Carlo Notarpietro

Bentornata Sinistra. Andiamo a guardare dove nessuno ha mai guardato

Siamo nel 1984 e i minatori gallesi scioperano contro i tagli di Margaret Thatcher. Questi lavoratori trovano nella loro battaglia un alleato del tutto sorprendente: un gruppo di ragazze e ragazzi gay e lesbiche londinesi pronti a dar loro una mano raccogliendo fondi.
«Thatcher, polizia e stampa di destra, abbiamo gli stessi nemici», dicono i ragazzi omosessuali per convincere i compagni minatori della bontà della loro battaglia, abbattendo le barriere dei preconcetti, e «battersi per i diritti dei gay non serve a niente se non ci si batte per i diritti di tutti».

Nell’immaginare la futura battaglia politica che stiamo mettendo in atto con la lista di Sinistra che parte ufficialmente il 3 dicembre, mi sono venute in mente queste immagini, raccontate in uno splendido film che ho rivisto pochi mesi fa, intitolato “Pride” e che consiglio vivamente di vedere.
Faccio questo riferimento perché sarà fondamentale da qui ai prossimi mesi andare ad occuparsi dei tanti che non ce la stanno facendo e non dei pochi che ce l’hanno fatta, sarà imprescindibile ascoltare e interloquire con la maggioranza silenziosa di questo paese che ha subito drammaticamente gli effetti di questi anni di lunga crisi e che è ormai disperata, sfiduciata e non vede più un orizzonte davanti a se.

Sono stati anni, infatti, in cui la morsa della crisi si è fatta sentire più forte del previsto. Non sono fallite solo le banche e le imprese, ma dietro ogni fallimento finanziario, economico ed industriale c’è la carne viva dei cittadini di questo paese che hanno lottato a testa alta per sopravvivere e andare avanti, mentre riecheggiavano assordanti gli effetti sociali, culturali ed anche umani di una situazione ormai arrivata al limite, con il dissolversi di qualsiasi senso di comunità, l’irrompere di individualismi e isolazionismi, delle paure verso il diverso e il dilaniarsi anche dei rapporti umani e famigliari.
In tutto questo la politica cosa ha fatto? Ha rinnovato la propria classe dirigente? Ha modificato radicalmente l’indirizzo delle scelte economiche e sociali, rimettendo in discussione tutto?
Ha avuto il coraggio di affrontare il nocciolo vero e complesso dei problemi strutturali dell’Italia e dell’Europa? No…ha continuato a tentennare, a galleggiare tirando dritto sulla strada che aveva imboccato prima della crisi, senza pianificare un futuro migliore, senza immaginarsi che da questa crisi saremmo dovuti uscirne completamente rinnovati.

Qui sta la prima grande sfida della lista unitaria di Sinistra: guardare dove nessuno ha mai guardato, vedere dove nessuno ha mai avuto il coraggio o l’immaginazione di vedere, partendo dal presupposto che questa crisi è una manifestazione delle grandi contraddizioni che hanno rappresentato gli assi portanti della costruzione del mondo dell’ultimo secolo. Nella lingua cinese, l’ideogramma della parola crisi coincide con quello di opportunità ed è con questo spirito che dobbiamo immaginarci di costruire un progetto politico che guardi ad un mondo nuovo, dove magari uomini e ambiente possano convivere in maniera equilibrata, dove si possa collaborare tra nazioni senza che la lotta per le risorse porti a sanguinarie guerre, magari con più giustizia e diritti sociali e civili, con nuove forme di democrazia e facendo correre parallelamente innovazione, lavoro.

Sono stati mesi difficili ed appassionanti quelli che abbiamo alle spalle, ma assistendo alle riunioni e alle assemblee territoriali, confrontandomi con l’entusiasmo di tanti compagni ritornati a battersi per qualcosa in cui credono o appassionatisi per la prima volta alla politica e guardando le sale gremite di donne e uomini dico che ce l’abbiamo fatta, ne valeva la pena, abbiamo già vinto una parte della sfida, alla paura e al poco coraggio.
Dico questo portando ovviamente un punto di vista parziale, quello di un giovane meridionale, che ora vive, studia e lavora tra Milano e Roma e che, come tutti i suoi compagni di generazione, ha il cuore nel suo paese di origine e la testa nel mondo, che guarda all’Europa ancora con forte speranza.
Chiedo di ascoltare questa generazione, le loro paure, debolezze e fragilità, la forza delle loro idee e l’impazienza dei loro sogni che molto spesso si traducono in sperimentazioni vincenti ed avvincenti, nel campo della cultura, dell’impresa, dell’innovazione, della rigenerazione urbana, e dell’agricoltura.
Occuparsi dei giovani oggi vuol dire occuparsi dell’economia in generale, del territorio, dei collegamenti nel nostro paese e dal nostro paese all’Europa ed al mediterraneo, vuol dire dare possibilità di concretizzare le proprie aspirazioni liberando le energie con proposte serie, radicali e coraggiose, vuol dire battersi a testa alta per gli Stati Uniti d’Europa mettendo in campo un progetto politico che riscaldi i cuori e accenda le passioni, che dia risposte concrete al malessere sociale.

Per fare tutto questo però c’è bisogno di dire con chiarezza due cose: Da che parte stai e per cosa lotti, offrendo ai cittadini una visione del mondo rinnovata, speranzosa ma veritiera, da qui ai prossimi vent’anni.
Attenzione però, per fare questo non basta trovare un simbolo e un leader! A sinistra abbiamo detto no al leaderismo sfrenato per molto tempo e per tutti questi anni siamo stati spesso succubi di questa impostazione!
Per fare tutto questo c’è bisogno di studiare la modernità attrezzandosi per trasformarla e ogni tentativo di trasformazione dell’oggi ha bisogno di una comprensione della complessità di ciò che abbiamo alle spalle, delle nostre società e di quei modelli economici, sociali e politici che hanno perso la sfida del cambiamento!

Il 3 dicembre si parte finalmente col piede giusto, con coraggio e una strada tracciata.
Ora però dobbiamo innovare e rinnovare, dal punto di vista degli strumenti e del vocabolario. Basta, ad esempio, parlare solo di Lavoro e Democrazia, limitandoci a pronunciare questi termini ma senza dare un risvolto pratico ai tanti cittadini ai quali potrebbero suonare come parole vuote dato il livello di sfiducia e di rabbia. Parliamo di giustizia sociale, di dignità umana e di responsabilità; denunciamo con forza ogni forma di violenza e fascismo, come è accaduto ad Ostia ma non limitiamoci alla semplice denuncia, andiamo a capire da dove deriva il malessere, perché spesso i cittadini poco liberi si rivolgono alla criminalità, risolviamo le condizioni di chi vive in quei luoghi, facendo sentire la presenza dello Stato!
Ed ancora, non perdiamo occasione per ricordare i tanti uomini grazie ai quali oggi i boss della mafia sono in carcere, ma alziamo allo stesso tempo la voce nel presente per una lotta alla mafia senza confine!
Proponiamo una grande operazione di redistribuzione delle ricchezze e dei diritti e allo stesso tempo liberiamo le energie degli imprenditori dinamici e seri.
Apriamo le porte del partito alla generazione dei millennials, per l’elaborazione politica e programmatica, per la comunicazione, sfruttando le competenze e la passione dei giovani di oggi, ragazze e ragazzi con lo sguardo rivolto al futuro e la mano protesa indietro che stringe il testimone di chi ha corso prima di lui.

Così parleremo sempre, in ogni luogo e occasione, sia di democrazia che di lavoro, e lo faremo con le parole e lo sguardo verso il mondo che ha la Sinistra, non facendoci rinchiudere nella demagogia del “voto utile”: sia chiaro, noi e il PD non ci contendiamo più i voti, l’elettorato di Sinistra, già uscito in massa negli ultimi 5 anni, non è più disposto a votare per il PD, noi stiamo quindi offrendo una casa a tutti loro e un’opportunità ai tanti che ormai da tempo hanno “costruito” il partito dell’astensione.
Da oggi in poi basta errori e tentennamenti, abbiamo davanti a noi la responsabilità di offrire un voto diverso e più libero ai cittadini. Da una parte ci sarà il voto di paura, di protesta o di continuità, dall’altra ci dovrà essere il nostro: un voto di cambiamento, un voto di parte, un voto libero e di Sinistra.
Renzi continua a proporre a molti di noi un’alleanza sulla base del nulla se non del fatto che forse è riuscito a vedere la famigerata “mucca nel corridoio” di Bersani e chiede a noi di metterci sottobraccio al suo fianco per correrle frontalmente andando a farci del male. Troppo tardi, onestamente dico no al suicidio, dico di si invece ad una strategia diversa che rimetta in discussione tutto e che ponga nuovi e più grandi temi all’agenda politica di questo paese.

Chiudo riprendendo le parole e le immagini rielaborate splendidamente nel film “Pride”:
Un minatore del Galles che ringraziando gli omosessuali dal palco di una loro manifestazione afferma: «Quando stai combattendo contro un nemico molto più forte di te, scoprire di avere un amico di cui neanche conoscevi l’esistenza è la più bella sensazione del mondo». Così sarà quando inizieremo ad essere di parte, quando inizieremo a parlare dei problemi veri della gente, lanceremo proposte che faranno arricciare il naso a qualcuno ma troveremo tanti compagni di viaggio di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza.
Nel 1985, alla fine della dura ed estenuante battaglia dei minatori e degli omosessuali, il Gay Pride di Londra vide arrivare pullman pieni di minatori che marciarono in testa al corteo a difesa dei diritti dei loro nuovi amici, sotto un unico stendardo raffigurante due mani che si stringono in segno di solidarietà.
Pride non vuol dire solo l’orgoglio omosessuale, vuol dire orgoglio dell’umanità, rispetto per il prossimo, solidarietà.
Se faremo tutto questo potremo dire di aver vinto la sfida e porremo le basi per un progetto lungimirante che andrà al di là delle prossime elezioni politiche.
Bentornata la Sinistra e buon viaggio a tutti coloro che vorranno partecipare.

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