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Nuovi cantieri, per costruire una sinistra radicata nelle comunità territoriali

La discesa in campo di Pietro Grasso ha contribuito ad allargare l’attenzione e l’interesse di singoli e gruppi che aspirano a costruire, da sinistra, un’alternativa credibile per l’Italia e per l’Europa, in un contesto di crisi la cui radice impone di ripensare in profondità i paradigma del neo-liberismo imperante a livello globale.
Il quadro dell’offerta politica nel centrosinistra in questi anni, in Italia come nel contesto europeo, si è mostrato inefficace ed inadeguata e, comunque, incapace di recuperare il profondo malessere che ha portato l’area dell’astensionismo a raggiungere cifre elevatissime, mentre cresce in maniera progressiva ed esponenziale, la sfiducia delle giovani generazioni, che si rendono sempre più conto dei limiti di uno sviluppo che, da anni, è incapace di produrre occupazione e benessere generalizzato.
La forze del vecchio quadro politico in questi giorni, gareggiano a lanciare proposte, prive di agganci al reale, nell’illusione che i guasti provocati dal modello consumeristico, possano ancora invertire una rotta che ha cancellato il concetto ed il significato di futuro per la gran parte di cittadini.

Il rischio, ieri come oggi, per la sinistra e per le forze progressiste, è di essere risucchiata in una logica di omologazione, se non si mette in campo una visione innovativa delle cause profonde che generano le profonde fratture che attraversano il corpo sociale. Sintonizzarsi con un pensiero di lungo respiro, che affronti radicalmente, le criticità e le responsabilità, di una dirigenza che si ispira ad una logica di equilibri di breve durata, ricostruire le coordinate che ci rimettono in sintonia con i corpi intermedi, troppo frettolosamente considerati un orpello per politiche improvvisate e falsamente decisioniste, radicarsi nelle comunità territoriali di base per ricreare canali comunicativi di fecondo interscambio, sono urgenze e priorità che dovremo assumere, e perseguire con costanza e determinazione.
La sinistra, se vuole essere veramente tale, o innova in profondità il proprio orizzonte valoriale, ridando voce e protagonismo ai cittadini ed alle formazioni intermedie, in aderenza al dettato costituzionale, oppure si auto-consegna ad un ruolo di subalternità che difficilmente riuscirà ad intercettare il dissenso esteso che alimenta sfiducia, ribellismo, acritica assuefazione allo status quo.

Per essere all’altezza delle sfide, interne ed internazionali, che abbiamo difronte dovremo, dobbiamo pazientemente, con mitezza, con lenta e progressiva determinazione, contribuire a creare anticorpi plurali, radicati nelle periferie, sia territoriali che generazionali. Una sinistra non elitaria, non autoreferenziale, non prigioniera di nostalgiche rivincite, ma aperta, plurale, dialogante, in grado di sintonizzarsi, con nuove idee e nuovi linguaggi, con il composito, variegato, globalizzato mondo giovanile senza prospettive, con il mondo dei nuovi lavori senza tutele e, come dirò tra poco, alla tradizionale e nuova classe operaia?

Siamo in tempo in Italia, per evitare di assistere a fenomeni elettorali già visti in altri paesi europei? Già dimenticate le analisi sul voto tedesco? L’affermazione delle destre estreme non solo tra la povera gente e il sottoproletariato urbano? La Fondazione Ebert ci dice che i partiti dell’estrema destra attraggono anche lavoratori sindacalizzati delle industrie. In Sassonia il partito della destra risulta essere il primo partito, il 30%, seguito dalla Merkel con il 27%, il Link con il 17%, la Spd con il 12%.
In Italia, dunque, la Sinistra deve avere la capacità di parlare a chi non si reca alle urne e a chi ha voltato le spalle alla sinistra che non convince, è questa la prima pre-condizione per risalire la china ed invertire le tendenze in atto. Ma, se si riflette di più, deve avere la capacità di recuperare un rapporto con il mondo del lavoro e con le nuove professionalità private dei diritti, sfruttate e mortificate. Non vedo alle nostre assemblee, purtroppo, quei soggetti sociali che invece continuano a riempire le piazze rispondendo agli appelli del sindacato. In altre circostanze ho detto che alle nostre riunioni vedo più dirigenti che popolo. E vedo anche più dirigenti sindacali che lavoratori.

Nella foto: Pietro Grasso presenta il simbolo di Liberi e Uguali

Per far crescere una formazione politica non basta continuare a promuovere incontri tra di noi. Dopo Roma, con Pietro Grasso, non mi pare che le assemblee tematiche svoltesi in diverse città abbiano coinvolte nuove forze e soprattutto quelle forze della cultura, del lavoro, delle imprese, dell’associazionismo democratico con le quali non si può non stabilire un rapporto di reciproco e paritario ascolto e di confronto rendendoli protagonisti, non ospiti occasionali di qualche riunione programmatica.
A Roma abbiamo ascoltato testimonianze importanti, prima di Pietro Grasso. Ma anche per l’associazionismo ed il volontariato sociale dico che non basta la partecipazione isolata delle rappresentanze. Cosi continuiamo a sommare, rappresentanti di sigle significative a dirigenti politici ad esponenti sindacali. Ma la realtà dei mondi rappresentati è molto più viva, articolata, radicata. Si richiede, dunque, uno sforzo in più.
Bisogna aprire e creare occasioni di partecipazione. Bisogna disporsi all’ascolto delle persone che manifestano insoddisfazioni.
Abbiamo argomenti capaci di suscitare interessi diffusi, di emozionare, di risvegliare coscienze.
Certo. Dalla stazione Marittima a Napoli a Fondamenta a Milano abbiamo prodotto sforzi importanti di elaborazione e di proposte.
In campagna elettorale bisogna selezionare i temi e parlare al paese. E tra questi, quello delle alleanze post elettorali sicuramente non è una priorità. Lasciamo stare per il momento il rapporto con Pd e 5Stelle. Prima affermiamo la nostra forza, poi parliamo di altro. Questo sistema elettorale prevede le coalizioni prima del voto. Noi, mi pare, non siamo in alcuna coalizione, oggi.
Perchè preoccuparci con chi stare dopo?
Registro una debole iniziativa politica e di massa, come si diceva una volta.
E troppa enfasi ed attenzione per il quadro politico e per le candidature.
A proposito delle quali sarebbe stato più giusto definire un percorso coinvolgente ed inclusivo.
Non si fanno primarie in assenza di regole. Daccordo.
Non si fanno le parlamentarie “on line”, perché presentano limiti di trasparenza. Daccordo.
Ma un programma di assemblee aperte per garantire la partecipazione di chi non è già Mdp, Si o Possibile perché non si è deciso di promuoverlo?
Nella campagna referendaria abbiamo incontrato persone che non vedo oggi.
Bisogna recuperarle subito e farle sentire parte del progetto.
La Sinistra si afferma se indica un progetto di casa comune per chi ha voglia di impegnarsi e se indica soluzioni per i problemi del paese.
E le soluzioni che proponiamo non possono non avere un chiaro profilo socialista.

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