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Da Conte a Cottarelli, ma è partita la corsa al voto da parte di Lega e 5Stelle che accusano Mattarella di aver fatto saltare tutto con il no a Savona

Breve riassunto di una delle più drammatiche giornate della storia della Repubblica. Alle 19 di ieri sera il professor Conte ha sciolto negativamente la riserva con la quale aveva accettato di formare il nuovo Governo. Sulla decisione ha pesato il no del presidente della Repubblica al nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia, dopo che lo stesso professore sardo aveva ribadito in una dichiarazione spiegato di essere “per una Europa diversa più forte ma anche più equa“, senza tuttavia abiurare da quell’ipotetico piano B nel quale, secondo quanto spiegato in alcuni interventi e pubblicazioni, si sarebbe potuta valutare una eventuale uscita dall’euro. Mattarella, in questo caso, si è avvalso così delle prerogative che gli attribuisce la Costituzione all’articolo 92. Il tutto dopo aver tentato ogni possibile mediazione, proponendo al presidente incaricato e alla Lega una ipotesi Giorgetti. Ma su questo punto la Lega è stata irremovibile, e a poco sono serviti anche i tentativi di smussare gli angoli portati avanti da Di Maio.

A questo punto il capo dello Stato ha convocato per la tarda mattinata di oggi al Quirinale il professor Carlo Cottarelli al quale affiderà l’incarico di formare un governo, che, se come è possibile e anzi probabile, non otterrà la fiducia delle Camere, porterà il Paese alle elezioni, quasi certamente all’inizio dell’autunno. Il tutto mentre Lega, Cinquestelle e anche Fratelli d’Italia, oltre a reclamare il voto subito, minacciano il ricorso alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica.

Questo è lo stato delle cose, dinanzi al quale si pongono alcune domande. La prima è se il presidente della Repubblica ha agito correttamente dal punto di vista delle sue prerogative costituzionali? La risposta è certamente sì. Lo stesso Mattarella lo ha rivendicato nella sua accurata ricostruzione fatta ieri sera subito dopo la rinuncia di Conte. Nessuno – ha detto in sostanza – può accusarmi di aver ostacolato il percorso di formazione del governo. Ricordando come in questi lunghi giorni avesse accettato le richieste, anche per l’allungamento dei tempi di lavoro, dei due partiti che mostravano di avere una maggioranza parlamentare. Al tempo stesso però il capo dello Stato aveva preannunciato una particolare attenzione verso alcuni dicasteri, in particolare quelli che avrebbero dovuto presidiare e mantenere i nostri impegni internazionali prima di tutto verso l’Europa. Di qui la decisione (presa “non a cuore leggero”) di avvalersi delle prerogative costituzionali e di bocciare l’ipotesi prospettatagli per il ministero dell’ economia.

L’altra domanda è se la scelta di Mattarella, ineccepibile dal punto di vista costituzionale, sia stata anche la migliore dal punto di vista politico. Qui ogni valutazione è lecita: Perchè se fosse vero che sin dall’inizio la Lega e altri avrebbero puntato allo sbocco di elezioni anticipate, non c’è dubbio che il no a Savona, facilita il raggiungimento di quell’obbiettivo. E soprattutto si capisce fin d’ora che la campagna elettorale della Lega e di altre forze (cosiddette anti sistema) è e sarà durissima. Come dimostrano le invocazioni di impeachment e i minacciosi richiami ad una piazza che, secondo i suoi leader. chiederebbe di andare a Roma a far sentire la propria protesta.

Qualunque possa comunque essere la valutazione politica sulla scelta di Mattarella resta il fatto che la presidenza della Repubblica, e quindi chi al momento la rappresenta, è la massima istituzione di garanzia per la tenuta democratica del Paese. E questo vale soprattutto per quel che resta delle forze politiche di sinistra.

Infine la scelta su Cottarelli. Per una valutazione bisognerà vedere quella che sarà la cornice entro la quale il capo dello Stato collocherà il mandato. Probabilmente in una prospettiva elettorale. Ora se molto lascia intendere che Cottarelli possa essere un nome giusto per rassicurare Europa e mercati, c’è da chiedersi se lo sarà anche per portare alle elezioni un Paese nel quale (e lo hanno evidenziato le elezioni politiche) c’è un enorme problema di rappresentanza democratica, creato dalla legge elettorale attualmente in vigore. E su questo qualcosa andrà fatto al più presto. Prima del voto e anche se il nuovo Esecutivo (sempre più del presidente) non otterrà la fiducia dal Parlamento.

Foto in evidenza: Carlo Cottarelli

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