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Per ora niente crisi, ma il Governo è più debole, dopo lo smacco di Salvini sui migranti

La domanda da farsi dopo la convulsa giornata di ieri è se il governo reggerà e come al duro smacco che il leader della Lega Matteo Salvini ha subito, soprattutto sul piano dell’immagine, dopo la soluzione positiva della brutta faccenda dei 49 migranti che ieri pomeriggio finalmente sono potuti dopo 17 giorni sbarcare a Malta, grazie all’accordo raggiunto in sede europea e alla disponibilità di altri paesi, Italia compresa, ad accogliere un pur modesto numero di persone. Salvini, peraltro impegnato in una missione in Polonia, per tutto il giorno non ha fatto altro che sbraitare che i nostri porti sono e restano chiusi che lui è contrario ad accogliere chicchessia, non nascondendo il suo sdegnato risentimento verso il presidente del Consiglio Conte, reo di non averlo consultato a sufficienza. Addirittura tornando a Roma dalla Polonia Salvini aveva anche smentito la partecipazione ad un vertice politico di chiarimento, che invece si è tenuto in nottata con la partecipazione dello stesso leader leghista, di Conte e di Luigi Di Maio per i Cinque Stelle.

E allora la risposta alla domanda iniziale è che al momento non ci sarà una crisi di governo, ma questo non vuol dire che non sia accadauto nulla. Anzi tutti gli indizi dicono che l’orizzonte e l’operatività dell’esecutivo gialloverde sembrano destinati a cambiare. Vediamo perchè e come. Innanzitutto c’è stata la rottura di un tabù. Quello per il quale la trazione leghista era tale al punto di consentire, sempre o quasi, l’ultima parola al ministro dell’Interno Salvini. Basta pensare che il leader leghista riuscì addirittura a far ritirare l’adesione italiana al Global compact, solennemente annunciata dal presidente del Consiglio all’Onu. Ma lo stesso è accaduto in tema di manovra economica e persino di provvedimenti di contrasto alla violenza negli stadi di calcio.

Sinora Salvini ha mostrato (anche nella giornata di ieri) di non essere affatto disposto a mettere da parte la sua propensione a svolgere il ruolo dello sbirro cattivo. Anche ieri quando, tutto sommato avrebbe potuto anche far buon viso a cattivo gioco, e magari sostenere che se la situazione della Sea Watch si era sbloccata era perchè la durezza della posizione leghista aveva costretto Malta a far sbarcare i migranti e l’Europa a redistribuirli negli altri Paesi ,mandandone solo una decina sul nostro territorio. E tutto lascia intendere che porti chiusi e via i clandestini dall’Italia continueranno ad essere le parole d’ordine di una prossima campagna elettorale europea. Anche e soprattutto se come ha dimostrato anche la missione in Polonia per Salvini sarà difficile trovare alleanze organiche con le destre del nord Europa.

E così il governo gialloverde ancora una volta cercherà identità e ruolo nel richiamarsi al contratto di governo. Sul quale, comunque, comincia a far sentire il suo peso soprattutto il presidente del Consiglio Conte, il quale esce molto meglio dei due partiti che lo hanno sostenuto finora dalla dura giornata di ieri. Inoltre, con l’avvicinarsi delle elezioni europee, gli interessi dei due contraenti contrattuali (Lega e 5 Stelle) potrebbero cominciare a divergere su punti importanti come il reddito di cittadinanza, la Tav, le trivelle pugliesi, le autonomie delle regioni del Nord e altro. Senza dimenticare i ricorsi delle Regioni alla Corte Costituzionale, la quale già nelle prossime ore dovrebbe anche pronunciarsi o meno sull’ammissibilità del ricorso del Pd presentato dopo le convulse vicende che hanno accompagnato una sbrigativa approvazione della manovra di bilancio.

Insomma le scadenze politiche impegnative non mancano. E potrebbero anche fornire occasione alla sinistra di tornare a far sentire la propria voce, il proprio peso politico. Anche senza attendere che si compia il Congresso del Pd.

Foto in evidenza: Matteo Salvini, Giuseppe Conte e la nave Sea-Watch

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