Nicola_Zingaretti11

Siamo tattiche, chiacchiere e distintivo

Ho aspettato l’esito dei ballottaggi e il mio umore è uguale a quello immediatamente successivo al voto delle europee: pessimo. Lo dico chiaramente, mantenere Reggio Emilia, Cesena o Prato, riconquistare Livorno (dove, sia detto per inciso, da cinque anni il PD ha smesso di fare il PD) è il minimo sindacale. Capisco che vista l’aria che tira nulla si poteva dare per scontato, ma si fossero perse anche quelle non ci restava che una migrazione di massa in Danimarca con tutte le difficoltà del caso, visto che la sinistra danese in materia di immigrazione è piuttosto selettiva, diciamo. Però, perdere città come Ferrara o Piombino, per non parlare di Forlì, pesa e fa male.

Sinceramente l’ottimismo di Zingaretti pare poco contagioso, il PD e complessivamente il centrosinistra non avanza ed è solo grazie all’inarrestabile retromarcia dei 5 Stelle che si conferma come secondo partito e tanto basta per fargli nuovamente affermare “siamo l’alternativa al centrodestra”. E tirati su le cioccie, direbbero in Toscana e francamente non trovo espressione più elegante per commentare tanta euforia! Anche la Ferrari è l’unica alternativa alla Mercedes in Formula 1 ma, gara di ieri a parte, non si scorge all’orizzonte la possibilità che la rossa sopravanzi la grigia.

Se per Ferrara può valere ancora l’assunto di un PD dilaniato al proprio interno, di una sinistra polverizzata in una miriade di sigle, a Piombino la realtà ci dice qualcosa di diverso. Sarà pur vero, come raccontavano gli operai dell’ex Lucchini ad un inviato di “Repubblica”, di aver pesantemente avvertito l’assenza dei democratici, inteso come partito cittadino, negli anni della crisi e dei vari passaggi di proprietà, ma il governo regionale e quello nazionale (Enrico Rossi e Carlo Calenda) si sono spesi moltissimo per trovare acquirenti seri ed affidabili che non solo garantissero la salvaguardia dei livelli occupazionali, ma si impegnassero in investimenti per migliorare la qualità ambientale dello stabilimento. A quanto pare, i nuovi proprietari indiani della Jindal stanno tenendo fede agli impegni presi. Insomma se un migliaio di famiglie piombinesi riescono ancora a mettere insieme il pranzo con la cena e se la loro salute sarà presumibilmente più protetta, non sarà certo grazie a Salvini ma al centrosinistra. E allora perché quel risultato? Perché il segretario cittadino del PD l’hanno visto meno di Rossi? Ma per favore!

Certo, è vero, Rossi, Zingaretti e, per quanto possa sembrare strano, lo stesso Calenda potrebbero tranquillamente fare un comizio ogni lunedì – per la gioia di D’Alema – davanti ai cancelli di una qualsiasi fabbrica e troverebbero ascolto e rispetto da parte dei lavoratori. Posso personalmente e direttamente testimoniare che in occasione di una vertenza drammatica ed impegnativa come quella della Bekaert di Figline Valdarno, i lavoratori di quella azienda chiarirono immediatamente che Enrico Rossi sarebbe stato il benvenuto ma che a nessun altro del suo partito, il PD, fosse venuto in mente di presentarsi, l’avrebbero scaraventato giù dal palco! Sono assolutamente certo che lo stesso riconoscimento del Presidente della Toscana l’avrebbero tributato all’ex ministro dello Sviluppo Economico, lì come a Taranto. Ma al momento del voto, tutto quel rispetto, il riconoscimento per il lavoro svolto, anche l’empatia a livello umano e personale non si traducono in consensi politici.

Quanto ci vorrà ancora per convincersi che il tempo delle tattiche (allearsi o no con i 5 Stelle?), delle chiacchiere (la sinistra non cresce, arretra come numero di voti) e dell’identità è finito?
Quanto ci vorrà ancora per capire che o la sinistra si rifonda, assumendo valori, programmi e strategie chiari, e si dota di una nuova classe dirigente o nemmeno la deriva dei continenti – sperando che la Toscana si stacchi dalla terraferma – ci salverà?

Qui non si tratta di (ri)rottamare nessuno, ma capire che si deve ripartire dai territori e dalla capacità personale di governo, da chi ha dimostrato di avere intatto un grande consenso personale e politico. Allora se la sinistra deve ripartire da qualcosa, riparta da Zingaretti, da Rossi, da Antonio Decaro, da Gori, da Sala, e si circondino di giovani capaci, appassionati, competenti. I vari Provenzano, Oggionni e tantissimi altri che militano anche in altre formazioni di sinistra. Proprio nella mia città c’è un gruppo di giovanissimi consiglieri (di opposizione, manco a dirlo) pronti per essere classe dirigente, forgiati in una realtà difficilissima come Cerignola. Tutti gli altri fuori dalle balle, per favore. Saranno ancora utili, per carità. Ma assolutamente non indispensabili.

E ci dicano, e dicano, quale Italia immaginano per il futuro, come funzioneranno le istituzioni – o vogliamo lasciare alla destra le riforme istituzionali? – come sosterranno i ceti deboli e le imprese, chi deve pagare di più e chi di meno, come gestire seriamente e lucidamente i flussi migratori.
Occorre chiarezza e coraggio. Occorre rifondarsi.

Foto in evidenza: Il segretario del Pd Ncola Zingaretti

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