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Rossi: «Superare Pd e Leu, serve nuovo partito. E un programma di radicale cambiamento»

«Le chiacchiere sulla fine della dicotomia destra-sinistra termineranno il giorno in cui si formerà un governo M5s-Lega, con l’appoggio esterno di Fi e qualche ministro di area berlusconiana. Renzi sarà allora ancor più attratto dall’ipotesi di fare il capo di una forza politica ciudadanos-macroniana. A quel punto la sinistra dovrebbe davvero ricostruirsi, superando il Pd e Leu, unendosi e dando vita ad un nuovo partito ispirato agli ideali del socialismo e della dottrina sociale cristiana, con un programma di radicale cambiamento della realtà del Paese».

A scriverlo, in un lungo intervento su Huffpost Italia, è Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed esponente di Liberi e Uguali.

«Da anni – scrive Rossi – il PD ha sostanzialmente fatto su tutti i temi politiche di rigore antipopolari e di destra. Questa è la ragione della frattura tra la sinistra e i ceti popolari, ma anche la ragione della sconfitta di Leu che non è stato credibile perché troppo tardi ha tentato di costruire una alternativa».

«Ricostruire non sarà facile – confessa il presidente – ma certamente è possibile». E per farlo occorre, oltre a un «partito organizzato», un «programma veramente di sinistra»:

ricostruzione di un sistema di diritti per i lavoratori, articolo 18, eliminazione del Jobs Act e lotta alla precarietà;

creazione di lavoro sia attraverso investimenti nelle infrastrutture e nell’assetto idrogeologico e nella rigenerazione e manutenzione delle città, sia attraverso piani pubblici per il lavoro nei settori dell’assistenza agli anziani e della conservazione e valorizzazione dei beni culturali;

rifinanziamento della sanità pubblica ed eliminazione dei superticket e delle liste d’attesa anche riformando la libera professione e pagando adeguatamente gli operatori sanitari;

rifinanziamento della scuola e dell’università, pagando meglio gli insegnanti e allargando gli spazi per la formazione di tutti, distribuendo almeno il 50 per cento delle borse di studio agli studenti universitari;

costruzione di una politica attiva per il lavoro con almeno cinquantamila assunzioni nei centri per impiego;

finanziare completamente il reddito di inclusione o meglio il reddito minimo già istituito;

riaprire in modo selezionato e mirato alle assunzioni nella pubblica amministrazione;

attenuare gli effetti della Fornero anche toccando le pensioni d’oro;

avviare una politica industriale che prevedere alcuni settori in cui la presenza dello Stato deve essere garantita, come ad esempio la siderurgia e i grandi servizi logistici e della mobilità. Togliere incentivi a pioggia alle imprese e investire in ricerca pubblica e privata;

attuare con tempi adeguati una politica per far tornare l’acqua pubblica e investire in questa risorsa;

approvare la legge Bonino per regolarizzare gli immigrati e lo ius soli.

«Un programma di sinistra che costa molto – scrive ancora Rossima nemmeno paragonabile alle balle che abbiamo sentito in campagna elettorale come il reddito di cittadinanza o l’eliminazione della Fornero o la flat tax o la deportazione di 600.000 immigrati. Qui le cifre viaggiano su diverse centinaia di miliardi».

E dove si troverebbero le risorse per questo programma progressista? Per Rossi occorre una vera lotta all’evasione, una patrimoniale che tenga conto delle ricchezze e dei redditi, oltre all’eliminazione di bonus e prebende. Insomma, un programma per «mettere in condizione il Paese di rimettersi in moto, di avere una crescita adeguata, di dare lavoro a tutti e soprattutto ai giovani, di aiutare chi ha di meno».

Un programma da trattare con l’Europa, «ma non di rottura né di uscita dalla UE», che potrà essere fatto solo da «una sinistra nuova e seria». L’obiettivo? «Reinsediarsi tra i ceti popolari semplicemente perché li tutela e perché guarda ai loro bisogni». Un programma che «farebbe arrabbiare il dieci per cento della popolazione italiana più ricca, quei ceti dove oggi Pd e pure LeU sono insediati e hanno il maggior numero di elettori».

«Quindi la sinistra deve strappare da se stessa per tornare a essere se stessa. Un’operazione difficile – ammette Rossi. Ma se non la farà essa sarà destinata a morte certa in poco tempo. Hic Rhodus, hic salta».

Foto in evidenza: Enrico Rossi

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