Domani l’assemblea nazionale Pd: prove di politica tra tanti tatticismi. E qualcosa si muove a sinistra
Finalmente, dopo una durissima sconfitta alle elezioni politiche del 4 marzo, seguita da altrettanti insuccessi nei turni regionali e amministrativi, si svolgerà domani la più volte rinviata assemblea nazionale del Pd. E la domanda è: si parlerà finalmente di politica? Vale a dire si porrà in modo serio e deciso il problema di come affrontare un quadro generaleche vede al governo del Paese una maggioranza sbilanciata a destra che di più non si può? Oppure ci si limeterà a cercare soluzioni autoconsolatorie del tipo: ora gli italiani finalmente capiranno quanto sono stati bravi i governi del Pd. Oppure (e questa è la ipotesi più pericolosa e forse anche più probabile) prevarranno ancora una volta i tatticismi e i posizionamenti interni e si parlerà prevalentemente della durata e del mandato politico alla probabile segreteria Martina, in attesa che si sviluppi un dibattito congressuale che però potrebbe vedere la sua conclusione con le ennesime elezioni primarie da tenersi magari addirittura dopo le elezioni europee.
In queste ore sui giornali e sui siti che maggiormente sono attenti alle cose del Pd e della sinistra si parla soprattutto della candidatura Zingaretti (una delle poche cose concrete realmente in campo) della durata della segreteria ponte Martina e di chi potrebbe sostenerla, del ruolo di Renzi (a cominciare dal solito: ci sarà o non ci sarà domani). Insomma il vecchio vizio, non soltanto del renzismo e non soltanto del Pd, di mettere al centro del confronto chi deve guidare e non che dobbiamo fare e dove dobbiamo andare, sembra ancora prevalente e rischia di non far partire mai un dibattito più volte annunciato e altrettante volte rinviato.
Qualcosa, però, nella sinistra e nel Pd comincia a muoversi, anche alla periferia del renzismo. Abbiamo detto della candidatura di Zingaretti che le acque ha cominciato a muoverle e in alcuni casi ad agitarle. C’è poi stato un articolo di Elisabetta Gualmini, vicepresidente della regione Emila Romagna e considerata quanto meno alla periferia del renzismo, che senza mezzi termini per spiegare le sconfitte elettorali e politiche ha parlato di “troppo ottimismo, troppa arroganza, troppo di tutto e poco di quello che serviva“. Insomma una chiara e netta presa di distanza da chi come un mantra continua a ripetere che tutto il bene viene dai governi del Pd e tutto il male da chi quei governi ha sempre contrastare. E qui verrebbe da aggiungere che, se così stessero le cose, non si capisce perchè si è arrivati alla vittoria di coloro che hanno dato al Paese questo governo a trazione leghista così fortemente sbilanciato a destra.
A questo punto è chiaro che la risposta, anche quella del Pd, non può esaurirsi nel riaffermare: ora tocca a loro e noi li guarderemo mangiando pop corn. No, non si fa così l’opposizione e soprattutto non si esaurisce la politica in espedienti propagandisti. Qualcuno, e non sono pochi, queste cose nel Pd le comincia a dire e qualcuno sta anche seriamente lavorando per creare nei tempi e nei modi opportuni una alternativa di sinistra o di centrosinistra.
Penso soprattutto a Sinistra anno zero di Peppe Provenzano, con la quale anche Liberi e Uguali che finalmente si fa partito (anche qui in ritardo) ha avviato un proficuo confronto. Al tempo stesso va certamente considerato un segnale positivo la disponbilità di coloro che nel Pd (a comniciare da Martina e a prescindere dalla loro collocazione correntizia interna al partito) hanno manifestato attenzione e disponibilità sui contenuti dei più recenti interventi di Pierluigi Bersani. Tra tante difficoltà comincia a intravedersi qualche spiraglio di luce perchè possa ricominciare un confronto a sinistra. Se si ripartisse dai problemi del lavoro e da qualcosa di socialista non sarebbe male. Domani la parola è nel Pd e al Pd.
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Foto in evidenza: Maurizio Martina e Nicola Zingaretti