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In Abruzzo la Lega vince, il centrodestra al 48%. Crollano i 5 Stelle, sorpassati dal Centrosinistra di Legnini. Un voto che non rafforza il Governo

Marco Marsilio di Fratelli d’Italia sarà il nuovo presidente della regione Abruzzo. Grazie al risultato del Centrodestra che ha sfiorato complessivamente il 50 per cento (48%), e nel quale spicca il risultato della Lega al di sopra del 25 per cento, ormai nettamente oltre i voti messi insieme da Forza Italia. Il movimento dei 5Stelle invece registra un vero e proprio crollo, dimezzando i voti delle politiche che lo avevano al primo posto attorno al 40 per cento. Incoraggiante il risultato del centrosinistra (31.3%) che si è presentato unito e che, grazie alle liste civiche, ha superato il movimento grillino, nonostante il non esaltante risultato del Pd.

Non c’è dubbio che l’aspetto politico più significativo, e per quanto ci riguarda più preoccupante, è il fatto che la Lega abbia ormai sfondato anche nel Mezzogiorno. La domanda è se questo risultato rafforzi o meno il governo gialloverde. Io credo di no. Non c’è dubbio che la netta sconfitta del Movimento cinquestelle (un Di Battista non fa primavera e non basta a dare una spolverata di sinistra ad una forza politica sempre più in balia dell’alleato di destra) è destinata ad accrescere le tensioni all’interno della maggioranza. Al tempo stesso però Salvini, e lo ha già lasciato intendere, farà di tutto per evitare bruschi scossoni nei rapporti con l’alleato di governo. Lasciando così che quella di centro-destra sia una coalizione che funziona soprattutto a livello locale. In fondo il sostegno grillino servirà a Salvini soprattutto per uscire indenne dal voto del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti sulla vicenda della nave Diciotti. Del resto il risultato di Forza Italia anche questa volta non è brillante e quello del partito di Berlusconi è sempre più un ruolo ancillare nei confronti della leadership leghista di quel che resta della coalizione delle scorse elezioni politiche.

A questo punto bisognerà vedere come reagiranno i grillini a questa evidente “debacle“. Le strade sono due: la difficile ricerca di un ritorno alle origini, mettendo a rischio però la propria presenza nell’esecutivo. O, invece, tutelare soprattutto la propria permanenza dell’esecutivo, accontentandosi di esaltare i risultati ottenuti (?) sul reddito di cittadinanza, e magari irrigidendosi ora sul no alla Tav, ora sugli scomposti attacchi alla Banca d’Italia e all’Europa, che peraltro non sembrano dispiacere troppo all’alleato Salvini. Io credo che sarà scelta questa seconda strada.

Infine il risultato della sinistra. La coalizione di Legnini si è collocata attorno al 30 per cento. Non è poco, visti i precedenti. Ma non basta ad offrire una solida alternativa politica, neanche nel Mezzogiorno. E poi c’è che questo risultato lo si raggiunge soprattutto con il sostegno di lista civiche. E questo è un segnale positivo. Non lo è invece il modesto risultato del Pd (11,1%) che ancora non ha sciolto tutti i suoi dilemmi congressuali. La strada giusta è certamente quella di serrare le fila del centro-sinistra sulla base di una piattaforma politica forte socialista, democratica antifascista ed europeista e, soprattutto, in grado di collegarsi con le belle indicazioni che sono venute dalla manifestazione di Cgil, Cisl e Uil di sabato scorso.

Foto in evidenza: Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte

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