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John McDonnell: La Gran Bretagna è pronta per un ministro delle Finanze socialista?

Traduzione parziale dell’intervista di Jim Pickard pubblicata su Financial Times con il titolo “John McDonnell interview: is Britain ready for a socialist chancellor?” (2 marzo 2018).

John McDonnell non trova le parole. Rimane seduto in silenzio, l’unico suono è il fischio di una macchina del caffè in fondo alla caffetteria. La pausa dura ancora per un po’, mentre l’uomo che presto potrebbe essere responsabile dell’economia britannica cerca di rispondere alla domanda: “Quali imprenditori consideri degli eroi?”.

[…] Da marxista auto-proclamato – e in passato ammiratore del governo venezuelano – probabilmente è la persona più di sinistra ad avere ricoperto il ruolo di cancelliere ombra.

Nel 2011 è stato registrato, durante un incontro, mentre incoraggiava i lavoratori scontenti a sputare nel tè dei loro capi. Ken Livingstone, ex-sindaco di Londra di sinistra, negli anni ’80 lo licenziò perché era troppo radicale. […]

In quella caffetteria, alla fine arriva una risposta. “Bella domanda, davvero”, dice, lentamente. Un’altra pausa. […] Alla fine le parole escono: “Ci saranno degli imprenditori creativi, ma, andando al sodo, non possono fare nulla a meno che non siano parte di una collettività.” […]

Ultimamente sembra che McDonnell abbia abbracciato un’immagine più pragmatica: beve tè con i gestori patrimoniali e scherza sul calcio con Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra. Il giorno prima della nostra intervista stava incontrando degli imprenditori a Birmingham. La settimana precedente era alla Camera di Commercio di Londra. […] È anche andato a Davos, quest’anno, seppur per mettere in guardia sulla “valanga politica e sociale” destinata a travolgere le élite mondiali.

Quindi chi è il vero McDonnell? Diane Abbott, un’alleata di vecchia data e una parlamentare del Labour, aveva osservato, l’anno scorso: “John McDonnell ha fatto del suo meglio per trasformarsi in un’amichevole figura tipo direttore di banca , che, se lo conosci bene come lo conosco io, è… interessante”.

(Foto: Cian Oba-Smith | Financial Times)

[…] Fino a marzo 2015, John McDonnell, 66 anni, era una nota a piè di pagina della storia. L’uomo dai capelli grigi provò a correre come leader del Labour nel 2007, con la promessa di spezzare la morsa dell’élite del New Labour, ma non riuscì nemmeno a essere candidato. Nel 2010 tentò – e fallì – di nuovo. Prima delle elezioni generali del 2015, aveva avuto un attacco cardiaco e sembrava destinato all’oblio. “Sarei felicemente andato in pensione e sarei stato lì a lamentarmi”, dice. “Ma poi Jeremy ha deciso di candidarsi”.

Oggi, McDonnell cancelliere è una possibilità realistica. Il Labour è testa a testa con i Tory nei sondaggi e la scorsa estate ha conquistato il 40% dei voti – solo 2 punti indietro rispetto al partito di Theresa May. McDonnell è convinto che sia sul punto di fare la storia, se il governo dovesse crollare a causa della Brexit.

“I nostri obiettivi sono socialisti. Questo significa uno spostamento irreversibile di potere dai ricchi in favore dei lavoratori,” spiega. “Quando andremo al governo, tutti andranno al governo”. […]

McDonnell è nato a Liverpool l’8 settembre del 1951. Suo padre era uno scaricatore di porto sindacalmente attivo diventato poi conducente di autobus e sua madre lavorava come donna delle pulizie e poi ai grandi magazzini BHS al bancone dei biscotti. […] Vivevano in una casa con un bagno esterno e una vasca di stagno. “So che suona un po’ da Monty Python… gli studi sociologici adesso dicono che era uno dei peggiori slum di Europa, ma noi lo chiamavamo casa”.

La famiglia si trasferì poi a Great Yarmouth, nella contea di Norfolk, e McDonnell, un ex-chierichetto, fu mandato a Ipswich per studiare da prete. “Scoprii due cose: le fidanzate, quindi il celibato sarebbe stato un problema. La seconda cosa era la politica… sviluppai un diverso sistema di credenze”.

Dopo aver lasciato la scuola a 17 anni, ha fatto una serie di lavori non specializzati, incluso fare turni di 12 ore nell’assemblaggio dei televisori Philips. Ha preso la maturità alle scuole serali e studiato politica alla Brunel University e poi a Birkbeck. Con la sua prima moglie è diventato gestore di un orfanotrofio di Hayes. […] Si è risposato nel 1995 e ha tre figli e cinque nipoti.

McDonnell ha lavorato anche come sindacalista prima di essere eletto nel consiglio della Grande Londra, diventando capo delle finanze a soli 29 anni. […]

Quattro anni dopo è stato mandato via per il tetto sulle tasse imponibili dal consiglio. Al cuore della disputa c’era l’affermazione che McDonnell aveva finto che il tetto imposto dal governo conservatore avrebbe richiesto tagli per 140 milioni di sterline. Livingstone gli disse: “Sembreremo i più grossi cazzo di bugiardi dai tempi di Goebbles”. McDonnell diede a Livingstone del “Kinnock”, ossia del venduto. I due uomini – secondo Livingstone – non si parlarono per un decennio. Buttato fuori dal Municipio, McDonnell co-diresse un controverso quotidiano di sinistra.

Dopo essere diventato parlamentare nel 1997, McDonnell si tenne occupato in vari modi: presiedendo incontri del gruppo contrario all’espansione dell’aeroporto di Heathrow, costituendo un gruppo che riuniva vari sindacati di sinistra e portando avanti una campagna contro l’industria edile, che metteva i lavoratori su una lista nera per le loro posizioni politiche e le loro attività sindacali, arrivando a un accordo per 75 milioni di sterline. Nessuno mette in dubbio la sua etica professionale. Dave Smith, a capo del Blacklist Support Group, dice che spesso incontrava McDonnell ai picchetti alle 6:30 del mattino. “Quando nessun altro era pronto a parlarci, lui era lì… a rappresentare i lavoratori che lottavano per la giustizia”.

Ma è stata l’elezione a leader del Labour di Jeremy Corbyn che ha cambiato le sorti del suo alleato più stretto. La coppia si è incontrata per la prima volta a Londra negli anni ’70. “Siamo andati subito d’accordo”, ricorda McDonnell. Erano soliti andare a una manifestazione e poi da Gabi’s, un caffè vicino a Trafalgar Square. “Io mangiavo un panino al manzo sotto sale e lui un piatto vegetariano”.

(Foto: Reuters)

McDonnell e Corbyn la pensano allo stesso modo in maniera quasi incredibile: entrambi contrari alla guerra in Iraq, sono stati fra i primi oppositori dello schema della Private-Finance Initiative, erano scettici riguardo all’Unione Europea e hanno lottato per varie cause impopolari. “Non abbiamo mai litigato, non abbiamo mai avuto una discussione… a volte non siamo d’accordo sulla tattica, ma alla fine arriviamo sempre a un accordo”, dice McDonnell. Hanno votato insieme contro la leadership del Labour centinaia di volte.

Quando Corbyn è diventato leader, ha ignorato le richieste di alcuni sindacati alleati di mettere una figura meno divisiva nel ruolo centrale di cancelliere ombra. […]

Sotto Corbyn, il Labour si è spostato decisamente a sinistra, con 400.000 nuovi membri ispirati dal suo impegno senza compromessi per l’uguaglianza, e dalle proposte di eliminare le tasse universitarie e dare più soldi al Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia, nonostante Corbyn sia il simbolo del movimento, McDonnell gioca un ruolo probabilmente più importante nella nuova gestione del Labour. Mentre il leader fa comizi davanti a folle adoranti, McDonnell è più un organizzatore.

Un avido lettore, è ispirato da Gramsci, il marxista italiano convinto che il socialismo avrebbe trionfato infiltrando “scuole, università, chiese e mezzi di comunicazione”. […] McDonnell […] si innervosisce all’idea che è lui il vero organizzatore strategico. “Ho sentito queste stupidaggini. È una totale idiozia perché quando facciamo delle cose, le facciamo insieme. […] Le persone sottovalutano Jeremy… non sottovalutate la sua abilità di prendere decisioni strategiche”.

Nonostante McDonnell abbia senso dell’umorismo, il suo comportamento pubblico cupo – parla con un tono piatto e una traccia di accento scouse – è in contrasto con il fascino di Corbyn da nonno. Non respinge completamente l’idea che è per Corbyn quello che Lennon era per McCartney. “Jeremy è una delle persone più premurose che abbia mai conosciuto… non ama il conflitto, ma è inflessibile nei suoi principi”, dice. “Io, sono un po’ diverso, più che un po’ diverso… sono più diretto e ci completiamo a vicenda per questo”.

Il cosiddetto uomo duro della sinistra sembra una figura più accomodante in questi giorni, che tiene in mano una copia del Financial Times mentre incontra figure eminenti della CBI (Confederation of British Industry), di Whitehall o della BBC. Quando il FT ha richiesto quest’intervista, ha risposto al messaggio avvertendo che “non sarebbe risultato molto interessante”.

(Foto: Hayes people’s history)

[…] In un’intervista del 2006, McDonnell disse che la sua fonte d’ispirazione erano “gli scrittori marxisti fondamentali: Marx, Lenin, Trotsky”. […]

Fino all’estate scorsa, l’asse Corbyn-McDonnell era vista come marginale, dato l’enorme vantaggio dei conservatori nei sondaggi. Ma da quando il Labour ha guadagnato 30 seggi alle elezioni di giugno, e il gabinetto di Theresa May è diventato sempre più diviso sulla Brexit, gli imprenditori hanno iniziato a fare la fila sia per incontrare il cancelliere ombra che per esprimere il proprio scetticismo su di lui. […]

McDonnell insiste che le aziende “guardano al Labour per avere sicurezze” in un mondo incerto. Le sue proposte politiche vanno dal radicale al mainstream, inclusa la nazionalizzazione di alcune aziende di pubblica utilità, tasse più alte per finanziare uno Stato sociale più generoso, miliardi di sterline prese in prestito per investire nelle infrastrutture e la ricollocazione di buona parte della Banca d’Inghilterra a Birmingham. È interessato in modelli alternativi di proprietà e a copiare il modello scandinavo per una migliore ripartizione degli utili con i lavoratori. “Queste idee sono ispirate a Marx? Sono ispirate ai socialisti e, ovviamente, Marx è uno di quei pensatori, assieme a RH Tawney, GDH Cole, William Morris”, dice. […]

McDonnell è convinto che ci sia un altro potenziale terreno comune con le aziende, come soldi extra per la formazione e le infrastrutture. “Non siamo d’accordo sul come, però”, dice un industriale che ha incontrato il cancelliere ombra.

Il manifesto promette 48 miliardi di sterline in più per la spesa annuale, e di trovare i soldi imponendo tasse più alte alle aziende e ai ricchi. Previsti anche 250 miliardi di sterline prese in prestito nell’arco di 10 anni – ma solo per investire nelle infrastrutture.

[…] Richard Barbrook, un sedicente “comunista cibernetico” che consiglia il cancelliere ombra sull’economia digitale, dice che McDonnell vorrebbe essere più radicale del manifesto del 2017, “ma vuole portare con sé altre persone”. McDonnell prova a essere rassicurante: “Abbiamo dichiarato cosa abbiamo intenzione di fare ed è quello”. […]

Mentre cerca di ricalibrare la sua immagine pubblica, McDonnell è stato esortato dai dottori ad “andarci piano”. Ma anche mentre era in ospedale, dopo il suo infarto del 2013, non riusciva a mollare la politica. “Parlavamo della paga per i consulenti e di come gli anestesisti non siano adeguatamente rappresentati in parlamento,” ricorda. “E io dicevo: ‘Ragazzi, dovreste concentrarvi su questo’.”

I colleghi dicono che la sua tabella di marcia è sempre più fitta a causa degli impegni legati al suo collegio, il suo ruolo come cancelliere ombra e il ruolo nel partito: potrebbe avere 70 anni per le prossime elezioni. […]

Il poco tempo libero che ha lo passa con i suoi autori preferiti – che includono Charles Dickens, soprattutto “Casa desolata” – e a guardare il calcio. Roy Bentham, un lavoratore edile di Liverpool messo sulla lista nera, dice che McDonnell spesso visita Anfield: “Le persone arrivano di continuo e gli stringono la mano, gridano il suo nome in coro nel pub… ha passato momenti difficili nel Labour e adesso è al punto di svolta prima di qualcosa di grosso.”

McDonnell prova a passare almeno un fine settimana al mese nel Norfolk. Recentemente ha comprato una barca e ha scoperto solo dopo che era chiamata “La stella del mattino” (che è anche il nome di un quotidiano socialista). “Non conoscevo il nome della barca quando l’ho comprata… ho pensato: nessuno mi crederà”.

(Foto di copertina: John McDonnell con Jeremy Corbyn | Reuters)

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