Ecco Articolo 1: partito del Lavoro e della Costituzione socialista per provare a costruire l’alternativa alla brutta destra
Come sempre prima le notizie. Al Congresso di Bologna (un bel dibattito per un passaggio politico che resta ruvido e non privo di difficoltà) è nato un partito. E’ Articolo 1, un titolo, un simbolo che è un modo per sottolineare il suo ancoraggio al tema del Lavoro, della Costituzione e al socialismo in Italia e in Europa. L’obiettivo, ancora lontano, è quello di costruire un’alternativa a questa brutta destra che non è detto affatto debba finire presto. Un partito per ora piccolo, vecchio, perchè è e sarà un partito vero, ma un partito nuovo perchè molto più avanti nei suoi scopi e nella sua organizzazione rispetto al Pd e ai quasi partiti e non partiti di oggi.
Due giorni di dibattito di alto livello: la bella, sincera relazione di Roberto Speranza che non ha esitato a effettuare una rigorosa analisi degli errori commessi in questi mesi dalla sinistra, e, perchè no, dai fallimenti dei quali sono stati partecipi anche coloro che in queste ore hanno fondato il nuovo partito. Al tempo stesso Speranza non ha taciuto che il risultato sulla auspicata lista unitaria dei partiti che in Italia si richiamano al socialismo europeo è stato tutt’altro che soddisfacente e molto lontano dalle aspettative di Articolo 1. Le distanze con il Pd di Zingaretti si sono “accorciate“, ma non si sono affatto “azzerate“. Per questo la necessità di mettere in campo la nuova forza politica. La quale inizia il suo percorso con una generosa decisione unilaterale: quella di non dividere il campo italiano dei partiti del socialismo europeo e di sostenere quindi la lista a guida Pd nella quale è auspicabile anche altri siano impegnati nella stessa direzione. Naturalmente non nascondendo la propria delusione, in alcuni casi al limite dell’indignazione, per come è stato scelto e presentato sbrigativamente il centro.
Ora sarà da vedere se e quanto alla decisione unilaterale di Articolo 1 corrisponderà da parte del Pd e del suo nuovo gruppo dirigente un’attenzione e corrispondenza “bilaterale“, sollecitata senza mezzi termini nel suoi intervento congressuale da Massimo D’Alema a quello che è un gesto di grande rispetto soprattutto nei confronti del socialismo europeo. In corrispondenza con quanto sta accadendo nel Regno Unito, in Spagna e in Portogallo. C’ è da augurarsi che in questa prospettiva si collochi anche la piccola formazione (molto evidenziata nel simbolo) che sinora ha mostrato di essere particolarmente sensibile a suggestioni tecnocratiche e centriste. Tenendo ben presente che non basta scrivere su un simbolo: “siamo europei” per provare a cambiare l’Europa sulla base di importanti storie e documenti di ieri (il Manifesto di Ventotene) e di oggi (le iniziative di Stiglitz e di Pikkety). Senza dimenticare che, come ha osservato Enrico Rossi, per dire Europa “occorrono proposte concrete e un progetto politico” e non veti.
Ma la sfida di Articolo 1, fortemente ancorata all’europeismo socialista e alla necessità di superare una visione esclusivamente mercatista con una forte immissione dei temi politici, non si ferma all’Europa. In Italia sono alle porte elezioni amministrative e regionali di grande significato. Elezioni che la sinistra e il centrosinistra sono obbligati a non perdere. Un argomento al quale sono sembrati particolarmente sensibili il sindaco di Bologna Virginio Merola e il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonacini, nei loro interventi, tutt’altro che rituali di saluto al Congresso. E qui ha ragione Bersani: l’impegno di Articolo 1 dovrà essere quello di costruire l’alternativa, a partire dalle regioni e dei comuni,a questa destra che ormai comincia a insediarsi anche nei territori perchè più che populista è popolare. Ecco la sinistra per essere alternativa a costoro deve tornare ad essere popolare. Per ora non lo sta facendo o lo sta facendo poco. E questo non sarà nè facile nè breve. E, soprattutto, non dipenderà soltanto da Articolo 1. Ed è qui che si misurerà anche la capacità o meno di cambiamento di Nicola Zingaretti.
Infine, Articolo 1 sarà e proverà ad essere il partito della orgogliosa difesa e applicazione della Costituziona italiana. Di qui, e ha fatto bene Alfredo D’Attorre a ricordarlo, l’orgogliosa rivendicazione di essere riusciti nell’occasione referendaria, di esserci trovati con quel 60 per cento e passa che ha bocciato la brutta e complicata anche da punto di vista lessicale , riforma del governo Renzi. E visto che ci siamo, forse sarà anche il caso di tutelare fino in fondo l’articolo 49 della costituzione per il quale sono i partiti e non le piattaforme digitali (vedi Rousseau e 5 Stelle) gli strumenti democratici con i quali i cittadini partecipano alla vita pubblica. Insomma abbiamo dinanzi una strada, non per colpa nostra, scoscesa e in alcuni punti con macerie, ma finalmente ricominciamo a ricostruire. Partendo da un partito, da Articolo 1.
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Foto in evidenza: Bologna, iI tavolo della presidenza del Congresso fondativo di Articolo 1.