Enrico Rossi: per un partito del lavoro e un centrosinistra forte
Credo che allo stato attuale la possibilità di uno spazio per la sinistra ci sia e sia abbastanza ampio, anzi sono convinto che sia destinato anche ad aprirsi nel prossimo futuro. La decisione del gruppo consiliare di Roma del Movimento 5 Stelle di votare per intitolare una strada al fascista, fucilatore Almirante ha coinciso con la ricorrenza della fucilazione di 83 lavoratori, nelle miniere di Massa Marittima, in seguito ad un ordine emesso a firma Giorgio Almirante. C’è un popolo di sinistra che identifica il Movimento 5 Stelle come un movimento che, non a caso, si trova insieme a questi neo-fascisti della Lega, i quali stanno trascinando l’Italia allo stesso livello dei paesi del gruppo di Visegrad, sostanzialmente neoiliberista per quanto riguarda le politiche economiche, populista per quanto riguarda l’immigrazione e il resto. E’ un combinato che in Europa si mescola bene. il liberismo che si dimostrerà come l’altra faccia del populismo e sarà il principale alleato del populismo neofascista. Questo sentimento, secondo me, comincia a essere diffuso in tante parti del popolo della sinistra. Noi bisogna coglierlo e bisogna lavorare e anche capire dentro il Movimento 5 Stelle le contraddizioni. Io non dico che questo movimento, che contiene al suo interno tutti i germi del diciannovismo, non abbia anche al proprio interno competenze e sensibilità sociali, ma i tanti voti presi derivano anche dal fatto che noi abbiamo lasciato il campo libero dal presidiare la tutela dei lavoratori a queste forze avventuristiche e diciannovistiche.
La storia serve anche a fare dei paragoni. Anche nel PD c’è un contraccolpo. Io credo che nel PD Renzi sia ancora forte, ma anche lì qualche preoccupazione sulle politiche fatte finora comincia ad esserci. E anche lì c’è un popolo che cerca riferimenti, un riscatto, una via d’uscita, che attualmente mi pare invece che il PD con i suoi gruppi dirigenti non stia dando. […] Il caso Roma da questo punto di vista è emblematico. Penso che sarebbe interessante anche oggi uscire con una presa di posizione su questa vicenda di Roma. Noi abbiamo un grande tema che riguarda il governo del territorio. […] L’urbanistica contrattata fra speculatori, affaristi, mediatori, politici senza scrupoli è il terreno su cui prevalgono gli interessi privati anziché quelli generali dei cittadini e delle istituzioni pubbliche, che hanno il dovere di discutere. E qui va messa una considerazione sulla sindaca Raggi: tu devi discuterne in Consiglio, non delegare. Se no che sindaco sei, che politico sei? […] La sinistra, se ha un programma, deve dire: la sanità pubblica, la scuola pubblica e il regime dei suoli […]. Credo che se noi rientriamo su questa partita, riusciremo a rimetterci in sintonia con una parte importante del mondo della cultura urbanistica. Lo stesso assessore Berdini aveva creduto che i 5 Stelle avrebbero potuto schierarsi con una gestione del territorio diversa. […] Vedo grandi spazi anche qui per un’iniziativa nostra. […]
Rimango dentro questo percorso fino in fondo. Secondo me bisogna stare attenti a questo mondo che si muove, a non dare l’idea che noi ci ritiriamo. Perché se diamo questa idea, tutti i giorni perdiamo qualcuno. Ve la dico francamente: di generali sconfitti non abbiamo bisogno. Grasso doveva dire: “Scusate siamo al 3%, vado in parlamento faccio quello che volete, sono a disposizione”, ma mica Pietro Grasso può essere il capo dell’operazione. Noi vogliamo essere nuovi, con chi ci ha portato al 3,4%? Non è certo colpa sua, ma il capo era lui. Guardate che se questo è il punto noi non andiamo da nessuna parte. O si mette in campo qualche volto nuovo, qualcuno che venga anche dalla società e non diamo l’idea che la nostra è solo un’operazione di ceto politico – perché questo è anche l’altro aspetto – oppure andiamo all’1,5% e non ci salutano più nemmeno. Io vivo in Toscana, mi pare così, a parte quei gruppi di compagni che resistono che sono forti, combattenti, che vogliono tenere il punto. Noi abbiamo bisogno di allargarci. Poi, chiedo: noi ci dobbiamo chiamare proprio Leu? Perché, poi, in politica contano anche i messaggi. Io ho dei dubbi. Noi dobbiamo invece fare un percorso per costruire un grande partito di sinistra e del lavoro. Perché se abbiamo l’idea di fare Leu ci si rinchiude in un angolo. […]
Non sono contrario all’ipotesi di organizzare per non disperdere una piccola forza come noi siamo, ma dobbiamo avere questo carattere di apertura massima, perché altrimenti diamo l’idea di restringerci. Dare, quindi, l’idea di un percorso che porti a qualcosa, che fra tre anni ci stia. Vengo da un grande partito come tutti voi, sappiamo che nei grandi partiti c’è anche l’articolazione delle posizioni. Ma guai a noi dare l’idea di ceti politici che si sommano. Perché un altro conto sarebbe stato iniziare un percorso che poteva durare sei mesi, apriamo una costituente veramente aperta, dismettendo le nostre bandiere – non l’abbiamo fatto per tante ragioni. E un conto, invece, è fare un lavoro su due organizzazioni, una che tentenna, perché non sappiamo ancora come sarà l’esito delle sue consultazioni interne, e poi ci organizziamo un po’ anche noi e ci mettiamo insieme. Bisogna provare a dare l’idea che facciamo un percorso diverso. I messaggi non sono banali. Il leader di questo percorso, per quello che riguarda noi, per me deve essere Roberto (Speranza). E noi a questo percorso dobbiamo andarci in modo coerente con le nostre idee […].
Il dialogo a sinistra bisogna promuoverlo, non chiuderci da una parte. Va promosso in tutte le città e in tutte le situazioni il dialogo con coloro che a sinistra sono disposti a discutere con noi su cosa fare, a cui dire: “Noi ci siamo messi in cammino su questa strada, voi siete ancora tentennanti. Volete fare battaglia nel PD. Come pensate di uscirne? Ma la strategia è la stessa. Perché noi vogliamo costruire un grande centro-sinistra con un polo di sinistra forte che combatta e spinga all’opposizione questi neo-fascisti che ci governano”. Questo è il punto. E se abbiamo la stessa strategia e se pensiamo che se si debba partire da una svolta sui contenuti economici e sociali, tu compagno con cui sono stato fino a ieri seduto nello stesso banco in parlamento o nella stessa sezione, bisogna che si parli, io e te, bisogna dialogare. E noi non siamo stati così coerenti per le elezioni amministrative, in Toscana ho sentito dei no, dei sì, dei ma, dei però. Attenzione, perché così ci condanniamo a una posizione minoritaria, ininfluente. E non costruiremo certo un grande partito socialista, del lavoro, della sinistra di cui si sente il bisogno.
Anche sull’Europa penso che bisogna avere posizioni chiare e se facciamo questa conferenza deve servire a questo. L’Europa così com’è non va, ma non mi venite a dire che bisogna combattere il sovranismo con il sovranismo. Perché se combatti il sovranismo con il sovranismo m’iscrivo alla Lega e faccio prima.
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L’intervento di Enrico Rossi all’assemblea dei gruppi dirigenti di Articolo 1 Mdp (Sabato 15 Giugno, Roma)