L’Argine prosegue nella pubblicazione degli interventi e delle lettere che arrivano in redazione. Tutti i dettagli dell’iniziativa #senzasinistra? li trovate qui.
La rottura storica avvenuta il 4 marzo tra il popolo della sinistra e i soggetti politici che ambivano a rappresentarlo è un dato inconfutabile e condiviso. Così come, nelle analisi sulle prospettive della sinistra in Italia, prevale largamente la previsione e la preoccupazione di un processo solo agli inizi che potrebbe portare alla marginalità, se non addirittura alla scomparsa della sinistra dalla scena politica.
I primi segnali sembrano andare tutti in questa direzione. In estrema sintesi:
1) il segretario uscente del PD ha portato il partito a una mutazione genetica con il taglio della radice della sinistra storica italiana. Questo ha avuto come conseguenza l’abbandono elettorale di larghe fasce di “popolo della sinistra” e ha portato a una sconfitta senza precedenti. Oggi Renzi continua a condizionare il PD verso una strategia che probabilmente porterà all’immobilismo o alla rottura del partito.
2) Il fallimento dell’esperienza politica di LEU, e la successiva evidente incapacità dei gruppi dirigenti di superare piccole logiche di piccoli gruppi autoreferenziali per aprire processi nuovi di coinvolgimento e protagonismo dell’ancora ampio popolo della sinistra, sembra chiudere ogni prospettiva di nascita di un soggetto politico della sinistra italiana. Gruppi dirigenti, spesso autoreferenziali, che discutono sulle virgole, che parlano di fare congressi tra mesi o di incontri per trovare intese con gli altri mini partiti e forse, se qualche virgola/trattino non li dividerà, di unificarsi tra qualche anno. Mentre la realtà va rapidamente in altre direzioni senza alcuna capacità di questi gruppi dirigenti (sempre più solo di se stessi) di incidere sulla politica italiana. 3) Siamo davvero di fronte una svolta storica: l’abbandono elettorale di una parte importante del popolo della sinistra, una parte che da sempre rappresentava il suo “zoccolo duro”, segna una rottura di un’appartenenza che, come in ogni grande passione finita, sarà difficile riaccendere e che può mettere in gioco l’esistenza stessa della sinistra italiana.
Per tutto questo io penso che è urgente definire un manifesto di valori della sinistra del terzo millennio sul quale chiamare il popolo della sinistra ad essere protagonista di un processo costituente; è urgente imboccare la via della democrazia per costruire e legittimare dal basso un nuovo Partito della Sinistra italiana e nuovi gruppi dirigenti vista l’incapacità degli attuali gruppi dirigenti di delineare un prospettiva credibile per la sinistra italiana, è urgente la nascita di un nuovo Partito della Sinistra italiana che raccolga l’eredità culturale ed i valori, innovandoli, dei grandi partiti della sinistra italiana. Un partito che faccia politica, non testimonianza, cioè si ponga l’obiettivo di spostare a sinistra l’asse della politica italiana, nel paese e nelle istituzioni.
La sinistra deve saper aprire nel Paese un grande processo democratico che veda, con l’adesione ad un manifesto di valori che connoti la sinistra del terzo millennio, l’avvio della costituzione del nuovo Partito della Sinistra italiana. Un processo che parte dal basso, da coloro che aderiscono al manifesto di valori, con congressi locali, con l’elezione degli organi dirigenti locali e delegati ad un congresso nazionale. Un congresso per tesi cioè un congresso che unisce e discute su idee, programmi e contenuti, che finalmente, in un percorso democratico, ridia voce e poteri al popolo della sinistra e legittimi democraticamente la formazione di nuovi gruppi dirigenti.