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Perché un elettore di sinistra non può votare Bonino

Alla vigilia del voto si rincorrono voci incontrollabili sui sondaggi “segreti” e crescono i dubbi sulla loro affidabilità: l’esperienza del 2013 ci dice che proprio negli ultimi giorni prima del voto si produsse un’ondata di opinione favorevole al M5S. L’interrogativo di queste ore è il seguente: ci saranno anche quest’anno dei significativi spostamenti dell’ultima ora? Non sembra, dal clima che si respira, che quest’anno possano esserci improvvise folate di elettori. Eppure si notano alcune tendenze che potrebbero assumere una certa (relativa) consistenza: una di queste sembra favorire la lista “Più Europa”, promossa da Emma Bonino: questa lista pare rivelarsi come una sorta di “rifugio” per una fascia di elettori che non se la sentono più di votare per il Pd, ma credono in tal modo di dare un “voto utile”, che faccia da argine alla destra. Sono elettori che sembrano cadere nella trappola retorica a cui si stanno dedicando il Pd e alcuni giornali: quella secondo cui il voto a “Liberi e Uguali” è un voto che “favorisce la destra”.

In queste ultime ore di campagna elettorale è bene dedicarsi a contrastare questa tendenza: non mancano gli argomenti, sia quelli legati al sistema elettorale che quelli di merito politico.
Intanto, nonostante il “battage” a favore della Bonino, non è affatto certo che questa lista possa superare la soglia del 3%: è bene ricordare che, in questo caso, questi voti andrebbero direttamente a ingrossare le fila dei deputati renziani (perché tali saranno, in larghissima parte, gli eletti del Pd, dopo la decimazione delle minoranze interne). La lista della Bonino può catalizzare un po’ di consensi nelle aree urbane ma nella profonda provincia italiana è molto meno probabile che questo accada. L’elettore propenso al voto alla Bonino come “messaggio” polemico verso Renzi, deve tener conto di questo “rischio”.
E quanto al “voto utile”, è bene ricordare che questo assurdo sistema elettorale è prevalentemente proporzionale: un voto dato a LeU, semplicemente, contribuisce ad abbassare le percentuali (e i seggi) degli altri partiti. Non si vota per eleggere un sindaco, dove conta avere un voto in più dell’avversario: qui il vero “voto utile” è quello che esprime le proprie più “sincere” preferenze. E quanto ai seggi uninominali: una ragione per punire il PD sta proprio nella scelta (peraltro profondamente stupida e autolesionista) di avere approvato questo assurdo sistema elettorale. I seggi uninominali veramente in bilico non sono molti, e sono concentrati soprattutto al Sud, dove peraltro la partita è tra Cd e M5S: l’argomento del “voto utile”, qui, è un vero boomerang.

Ma valgono soprattutto alcuni essenziali argomenti politici: può un elettore di sinistra votare questa lista? Non basta “usare” il tema dei diritti civili come copertura di una linea di politica economica sostanzialmente subalterna ai dettami del più ortodosso neoliberismo. L’idea di abbattimento del debito pubblico che propone la lista “Più Europa” è micidiale: una cura da cavallo insostenibile socialmente e politicamente. Il tema della riduzione delle insopportabili diseguaglianze economiche è del tutto estraneo a questo impianto liberista. Anche qui: è bene che un elettore di sinistra sappia ben ponderare tutto questo.
Infine, un “sospetto”: la lista “Più Europa” è quella che, manifestamente, sta spendendo di più nella campagna elettorale. Basta vedere gli spot a getto continuo nei megaschermi delle stazioni. In attesa di saperne di più sulle fonti di finanziamento (certamente lecite), si può sollevare un qualche interrogativo sui cosiddetti “poteri forti” e sui loro orientamenti? E’ del tutto evidente che Renzi è stato oramai “mollato”: ora si punta su Gentiloni, o su personalità come la Bonino. Si può certamente discutere nel merito delle scelte politiche di cui sono espressione: ma agli elettori che apprezzano lo stile politico certamente misurato e garbato di Gentiloni, si può rivolgere una semplice domanda: sarebbe emerso sulla scena Gentiloni, se non ci fosse stato il “colpo” dato a Renzi con il referendum (e la successiva “scissione”)? E’ inutile girarci attorno: un voto dato al Pd, oggi, suonerebbe come un premio e un avallo alle scelte della personale strategia di Renzi. Tutto il resto sono chiacchiere. E dunque, anche chi spera ancora che il PD possa liberarsi di Renzi (o che Renziliberi” il PD facendosi il suo partito “macroniano”), ha una sola possibilità: il voto a Liberi e Uguali, il voto a una forza che vuole tenere viva la voce di una vera “sinistra di governo”: espressione dove contano entrambi i termini. Una sinistra che rimanga fedele alla propria storia e alle proprie idee e che sappia pensarsi e concepirsi come una forza responsabile, in grado di incidere e pesare, non settaria né minoritaria. E allora, si è capito: io voto Liberi e Uguali e invito tutti gli amici a farlo.

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