A Genova, in quell’enorme padiglione della Fiera allestito a luogo del funerale di una parte delle vittime della strage del ponte (un’altra e cospicua parte delle famiglie ha rifiutato i “funerali di Stato“: una decisione che non sempre si spiega con il desiderio di piangere i propri morti nel luogo della loro vita e dove sono – dov’erano – i loro affetti; e perciò un altro argomento sul quale riflettere: il rifiuto dello Stato e dei suoi riti che hanno l’aria di “spettacoli“, di tardivo recupero di attenzione verso i cittadini, di una “vicinanza” che dovrebbe invece manifestarsi attivamente durante la loro vita, e non in occasione della morte), in quella circostanza di raccoglimento doloroso ci sono tuttavia state delle manifestazioni (oltre alle dimostrazioni di stima verso il Presidente Mattarella, del quale veniva colta la profonda commozione, e verso i Vigili del Fuoco per la loro dedizione, generosamente prestata in circostanze spesso pericolose per la loro stessa vita) di vera e propria politica, di sentimenti politici: gli applausi scroscianti a Salvini e Di Maio (in misura minore verso il Presidente Conte) ed i fischi, quasi una “cacciata” dal Tempio, all’attuale segretario del Pd Maurizio Martina ed all’ex Ministro della Difesa dei Governi Renzi e Gentiloni, la genovese Roberta Pinotti.

Perfino in una circostanza così mesta, dunque, si è manifestato quel sentimento che in molte altre occasioni ha trovato sfogo e che deve essere detto per nome, senza perifrasi: da una parte – una quota non trascurabile – del popolo viene nutrito un sentimento di rancore profondo, se non di vero e proprio odio, verso il Pd. Su entrambe quelle manifestazioni, così dissonanti fra loro e perciò così significative per il contrasto che ne risulta, occorre interrogarsi. Su quanto, in particolare, è stato riservato ai due esponenti del Pd (in quanto tali: non tanto, o non solo, come persone), e che si è verificato in modo analogo in molte altre occasioni, è opportuno che svolgano attente riflessioni, ma dicendo una volta per sempre pane al pane e vino al vino, senza riguardi per nessuno e senza ipocrisie o giri di parole, in special modo coloro che ancora si riconoscono in quel partito o che comunque non vogliono che esso subisca una sorte che potrebbe essere catastrofica negli esiti. Se ancora è possibile.

Foto in evidenza: Genova, i funerali delle vittime del crollo del viadotto Morandi

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