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Governo, Enrico Rossi: c’è da temere per la democrazia. Serve sussulto di Pd e LeU

C’è da temere molto per la democrazia, per i nostri conti pubblici e privati, per il nostro ruolo in Europa, per le promesse fasulle che già sfumano e si rinviano.
È il governo della rottura, dell’irresponsabilità e dell’avventurismo.
In sintesi ha assicurato meno tasse per i ricchi, e insieme di aumentare la spesa sanitaria, sociale e pensionistica. Non ha parlato di scuola, di cultura e neppure di IVA e in genere di coperture alle spese. Ha tessuto le lodi della Russia di Putin rimproverando l’Occidente per non aver capito quell’autarchia illiberale e oligarchica. Ha detto di voler costruire più galere e di voler combattere il business dell’accoglienza. Ha avvicinato l’Italia al gruppo Visegrad, seguace di Orban in politica estera.
Ha riconosciuto che tutto questo accade con un contratto che rappresenta una rottura istituzionale.
Ha difeso il populismo rivendicandone il valore. Ha negato l’accusa di razzismo. Non ha fatto nessun riferimento alla lotta di Liberazione e al fondamento antifascista della Repubblica e della Costituzione.
È stato nello stile il discorso di un primo maggiordomo.

Alla sinistra spetta ora il compito di reagire non guardando al centro e a Forza Italia, ma costruendo subito un partito del lavoro, socialista, a difesa della democrazia e con un programma sociale ed economico di trasformazione del Paese, di sviluppo e di inclusione e tutela dei ceti popolari.
Se non c’è un sussulto dentro il PD e in LeU, se tutti noi compagni non ci decidono di fare un partito, oltre LeU e oltre il PD, la sinistra resterà irrilevante e non si vedrà neppure nei titoli di coda.
Se l’opposizione verrà fatta solo da Renzi e da Forza Italia, o anche da una piccolissima sinistra appena rappresentata in Parlamento e nel Paese, significa regalare a questo governo la rappresentanza dei ceti popolari e un’assicurazione sulla vita.

Da un post di Enrico Rossi sulla sua pagina Facebook

Foto in evidenza: Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte

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