mi convince per diversi motivi teorici e pratici. Un settennato è un periodo lungo, il nostro non è un sistema dichiaratamente presidenziale ma il presidente della Repubblica è stato sempre un punto di equilibrio fondamentale del nostro sistema politico. E credo che nella pratica questo prolungamento non abbia dato buoni risultati. Napolitano è stato un ottimo presidente della Repubblica nel suo difficile e tormentato settennato e quel prolungamento che lui non aveva né cercato né voluto dopo l’incapacità di partiti e Parlamento di scegliere un succcessore, néa lui, né alla politica. E poi mi sembra singolare l’idea per la quale Draghi debba rinunciare alla massima carica istituziuonale, perchè in altri ruoli impegnato. Comunque, anche qui prima di tutto sarà lo stesso Draghi e a decidere. Consiglierei a tutti gli osservatori e i protagonisti a guardare più alla maggioranza parlamentare che si realizzerà che al nome di chi sarà candidato e probabilmente eletto.

Ultima questione la legge elettorale. L’Italia si trova praticamente senza un sistema elettorale convincente. Nelle ultime occasioni abbiamo votato con sistemi tutti succedanei e tutti peggiorativi del Porcellum. Sistemi basati su abnormi premi di maggioranza che in teoria avrebbero dovuto favorire la governabilità e invece sono serviti soltanto a formare maggioranze abnormi che intascato il premio di maggioranza si sono divise già il giorno dopo il risultato elettorale. Ricordiamo come è nato il Conte 1? Salvini preferì allearsi con i Cinquestelle (primo partito) e mandò a gambe all’aria l’alleanza con Berlusconi e Meloni con i quali aveva diviso il premio elettorale.

Credo sia ormai tempo di ripristinare una buon sistema proporzionale. E di questo ci si dovrà occupare da subito. Anche in occasione delle scelte per il nuovo inquilino del Quirinale che dovrà poi dare l’incarico per il prossimo Governo. E qui vorrei ricordare che Mattarella, che sin qui ha detto di non voler essere confermato al Quirinale è un ex giudice costituzionale, un eccellente costituzionalista che si è occupato (e bene) di leggi elettorali. Potrebbe anche farlo da palazzo Chigi, se altri (il futuro capo dello Stato) gli affidasse l’incarico. Tempo di staffette non soltanto olimpiche? Per ora solo una suggestione di fine estate. Poi si vedrà. Sperando che torni la politica con i partiti veri. Per ora non ci siamo.

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