Bandiera nazista

“Mi guardo intorno e vedo quella bandiera nazista …”

Voglio abbandonare per un attimo la pura retorica, i toni moralistici e perentori per capire con l’umanità di un ragazzo ciò che mi sta succedendo intorno.
Io ho 20 anni, studio Scienze Politiche e mi piace porre domande, vivo a Firenze e amo la storia della mia città. So che “Firenze si è liberata da sola”, questa frase mi sarà stata ripetuta un centinaio di volte in casa, ma prima di capire cosa si intendesse realmente sono dovuti passare anni, anni in cui ho studiato e vissuto i tessuti sociali della mia città.
So che Firenze è città medaglia d’oro per la resistenza e che di un certo passato se ne sente parlare soltanto nei circoli o nelle sezioni dell’ANPI.
Nelle scuole, nei programmi scolastici si affrontano solo raramente i contesti storici della Resistenza e del Dopoguerra, un ragazzo o una ragazza raggiunge la maggiore età e si diploma senza aver minimamente studiato, se non per interesse personale, la storia del secondo dopo guerra del proprio paese: Aldo Moro e lo stragismo nero e rosso, Berlinguer e il compromesso storico, De Gasperi, Craxi e Andreotti e il Pentapartito sono soltanto nomi sentiti per caso, se sentiti.
Io, studente, raggiungo la maggiore età, mi diplomo, posso guidare la macchina e bere alcolici, divento a tutti gli effetti un cittadino che gode di diritto di elettorato attivo e passivo ma non conosco quasi niente della storia del mio paese.
Si dice che la storia sia ciclica e che si presenti sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. Ma se la storia non è conosciuta, studiata e soprattutto insegnata non si ripeterà soltanto due volte e comunque mai sotto forma di farsa ma sempre di tragedia.

La bandiera esposta in una caserma dei carabinieri di Firenze inneggia a movimenti neo-fascisti, non è un gioco o un’esagerazione e neanche uno scherzo, è un dato di fatto: quel simbolo ha un suo senso e un suo valore.
L’evento è stato tacciato come un segnale di un “problema di natura disciplinare e culturale” e non come un atto illegale; ciò è sicuramente vero, c’è assolutamente un problema di natura culturale, ma non soltanto. L’evento è prima di tutto un’azione illegale e come tale deve essere trattata, l’apologia del fascismo è un reato, previsto dalla legge (art 4 della legge 20 giugno 1952, n. 645, anche detta legge Scelba). Il fatto che nell’immaginario comune azioni del genere vengano sminuite e minimizzate è segno di quanto la realtà ci sfugga di mano in maniera impercettibile. Non notare in questa dinamica qualcuno che “pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche” e, quindi, le caratteristiche per l’applicazione della sanzione previste dalla legge 645/1952, mi sembra davvero molto complicato.

Vivo la mia città, vivo con i miei coetanei nelle Università e nelle piazze ed io come tanti altri ragazzi e ragazze della mia generazione necessito di una risposta da parte delle istituzioni che non si limiti alla sola denuncia dei fatti, solidarietà verso i colpiti o presa di distanza dagli avvenimenti.
Vogliamo un segnale che sia allo stesso tempo fonte di forte contrapposizione a questi eventi e rilancio degli ideali e dei valori propri dell’Antifascismo, valori sui quali la nostra Repubblica e la nostra Costituzione hanno gettato le proprie radici, un segnale capace cioè di punire e nella punizione educare.
Siamo qui, siamo in molti, e vogliamo una risposta netta da parte della Politica.
Forse semplicemente giustizia.

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